La Cucina Futurista.


La Cucina Futurista fu un tipo di cucina bizzarro, particolare e fuori dagli schemi. Filippo Tommaso Marinetti, poeta, scrittore e drammaturgo italiano, fondatore del movimento Futurista, aveva come scopo fondante del suo operato rivoluzionare la vita delle persone in ogni suo aspetto, rendendola all'avanguardia e al passo coi tempi attraverso lo scardinamento di abitudini, tradizioni e ideologie considerate da lui addirittura dannose, cucina compresa.
Una vera e propria tavola d'avanguardia, che iniziò il 28 dicembre 1930 quando Marinetti, pubblicò sulla Gazzetta del Popolo di Torino il "Manifesto della Cucina Futurista". Anche nel campo della cucina il movimento aveva come scopo l'abbattimento dei cardini gastronomici fino ad allora conosciuti attraverso l'elaborazione di piatti e ricette che consentissero all'uomo di essere scattante e al passo coi tempi.


(Illustrazione da "La Cucina Futurista"di Filippo Tommaso
Marinetti, Milano, Sonzogno, 1932)


Assoluta importanza ebbe la cena svoltasi il 15 novembre 1930 presso il ristorante milanese "Penna d'oca" al termine della quale Marinetti annunciò il "Manifesto della Cucina Futurista" che venne poi pubblicato su Comoedia, periodico francese edito a Parigi tra il 1907 ed il 1941, il 15 gennaio 1931.
Il precursore della cucina futurista fu però un cuoco francese, Jules Maincave, che già nel 1914 aderì al movimento con desiderio di rinnovamento delle proposte gastronomiche fino ad allora centrate sulla tradizione e da lui considerate monotone. Attraverso il suo "Manifeste de la Cuisine Futuriste" dimostrò come in realtà, a differenza di ciò che si pensa, l'interesse dei futuristi per la cucina non fu tardo ma iniziò prima degli anni Trenta.
Oltre alla nota avversità per la pastasciutta, che venne eliminata e definita "assurda religione gastronomica italiana" e alimento  la cui assunzione genera "fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo", il movimento sostenne anche l'abolizione delle posate (forchetta e coltello), del peso e del volume degli alimenti e della discussione politica a tavola. Una rivoluzione totale, insomma, che andava dalle materie prime alla loro elaborazione al modo di presentarle all'approccio con i cibi.
Al manifesto seguì l'8 marzo 1931  l'inaugurazione della taverna Santopalato a Torino che avvenne con la preparazione di una cena con vivande tipicamente futuriste, ecco l'elenco:

  • Antipasto intuitivo (canestrini ricavati dalla buccia delle arance che contengono bigliettini con motti spiritosi ed altre sorprese)
  • Brodo solare
  • Tuttoriso, con vino e birra
  • Aerovivanda, tattile, con rumori ed odori (il commensale con la mano destra si serve da un piatto contenente un'oliva, un chinotto candito, un quarto di finocchio, con la sinistra accarezza una piccola tavola tattile rettangolare su cui sono incollati ritagli di damasco rosso, velluto nero e carta vetrata. Da una fonte canora celata si dipartono note di musica classica, mentre i camerieri spruzzano sulle nuche dei convitati del profumo)
  • Ultravirile (tra lingue di vitello e gamberi è presentato il corpo di un'aragosta scrostata, ricoperto di zabaione verde, con in testa una corona di creste di pollo)
  • Carneplastico (polpettone di forma fallica, posto verticalmente al centro del piatto, spalmato di miele sulla cima e sostenuto alla base da un anello di salsiccia)
  • Paesaggio alimentare
  • Mare d'Italia
  • Insalata mediterranea
  • Pollofiat (cresta di gallo cucita sul dorso e guarnita di confetti argentati che sembrano metallici)
  • Equatore + Polo Nord (piccoli aeroplani scolpiti nel tartufo e un cono di chiara d'uovo montata e solidificata)
  • Dolcelastico (bignè che ha per coperchio una prugna secca e nasconde la sorpresa di un nastro di liquirizia)
  • Reticolati del Cielo
  • Porcoeccitato per i giornalisti (salame crudo privato della pelle servito in piedi in un piatto contenente caffè espresso caldissimo mescolato con molta acqua di colonia)
Vini Costa, Birra Metzger, Spumanti Gora, Profumi Dory


(Emilio Sommariva, Ritratto di Filippo 
Tommaso Marinetti, intellettuale futurista, 1913)


A cui seguì nel 1932 la pubblicazione del libro "La Cucina Futurista" di Marinetti e Fillìa. 
Va anche detto che i futuristi, in linea con le volontà del Fascismo, si impegnarono a italianizzare molti termini e nomi di piatti che avevano origine straniera, ad esempio: cocktail venne mutato in polibibita, sandwich in tramezzino, dessert in peralzarsi. Inoltre la stravaganza dei piatti proposti e/o ideati si accompagnava anche al fatto che spesso artisti si improvvisavano cuochi e che durante i conviti la cucina era abbinata alle arti come la letteratura e la musica che divenivano, com'è stato visto in precedenza, parti integranti delle proposte gastronomiche. Tutto ciò influenzò letterati e musicisti che elaborarono opere per omaggiare questo nuovo e insolito movimento.
Naturalmente le proposte gastronomiche ebbero vita breve, lo stesso Marinetti venne pizzicato e fotografato da un giornale mentre, seduto a una trattoria, si gustava un piatto di spaghetti.
Stravaganze, proposte, riti e cambiamenti che fanno capire, ancora una volta, come il panorama della cultura gastronomica lungo il tempo sia estremamente complesso e fattori come: politica, arte, letteratura, siano sempre stati dei punti fondamentali nella sua evoluzione. Percorsi a volte poco noti ma assolutamente interessanti e importanti per comprendere la cucina oggi.

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