Abitazione e alimentazione, un binomio possibile?! Le Alpi italiane.

Riflettendo sul tema del cibo mi è capitato spesso di domandarmi se ci fosse, di fatto, un qualche legame tra abitazioni (ovvero come sono fatte) e le risorse alimentari locali e quindi il cibo. Osservando differenti casi ho potuto avere più riscontri a questi miei interrogativi. E' chiaro infatti che in questo ampio discorso giocano un ruolo fondamentale alcuni fattori la cui presenza genera il ripetersi di caratteristiche salienti e identificative di strutture abitative in determinate aree geografiche.
E' ovvio tuttavia che con ciò non mi riferisco a caratteristiche strutturali che possono essere tipiche di determinate abitazioni o di altre, ma veri elementi caratteristici non di un luogo o di un singolo territorio, ma di un tipo di habitat o ambiente e sono frutto della capacità dell'uomo di adattarsi. Sebbene infatti ogni area geografica abbia i propri elementi culturali (e quindi architettonici) identificativi, vi sono diversità o adattamenti che, pur mantenendo saldo il legame dell'abitazione con l'ambiente, tracciano un filo conduttore ideale tra le numerose varianti esistenti.



Sebbene infatti, ad esempio, vi siano forti differenze tra i masi del Trentino Alto Adige e le abitazioni caratteristiche della Valtellina, sono presenti elementi similari che uniscono idealmente queste due tipologie e le racchiudono nella volontà dell'uomo di massimizzare il più possibile le risorse che un ambiente duro e difficile come quello della montagna può offrire. Le immagini presenti in un libro di architettura contadina in Valtellina mi possono aiutare in questo ragionamento. Nella logica che ho appena descritto rientra pienamente la volontà/necessità di affidare alla terra non una ma più tipologie di coltivazioni, che riescano a soddisfare le esigenze della famiglia contadina di montagna e possano rendere più varia una dieta altrimenti troppo povera. Possiamo vedere bene ciò nella foto qua sopra in cui, nel loggiato della facciata sono presenti diverse tipologie di attrezzi, funzionali per diverse coltivazioni. Partendo da questa prima osservazione è intuibile come spesso nella fascia alpina convivano colture come quella della segale e delle patate, affiancate come in questo caso dalla vite.
Nei casi appena citati, in cui vivere era (soprattutto in passato) associato a produrre, potemmo identificare due grandi insiemi abitativi generali: l'unità abitativa singola e la corte.



Nella prima è configurabile il maso di cui ho parlato prima, ovvero una grande struttura con annessi locali di conservazione delle derrate alimentari, del foraggio, il ricovero per gli animali, le zone produttive per la lavorazione del latte e/o di altre importanti risorse e, non da ultimo, gli spazi destinati all'uomo. In questo caso si potrebbe quasi dire che l'abitazione presidia una porzione ingente di territorio, che corrisponde alle zone destinate alla coltivazione e al foraggio che le appartengono.
La seconda tipologia è tipica della Valtellina, qui nei piccoli centri rurali è possibile ancora oggi scorgere vere e proprie corti, di tipologie diverse le une dalle altre è chiaro (ma non mi soffermerò in queste ulteriori distinzioni), ma tutte con elementi caratteristici similari. Come si può notare dalla foto sopra le stalle sono ubicate al piano inferiore mentre l'abitazione a quello superiore nel lato sinistro e, nella parte opposta sopra è ubicato il fienile e sotto altri ambienti destinati alle attività produttive.
Sebbene finora mi sono concentrato sulle differenze tra le unità di produzione e quelle di abitazione vere e proprie, queste distinzioni lasciano spazio, in molti casi, all'unione delle attività agricole con gli spazi destinati all'essere umano. Nonostante come ho già affermato permangano differenziazioni di unità, questi schemi hanno barriere concettuali poco solide, che vengono spesso valicate generando commistioni tra gli uni e gli altri. Ciò è verificabile attraverso l'osservazione delle case montane che possiamo fare quando viaggiamo o, in alternativa, attraverso le foto che ho inserito qua sotto. Come si può notare i ballatoi o le balconate incastonati nelle unità abitative non hanno una funzione puramente ornamentale ma sono fondamentali per molti aspetti della vita rurale. Grazie alla loro esposizione al sole consentivano (e consentono tutt'ora) di essiccare mais o altri prodotti o, come nel caso di antiche tipologie di maso costruite del popolo Walser, anche il fieno.

 




E, nella tipicità tutta montanara che sa unire le differenti esigenze del vivere, gli stessi elementi fungono non solo da passaggio e da essiccatoi naturali per le derrate alimentari ma anche per lo stoccaggio e "l'asciugatura" dell'indispensabile legna, utile per scaldare il nucleo familiare contadino durante le tante giornate fredde che costellano lo scorrere del tempo in montagna. Fondamentale è anche per alcune attività produttive, prima fra tutte la realizzazione dei formaggi, esigenza primaria nella lavorazione del latte, alimento deperibile che necessitava di una efficace trasformazione per poterlo conservare in forme diverse anche per svariati mesi e per assicurarsi così allo stesso tempo una valida fonte proteica.



E' con l'arte di adattarsi che ho voluto iniziare questa mia breve riflessione, ed è in fondo il filo conduttore del rapporto tra uomo e natura soprattutto se si parla di montagna. Proprio questa grande capacità umana che investe ogni aspetto della vita ha reso in passato l'uomo in equilibrio con l'ambiente che lo circonda; natura che non è sempre e solo matrigna come per molti aspetti sosteneva Giovanni Verga attraverso le sue opere, ma è anche madre amorevole che sa donare tante cose straordinarie per la vita umana.


I fiori e le erbe sono un esempio di tutto ciò. Non solo belli da vedere e profumati ma ricchi di sostanze benefiche che venivano utilizzate in passato come oggi, anzi forse di più, per curare mali di stagione  piccole o grandi malattie. Ecco che allora era possibile, camminando tra le abitazioni, scorgere alle finestre come pietre incastonate in un anello le ampolle di vetro contenenti erbe e fiori che venivano esposti per essere essiccati e successivamente utilizzati per produrre infusi liquorosi e medicinali. Oggi la maggior parte di essi fungono da curiose decorazioni o da documenti che incuriosiscono i turisti e sono una testimonianza di un mondo ancora vivo, seppur in affanno, quello della cultura montana.
La risposta alla mia domanda del titolo non può quindi che essere positiva. Si, vi è un forte legame tra abitazione ed alimentazione, tra casa, lavoro ma soprattutto ambiente. Gli spaccati di vita e di vissuto che ho voluto proporre non vogliono essere un documento malinconico e nostalgico ma uno spunto per ripartire, per prendere in mano il territorio e valorizzarlo in ogni suo aspetto, perché alimentazione e cultura alimentare vogliono dire anche questo.
Soprattutto vorrei far uscire da preconcetti e chiusure mentali che relegano il cibo ad un ambito prettamente salutistico o ad una cerchia di riflessione troppo stretta. Il cibo è anche questo perché anche in questo caso l'uomo ha saputo produrre piccoli prodigi del gusto.


NOTA: le fotografie presenti in questo post sono tratte del libro "Architettura contadina in Valtellina", Silvana Editoriale. Realizzazione editoriale del 1981, con fotografie di Francesco Suess e Adriano Turcatti.
 

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