Il Fatulì, formaggio da una fondina di minestra!

 

I prodotti alimentari, soprattutto quelli particolarmente radicati in un determinato territorio, non sono solo delle semplici fonti alimentari ma documenti veri di storia, tradizioni, usi tramandati ed evoluti nel tempo.

Il protagonista di questo approfondimento racchiude in sé proprio tutto ciò: non solo un concentrato di gusto e profumi ma anche e soprattutto la maestria di generazioni di contadini che lo hanno prodotto nel tempo, la presenza di un animale particolarissimo e il suo profondo rapporto con le terre e i pascoli della Val Camonica, una vallata della Lombardia orientale, in provincia di Bergamo e Brescia, tesoro di tradizioni e cultura da tempi antichissimi, anche in campo alimentare.


(Francesco Londonio, Capra Bionda dell'Adamello, 1760,
Accademia Carrara, Bergamo)


I prodotti alimentari, quindi, sono espressioni vive del territorio di appartenenza. Vi sono però prelibatezze che concentrano in sé le diverse caratteristiche della terra d’origine. Il Fatulì appartiene indubbiamente a questa categoria, formaggio particolarissimo della Val Saviore, nel territorio della Valle Camonica, in provincia di Brescia.

Un presidio Slow Food ricercato e prodotto in piccole quantità a partire dal latte crudo della capra bionda dell’Adamello, una specie rara e protetta. Tutto in lui rimanda alle valli di appartenenza e alle genti che da millenni, li, vi abitano. Un inno alla storia insomma e alla cultura del fare, tramandate di padre in figlio. Non solo, anche concentrato di natura e lavoro, a partire dal nome, curioso, a dire il vero. Fatulì infatti deriva da una parola dialettale il cui significato è “piccolo pezzetto”; è un formaggio piccolo infatti, di un peso che varia dai 300 ai 500 grammi. Perfino nella forma il rapporto con la storia è forte: avreste mai immaginato che deriva dall’antica abitudine dei contadini di usare come fascera il piatto da minestra? Di certo la dice lunga sulle capacità di adattamento delle generazioni passate! Non è però l’unica caratteristica curiosa, dopo la salatura viene sottoposto infatti ad affumicatura con parti di ginepro, pianta del territorio che gli conferisce un gusto unico nel suo genere. Infine l’invecchiamento per un periodo variabile, da 1 a 6 mesi.

 Così, con una forma di Fatulì potete portarvi a casa un condensato di vita di montagna, i colori dei boschi della Valle Camonica nell’ ambrata crosta affumicata e, tagliandolo, i profumi dei pascoli con le loro erbe spontanee e l’odore di nocciole, noci e dei castagneti in fiore che li costellano. Poi, nella pasta compatta, l’oro del fieno nelle giornate estive, quando le capre sono ai pascoli d’alpeggio. Non da ultimo, la volontà di uomini e donne che con il loro lavoro mantengono vivo un formaggio unico che ha rischiato di sparire.

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