Alimentazione, Giovanni Boccaccio e il Decameron. La storia di un connubio straordinario!
Giovanni Boccaccio (Certaldo, 16 giugno 1313 - Certaldo, 21 dicembre 1375) fu uno scrittore e poeta italiano, figlio illegittimo di un mercante molto ricco. Frequentò la corte di Roberto d'Angiò. Fu molto influenzato da Petrarca, figura importante per la letteratura italiana, ebbe infatti la possibilità di conoscerlo personalmente.
Il Decameron è certamente la sua opera più conosciuta, una raccolta di cento novelle scritte tra il 1349 e il 1353 circa. Narra la fuga di dieci giovani (sette donne e tre uomini) dalla città di Firenze verso la campagna dove vi rimangono per quindici giorni per sfuggire alla peste nera. A turno, per passare il tempo, si raccontano novelle che sono dei veri spaccati di vita e costume dell'epoca. In questa sua importantissima opera per la storia della letteratura europea il cibo riveste un ruolo molto importante e articolato. Un mondo che è narrato non solo come mera presenza fisica, ma anzitutto simbolica, nelle molteplici accezioni che questo significato può assumere: sociale, culturale, antropologico, solo per citarne alcuni.
L'alimentazione è qui connessa a un nuovo tipo di società che si stava sempre più diffondendo e, inevitabilmente, dei valori di cui era portatrice: la società cortese. Una diversità di principi, approcci alla vita quotidiana, alla cultura e, soprattutto, alla tavola. I valori infatti connessi al consumo di cibi legati alla forza e al dominio vengono sostituiti con quelli connessi alle buone maniere, alla scelta di carni più leggere e a un approccio diverso ai pasti.
Cibo, musica, danza, convivialità sono temi che emergono nell'opera. Nutrimento fisico e immateriale si incontrano nella narrazione, l'uno entra nell'altro e lo accompagna completandolo.
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(JohnWilliam Waterhouse, A Tale from the Decameron, 1916, Lady Lever Art Gallery, England) |
Sono svariati gli aspetti su cui è possibile riflettere attraverso le varie scene narrate dai protagonisti, tre in particolare costituiscono degli esempi significativi in tal senso. Il cibo è anzitutto collegato al desiderio e, anzi, è esso stesso fonte di desiderio come dimostra bene Ser Ciappelletto, protagonista della prima novella, un notaio che espresse con brama e vivacità la sua voglia per le "insalatuzze".
Il cibo è anche fonte di desiderio perché manca, emblema del miraggio di generazioni povere e fortemente martoriate dai morsi della fame. Una metafora delle condizioni sociali di parte della popolazione e del loro rapporto controverso con gli alimenti. Il Paese di Bengodi, contrada di Berlinzone, è un luogo immaginario in cui ogni cosa è commestibile e, soprattutto, alla portata di tutti senza sforzo alcuno. Li, e solo li, la fame atavica dei poveri può essere finalmente soddisfatta e trovare pace. Questa vera e propria epifania della Cuccagna è narrata nella terza novella dell'ottava giornata, che prende il nome di "Calandrino e l'eliotropia".
Emerge anche l'estrema intelligenza e furbizia dei poveri, incarnata da Chichibìo, cuoco e protagonista di umili origini che non resiste dal divorare una coscia della gru arrosto del suo padrone. Le giustificazioni per questo misfatto sono il fulcro della novella, un dialogo divertentissimo e che troverà analogie successive in altre figure della letteratura come lo scudiero Sancio Panza, ingiustamente considerato tonto anche dai lettori odierni.
Nell'opera sono presenti però anche metafore connesse al cibo che si esprimono attraverso detti e proverbi legati alla saggezza popolare e che riemergono nelle pieghe della narrazione. Questo vero e proprio insieme di saperi ha come tema anche un aspetto importante della vita: la sessualità. Il giusto cibo e le dosi contribuiscono alla capacità di assolvere questa parte importante della vita; viceversa, la negazione (voluta) del cibo o, per meglio dire, di determinati alimenti è espressione di rifiuto della vita e del sesso, aspetti ricorrenti nel mondo legato alla religione.
Il cibo è presente però anche come elemento fondamentale per descrivere le persone e, soprattutto, la bellezza delle donne.
Sono inoltre menzionate materie prime sia in modo generale che con riferimenti territoriali che oggi definiremmo regionali.
Ci sono poi prodotti che per l'autore sono dei veri e propri contenitori di forti simbolismi; su tutti spicca certamente il porro. L'ortaggio è infatti presente in molte novelle dell'opera e sotto aspetti diversi. Verdura simbolica già nella sua morfologia che unisce nell'immagine le varie fasi della vita umana: la parte bassa, quella bianca, simboleggia infatti l'età avanzata; quella verde invece la giovinezza.
I cibi sono importanti per Boccaccio anche come elementi per narrare la centralità dei sensi nella vita umana e, soprattutto, nel suo scorrere. Un aspetto tuttavia estremamente innovativo e attuale è l'introduzione del rapporto tra alimentazione e salute. Essa infatti è vista, anche seguendo parte dei precetti della medicina antica, come fonte di cura ma anche elemento fondamentale per mantenere la buona salute in ogni individuo, sia in termini di quantità che di qualità. Viene infatti menzionata anche la credenza attorno ad alcune tipologie di vino preparate come delle vere e proprie medicine in grado di curare numerose patologie; ho avuto modo di trattare questo rapporto in modo approfondito in un precedente articolo (se volete scoprirlo dovete cliccare sull'ultima parola evidenziata in rosso).
Il mondo alimentare, in ultima analisi, fa da cornice alla narrazione delle novelle, non è solo al loro interno ma costituisce anche un elemento fondamentale della vita che conducono i giovani durante l'isolamento che vivono.
Simboli, valenze e rapporti che intessono una trama culturale interessantissima in cui ciò che ci nutre sfama, è proprio il caso di dirlo, anche aspetti immateriali. Esempio importante del rapporto tra uomo e alimentazione.
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