Chiudere in bellezza: dolci tipici per San Silvestro.
Il cenone di San Silvestro e, più in generale, il periodo a cavallo tra vecchio e nuovo anno è carico di attese, incertezze, paure ma anche progetti e propositi. Nel corso dei secoli questo momento particolare è stato vissuto con grande intensità, anche sul piano gastronomico.
Come spesso accade per i momenti di incertezza della vita (siano essi dei passaggi a periodi differenti oppure i cambi stagionali o anche i grandi eventi che caratterizzano l'esistenza) sono state elaborate nel tempo numerosissime pratiche e simbologie con lo scopo di esorcizzare ciò che non era certo o, addirittura, sconosciuto.
La cucina ha da sempre avuto un ruolo di rilievo in questa logica. Piatti, materie prime, forme, colori e profumi hanno nei secoli assunto ruoli ben più profondi del semplice nutrimento.
Uno dei cibi più presenti sulle tavole di questo periodo è certamente il torrone. Incontro tra il dolce del miele con la frutta secca: il primo, simbolo della divinità, della sapienza spirituale e di Cristo ma anche dei piaceri carnali e dei giorni di festa nelle culture contadine e rurali; la seconda di rinascita, della Provvidenza, di Cristo ma anche di fecondità e produttività. Significati e messaggi importanti certamente per la vita umana ma anche e soprattutto per il lavoro dei campi e per la buona riuscita delle messi.
I roccocò sono un altro dolce particolarmente presente sulle tavole di fine anno. Una squisitezza napoletana preparata, in generale, per le festività natalizie. Le sue origini si accertano attorno al 1320. Furono le monache del Real Convento della Maddalena a Napoli a prepararli per la prima volta. Possono essere duri o morbidi e vengono preparati con mandorle, farina, zucchero, canditi e pisto napoletano (una miscela di spezie). Il nome deriva dalla loro particolare forma. Secondo la tradizione le famiglie li preparano dall'otto dicembre per tutto il periodo delle feste. Una ricetta apparentemente semplice ma che necessita attenzione nella preparazione e, soprattutto, durante la cottura.
Il pangiallo è il dolce romano che, per eccellenza, si lega alle feste. Anticamente era preparato nel giorno del solstizio d'inverno come propiziatore e simbolo del lento ritorno della luce. Una ricetta molto antica che però oggi, purtroppo, è sempre meno conosciuta perché soppiantata da altre preparazioni. Era già presente nell'antica Roma, come testimonia il famoso gastronomo Apicio. Nei secoli scorsi i suoi ingredienti erano differenti a seconda dell'appartenenza a un ceto sociale rispetto a un altro e, quindi, alle disponibilità economiche: un esempio significativo erano le mandorle, molto costose, che erano sostituite dai ceti poveri con i noccioli secchi di albicocca o altra frutta. Un'abitudine presente in molti territori italiani e di altri Paesi che ha dato origine, tra l'altro, a numerosi dolci con queste materie prime alternative. C'è da precisare che gli ingredienti del pangiallo variano anche in funzione della località in cui è preparato e delle tradizioni delle singole famiglie.
I mustazzoli sono tipici di molte regioni del Sud e possono essere presenti in molte varianti regionali e territoriali. Sono caratterizzati da ingredienti che, per antonomasia, le varie tradizioni popolari associano al buon auspicio e alla fortuna.
I cucciddati sono delle golosità tipiche delle feste natalizie siciliane. Sono biscotti dolci che racchiudono un ripieno che, anche in questo caso, varia in funzione delle tradizioni locali o familiari. Possono infatti contenere, tra i tanti: frutta secca tra cui fichi secchi, zuccata (zucca candita), o confettura di mele cotogne.
Al Nord trionfano invece in alcune località quei dolci che poi saranno presenti anche a Carnevale oppure le tipiche golosità natalizie.
Gusto, tradizioni e profumi per chiudere bene l'anno e iniziare, in tutta dolcezza, quello nuovo. Un patrimonio unico insomma che ci accompagna nello scorrere del tempo ed è l'esempio chiaro del forte legame che ci lega con la tavola e le sue complicate (ma interessantissime) simbologie e sfaccettature culturali.
Commenti
Posta un commento