Le nocciole, profumo dell'autunno, tra storia e curiosità
Le nocciole sono tra la frutta secca più consumata, amata ma anche presente all'interno delle preparazioni gastronomiche. Un concentrato di gusto, cultura e curiosità la cui raccolta inizia a fine agosto e si protrae per tutto settembre.
La sua storia si è intrecciata da tempo con quella dell'uomo e di molti territori italiani e di altri Paesi. Sono infatti stati trovati fossili di questo frutto in alcune zone del Nord Europa, testimoniando così la sua presenza nella dieta dell'uomo primitivo.
Essa inoltre era già conosciuta presso Greci e Romani, come del resto documentano anche gli scrittori antichi. Certamente un frutto che, soprattutto in antichità, era ampiamente diffuso nei paesaggi mediterranei ma anche all'interno delle differenti cucine e dei commerci grazie al fatto che, una volta essiccato, poteva essere facilmente trasportabile. Tuttavia le sue origini sono molto antiche, vengono infatti fatte risalire alla fine dell'ultima era glaciale. La coltivazione della pianta inoltre è una delle prime praticate dall'uomo ed ebbe origine in Mesopotamia per poi diffondersi in tutta l'area del Mediterraneo.
Certamente nei secoli scorsi fu un dono della natura utilizzato a tutto tondo dai contadini o, in generale, dai ceti poveri che abitavano nelle aree in cui era coltivato.
Non solo i frutti venivano infatti utilizzati per la preparazione di dolci, farine o, piatti di matrice povera costituiti da ciò che il territorio poteva dare; i gusci, per esempio, erano bruciati nella stufa come fonte di calore, così come i rami ottenuti dalla potatura dei noccioleti e le foglie secche che servivano come letto per gli animali nelle stalle. Un sincretismo insomma tra uomo e natura che comprendeva certamente le varie piante che costituivano il paesaggio in cui l'uomo dimorava, nocciolo compreso.
Il legno di questa pianta in passato fu anche denso di significati e simbolismi, tanto da essere utilizzato sia nei rituali di fertilità e fortuna di matrice agraria che, in generale, per praticare riti magici benigni o maligni. Diffusa fu anche la convinzione che potesse proteggere dai fulmini e dal morso dei serpenti, tanto che in alcune località d'Italia nei secoli scorsi era d'uso fabbricare bastoni e vincastri per contadini e pastori.
Una presenza molteplice insomma all'interno dei mondi rurali, pianta che consentiva anche di realizzare altri prodotti: i ramoscelli, per esempio, erano utilizzati per scaldare i forni dedicati alla cottura del pane e delle pizze, sia per l'intensità del calore emesso, che per gli aromi conferiti ai cibi.
(Georg Flegel, Grande natura morta, 1630-1638 circa, Alte Pinakothek, Monaco) |
Un prodotto insomma importante sia per l'economia che per la cultura umane, sotto moltissimi aspetti. Anche nel mondo cristiano infatti numerosi erano i simboli che pianta e frutto possedevano: la prima infatti rappresentava la Chiesa che riunisce tutte le persone rette così come la pianta si riveste dei frutti; i secondi sarebbero il simbolo dei fedeli che, come la nocciola, nascondono il loro cuore dolce e buono dietro a un rivestimento duro e forte. Altri simbolismi poi nel corso del tempo sono stati associati alla Vergine e alla vita di Cristo.
Valenze sacre e profane che nel tempo sono state utilizzate anche dall'arte attraverso numerose opere di artisti di epoche diverse.
Un frutto, la nocciola, ricco di gusto ma anche di cultura del cibo e del rapporto tra uomo e ambiente che ancora oggi si manifesta in chi cerca di far conoscere le tante squisitezza che da essa possono essere ottenute.
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