I dolci di Santa Lucia.

 

Tra tradizione e storia.


Santa Lucia è stata una martire cristiana di inizio del IV secolo a. C. , al tempo della persecuzione voluta dall'imperatore Diocleziano. Il suo culto è diffuso in molte località d'Italia.

Tuttavia al Nord, per tradizione, è proprio lei che porta ai bambini buoni i regali e a quelli cattivi il carbone andando di notte di casa in casa con un carretto ricolmo di doni e trainato da un asinello. Già giorni prima essi devono preparare una lettera ben scritta in cui elencano alla santa i vari giochi che vorrebbero. In cambio, oltre ad essere stati buoni, le lasciano qualcosa per rifocillarsi e del fieno all'asinello; infine devono andare a letto presto per evitare che, ancora svegli all'arrivo della nostra protagonista, vengano accecati con la cenere. 

E' un'usanza presente in alcune province della Lombardia e Veneto (principalmente) ed in poche di altre regioni. Questa tradizione dei regali risale al XIV secolo quando i nobili veneziani, in occasione del 13 dicembre, iniziarono a fare doni ai bambini; la pratica inoltre è documentata a Brescia sin dal 1438. A Verona la tradizione dice che nel XIII secolo in città scoppiò una terribile epidemia che colpì agli occhi i più piccoli. Si organizzò una processione a piedi scalzi fino ad una chiesa consacrata alla santa ma i bambini si rifiutavano per il freddo di partecipare così, i genitori, li persuasero che se avessero compiuto quel sacrificio, al loro ritorno a casa avrebbero trovato tanti regali. Poco tempo dopo l'epidemia sparì.


(Giovanni Battista Salvi, Santa Lucia,
XVII secolo, Palazzo Chigi, Ariccia)


I dolci tipici.


E' bene ricordare però che è una festa celebrata non solo in Italia ma anche in altri paesi. Naturalmente come accade per tutte le ricorrenze particolari, nel corso del tempo si sono elaborate numerose ricette, soprattutto dolci, sia per festeggiare questa occasione, sia come doni ai più piccoli. Desidero raccontarvene alcuni come esempi gustosi, da Nord a Sud.

In Veneto per esempio possiamo trovare le "frolle di Santa Lucia", biscotti semplici, in realtà, costituiti da farina, burro e zucchero e sono tra le preparazioni più conosciute.

In Sicilia, terra in cui il culto di questa santa è particolarmente diffuso, sono presenti anche alcuni dolci gustosi nati per celebrarla. Gli "Arancini di Santa Lucia", una variante dolce di quelli più conosciuti, sono a base di latte che viene scaldato e unito al Maritozzo fatto precedentemente a pezzetti. In questo composto viene fatto cuocere il riso che, una volta raffreddato, è modellato in palline al cui interno si pone il cioccolato o altri ingredienti; una volta fritte sono cosparse di zucchero a velo. Sempre siciliana è la "Cuccìa di Santa Lucia", dolce a base di grano bollito, ricotta di pecora o crema di latte bianca o al cioccolato. E' guarnito con zuccata (zucca candita), cannella, pezzetti di cioccolato e scorza d'arancia. Una golosità diffusa in particolar modo nel palermitano e nel siracusano; la variante trapanese è costituita da frumento bollito e consumato con ceci e fave anche questi cotti e, ingrediente particolare, il "mosto cotto".

In Calabria è presente un dolce simile alla "Cuccìa" siciliana, chiamato "Grano cotto", tipico del Crotonese ma presente anche in Toscana, precisamente nel Casentino.

Passando alla Puglia possiamo trovare gli "Occhi di Santa Lucia", taralli particolari, dolci, tipici di Bari e realizzati con farina, olio d'oliva e vino bianco. Ciò che si aveva in casa insomma, ingredienti semplici, di tutti i giorni, che impastati e cotti formavano un tarallo base su cui veniva posta la glassa, chiamata sclepp, a base di acqua, zucchero, albumi e limone.

Tornando al Nord, ad Alessandria, possiamo trovare il "Lacabòn", un dolce tradizionale artigianale a forma di bastoncino e costituito da due semplici ingredienti: miele e zucchero. Ha ricevuto la "Denominazione comunale di origine" dal Comune di Alessandria.

Concludo questo breve viaggio con le proposte povere che anticamente venivano offerte ai bambini. Ricordo infatti dai racconti dei miei nonni che i regali che ricevevano erano cose assai semplici, che oggi verrebbero considerate banali, ma che allora erano fonte di gioia: qualche arancia o mandarino, frutta secca e le "biline", ovvero le castagne secche che poi si tuffavano nel latte caldo zuccherato ed erano una vera gioia per il palato!

Tradizioni, gusti ed abitudini che in alcuni casi sono sparite perché soppiantate dal consumistico Babbo Natale, mentre in altri casi (fortunatamente) si cerca a fatica di far sopravvivere e trasmettere alle generazioni future non solo come ricordo del passato, ma come vera e propria poesia che sa ancora stupire e incantare gli occhi innocenti dei più piccoli.

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