La cucina dei solstizi: inverno.

 

"In astronomia ciascuno dei due istanti in cui il Sole raggiunge la massima declinazione"


Quella appena esposta è la definizione che il Vocabolario Treccani fornisce per il termine "solstizio". Oltre a questa spiegazione, però, nel corso dei secoli sono fiorite numerosissime pratiche attorno ai due momenti più importanti dell'anno. Essi infatti incarnano e riassumono pienamente gli aspetti salienti della vita: quello di maggior vigoria e, all'opposto, di estremo declino. 

L'uomo ha saputo nel tempo tradurre questo insieme importante di significati in tradizioni e riti che coinvolgono anche il mondo alimentare. La funzione di queste pratiche era fondamentalmente esorcizzare la natura, propiziare abbondanza e, naturalmente, celebrare i vari aspetti della vita.

Protagonista di tutto ciò era il Sole, elemento indispensabile per la vita, la sua crescita e maturazione, ma anche speranza dopo la notte, il riposo, la morte.

Tutto ciò è unito saldamente alla straordinaria capacità generativa della natura e alla sua ciclicità che, soprattutto in passato, andava rispettata e celebrata per potersi così garantire vita, lavoro e sostentamento. Tutti questi aspetti hanno da sempre influenzato l'uomo e le sue prime forme di culto. Riti di propiziazione ma anche espiazione per i danni provocati dall'agricoltura alla madre terra coinvolgevano anche i solstizi.

Aspetti fondamentali che mettono in luce come l'uomo, prima dell'avvento del Cristianesimo, si sentisse una parte della natura e non il dominatore a cui Dio consegnò il creato da soggiogare (secondo un'antica credenza legittimata da un'interpretazione scorretta della Bibbia).




La sapienza contadina ha sempre saputo rapportarsi con rispetto nei confronti della terra, bene anticamente preziosissimo per l'uomo.

Certo è che il solstizio d'inverno è anche il giorno più corto dell'anno, in cui le tenebre sembrano trionfare sulla luce. Anche per questo si diffusero già presso le civiltà antiche feste in onore del Sole o, comunque, delle sue molteplici espressioni simboliche. Gli antichi Romani, per esempio, celebravano il dio Saturno che fu poi assorbito e sostituito dal Natale cristiano. 

Proprio in occasione di questo giorno o, più in generale periodo, le esigenze pratiche di carattere alimentare e agricolo si univano a simbologie estremamente potenti: la macellazione degli animali e la preparazione di prodotti derivanti dalla lavorazione delle loro carni, il maiale soprattutto; conservare quelle materie prime che poi per lungo tempo non potevano più essere disponibili (carne e grasso, per esempio); ridurre il numero di specie da fattoria in una stagione in cui i vari tipi di foraggio non erano disponibili. Al tempo stesso vi erano animali allevati proprio per questo periodo e per le festività in esso contenute: il cappone e le galline costituiscono un esempio significativo di ciò.

Insieme a questi prodotti carnei, esempi di abbondanza, voglia di festeggiare (quando naturalmente era possibile), e simboli potenti della praticità della vita contadina, ci sono anche gli innumerevoli cibi preparati e cotti le cui forme, ingredienti e sapori richiamavano certamente il desiderio e la speranza in un nuovo anno di abbondanza e benessere. La frutta secca è un esempio potente di tutto ciò: concentrato di gusto e nutrimento ma anche prosperità, fortuna, fecondità e, naturalmente, buon auspicio. 

Tutte caratteristiche che sono presenti anche nella frutta che in questo giorno e periodo è portata sulle tavole: le melagrane ma anche i mandarini, questi ultimi doni tanto desiderati dai più piccoli per Natale o in occasione della festa di Santa Lucia (la cui ricorrenza cade vicino al solstizio). Proprio questa santa in alcune aree del Nord Italia ed Europa porta doni e speranze. In molti Paesi inoltre è anche connessa alla luce che ritorna a risplendere grazie ai giorni che si fanno lentamente più lunghi.

Questi aspetti propiziatori che legano il cibo al solstizio d'inverno sono tipici di numerosissimi Paesi del Mondo, sia in Occidente che in Oriente. In Cina, India e Giappone infatti riso e frutta fresca sono cibi fortemente simbolici e connessi a tematiche e simbologie che ho esposto in precedenza.


(Il ceppo di Natale, illustrazione da: Chambers Book of Days,
1832)

Altre pratiche diffuse e molto importanti sono il consumo di piatti a base di grano o legumi e l'accensione di fuochi con legni particolari. Questi ultimi hanno la doppia funzione di purificazione e propiziazione sia le persone, che la terra e, non da meno, il nuovo anno ormai imminente.

Per certi aspetti la tradizione del ceppo di Natale, diffusissima in molte zone d'Italia ed Europa, è legata all'aspetto appena esposto. La diretta conseguenza di questa pratica era anche l'accensione dei forni domestici o collettivi e la preparazione dei pani per la comunità destinati al consumo quotidiano o, anche, per le feste natalizie. I pani speciali infatti, di cui il panettone è discendente, sono esempi di unione tra mondo alimentare, simbologia rurale e vita contadina. 

Il tronchetto di Natale che portiamo sulle nostre tavole durante il periodo natalizio è il risultato di questo straordinario e interessantissimo mix culturale e alimentare, gusto e tradizioni.

Un'occasione quindi tutt'altro che scontata quella del solstizio, potente veicolo di simboli, tradizioni e storie che abbiamo forse un po' perso e che riscoprire è un nostro dovere, anche per conoscere meglio il periodo di Natale e i suoi profondi significati culturali, sociali e antropologici che nel tempo ha accumulato e di cui si è enormemente arricchito.

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