I pani delle feste: le radici del panettone.

 

Una dolce introduzione.


L'immagine scelta per questo approfondimento ha come protagonisti i panettoni e sembrerebbe essere lontana con parte del titolo proposto. In realtà questa golosità che tutti tradizionalmente gustiamo durante il periodo natalizio ha radici culturali profonde che si mescolano con pratiche alimentari, sociali e religiose.




Tra pani e riti.


Il pane ha un ruolo centrale non solo all'interno dell'alimentazione umana ma, soprattutto, della sua storia e cultura. Il consumo di questo prodotto ha quindi una valenza nutritiva, simbolica e celebrativa. Proprio le caratteristiche appena esposte hanno determinato nel corso del tempo il suo utilizzo e consumo anche per occasioni speciali, sia religiose che civili. Del resto, come ho già avuto modo di ricordare in altri approfondimenti, il pane è anzitutto un alimento culturale e sociale e, come tale, da lungo tempo definisce l'uomo e la sua natura, ponendolo in opposizione ad altri esseri viventi.

E' un prodotto quindi costante non solo all'interno della storia umana ma anche dello scorrere della vita, scandendo il tempo di tutti i giorni e delle feste. Quest'ultimo caso, tuttavia, origina prodotti che devono per necessità distinguersi da quelli che vengono quotidianamente consumati. Tale differenziazione si può realizzare sia attraverso la creazione di forme particolari, che arricchendo la ricetta con ingredienti pregiati: burro, uova, frutta candita o essiccata, aromi o spezie pregiate; il panettone rientra indubbiamente in questa categoria. Sebbene infatti il prodotto molto lievitato che siamo abituati oggi a consumare e che, per certi versi, incarna l'idea gastronomica di Natale di molti di noi sia il risultato di una modificazione compiuta dall'industria alimentare il secolo scorso, il suo antenato rientra sicuramente in questo insieme.

Le pratiche di arricchimento e differenziazione di determinate tipologie di pane non sono in realtà casi isolati nelle celebrazioni festive ma si inseriscono in sistemi costituiti da riti e tradizioni di differente natura che vanno a formare un vero e proprio apparato celebrativo che coniuga aspetti di matrice laica con altri di derivazione religiosa. Il "ciocco di Natale", pezzo di legno di grandi dimensioni che veniva posto sul fuoco domestico dal capo famiglia la Vigilia di Natale, ne è un esempio. La sua combustione, che doveva durare 12 giorni, era il simbolo dei mesi dell'anno e della luce beneaugurale che avrebbe dovuto caratterizzarli. Una pratica molto antica che affonda nei secoli e risale già agli inizi del XII secolo. Il calore prodotto non era solo simbolico ma scaldava l'intero nucleo familiare e consentiva l'utilizzo del forno con la conseguente possibilità di preparare i pani speciali di Natale, preparazioni uguali nella simbologia ma diverse tra i vari territori negli ingredienti e nei gusti.

Riti che non si articolavano solo nella preparazione di questi alimenti ma anche nel loro consumo. Il loro taglio infatti era una rievocazione dell'Ultima Cena. Era il capofamiglia il detentore di questo compito, a lui spettava inoltre l'incarico di conservarne una fetta per il Natale successivo, a simboleggiare l'evento dell'Incarnazione. Questa porzione definita "particella" è per alcuni aspetti la derivazione del termine "particola" oggi utilizzato. In alcune località questo rito era affiancato o sostituito da un'altra pratica, quella di conservare una fetta per la festa di San Biagio, 3 febbraio, patrono della gola, con l'intento di scongiurare i malanni stagionali ma dando vita nel corso del tempo alla tradizione del "Panettone di San Biagio", particolarmente sentita a Milano.

Tradizioni, riti e preparazioni alimentari che si collegano a un alimento apparentemente semplice, il pane, ma che è ricco di storia e tradizioni, emblema della complessità umana e della sua capacità di concentrare in un elemento concreto simboli e significati che caratterizzano la vita. Una storia interessante che fa del panettone non un dolce semplice ma un concentrato di storia che non dobbiamo solo gustare e condividere, ma anzitutto conoscere.

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