Quando il cibo manca ... per scelta!
Come ho avuto modo di argomentare in numerosi approfondimenti, il cibo non è solo un componente legato al necessario sostentamento dell'esistenza umana ma si carica di numerosi significati e valori di diversa natura: culturali anzitutto ma anche storici, sociali, economici e a volte anche politici. Relegare l'atto del mangiare al solo aspetto fisico vuol dire negare una parte importante della vita e della sua evoluzione nel tempo. Il mio blog ruota attorno a queste tematiche che sono, a mio avviso, fondamentali, per comprendere meglio la nostra storia ma anche il futuro e, al tempo stesso, saper valorizzare i nostri territori con il loro inestimabile patrimonio culturale e gastronomico.
Se ci fate caso però tutti gli articoli che compongono le differenti sezioni del blog trattano della presenza del cibo nella storia umana e le sue differenti forme; allo stesso modo i numerosi articoli, post, approfondimenti di tanti altri siti, blog e giornali. Ritengo però sia altrettanto importante trattare di un'altra tematica legata al cibo ma che si pone dalla parte opposta, ovvero la sua assenza. Questo argomento è altrettanto significativo ed ha avuto numerosi risvolti culturali, sociali e artistici nel corso dei secoli.
Quando viene affrontato tuttavia la maggior parte delle persone si ferma a considerare la mancanza di cibo che per secoli è stata compagna fedele di moltissime persone. Questo però, seppur abbia una grande importanza, è solo un aspetto di tutta questa tematica.
E' necessario anzitutto distinguere tra mancanza e assenza di cibo, della prima fa parte la tematica che ho appena esposto che ha coinvolto numerose persone nel corso del tempo ed è stata determinata non solo da condizioni sociali ma anche guerre, carestie, pestilenze; la seconda invece è altrettanto complessa ed affascinante perché l'assenza di cibo è connessa, a mio avviso, al suo rifiuto. Ma come può avvenire tutto ciò e attraverso quali variabili? La prima che desidero prendere in considerazione si ricollega alla religione. Poiché il cibo infatti, come ho ricordato nell'apertura di questo approfondimento, è espressione di una cultura e dei valori (spesso materiali) che la caratterizzano; durante il Medioevo, soprattutto nei primi secoli, gli eremiti lo rifiutavano e nello specifico non consumavano cibo cotto, simbolo per eccellenza della civiltà e quindi della cultura umana, preferendo il consumo di ortaggi ed erbe crude. Oltre a ciò sono da considerare anche digiuni ed astinenze che nei secoli hanno caratterizzato la vita di numerosissimi santi, ma anche le conseguenti tentazioni di matrice alimentare a cui sono stati sottoposti.
Un altro aspetto importante è stato nella storia il rifiuto del cibo come atto politico ovvero come protesta non violenta contro regimi, dominazioni o situazioni politiche difficili. Una scelta indubbiamente forte che è stata praticata numerose volte e in differenti paesi durante il secolo scorso.
Il rifiuto del cibo può anche essere prerogativa delle menti sognanti o degli artisti che, essendo concentrati sulle proprie fantasie o sui lavori di matrice intellettuale, ne rifiutavano il contatto o, in generale, alcuni aspetti del mondo materiale. Un classico esempio di ciò è Don Chisciotte che nel racconto sovente si dimentica di mangiare o non ha tempo perché preso dai pensieri e dalle fantasie, al contrario dello scudiero, uomo rude di ceto basso che dovendo affrontare quotidianamente la fame ha al centro della sua esistenza il cibo e un appetito mai completamente saziato.
Infine, sempre di matrice religiosa, è il rifiuto (soprattutto in passato ed in forme determinate) praticato dai credenti come atto di espiazione e preghiera in determinate parti dell'anno, nello specifico i giorni di magro e digiuno; anche se questo non sempre era voluto ma spesso imposto.
Forme simboliche e culturali di differente natura che hanno in comune tra loro però il rapporto con il mondo alimentare e suoi significati all'interno di una società e nella vita individuale. Temi questi che ci ricordano ancora una volta come il mondo degli alimenti sia strettamente connesso alla vita dell'uomo ed ai differenti aspetti che la compongono. Ieri come oggi.
Se ci fate caso però tutti gli articoli che compongono le differenti sezioni del blog trattano della presenza del cibo nella storia umana e le sue differenti forme; allo stesso modo i numerosi articoli, post, approfondimenti di tanti altri siti, blog e giornali. Ritengo però sia altrettanto importante trattare di un'altra tematica legata al cibo ma che si pone dalla parte opposta, ovvero la sua assenza. Questo argomento è altrettanto significativo ed ha avuto numerosi risvolti culturali, sociali e artistici nel corso dei secoli.
(Antonio abate e Paolo eremita si dividono il pane, XVIII secolo, Musée du Louvre, Parigi) |
Quando viene affrontato tuttavia la maggior parte delle persone si ferma a considerare la mancanza di cibo che per secoli è stata compagna fedele di moltissime persone. Questo però, seppur abbia una grande importanza, è solo un aspetto di tutta questa tematica.
E' necessario anzitutto distinguere tra mancanza e assenza di cibo, della prima fa parte la tematica che ho appena esposto che ha coinvolto numerose persone nel corso del tempo ed è stata determinata non solo da condizioni sociali ma anche guerre, carestie, pestilenze; la seconda invece è altrettanto complessa ed affascinante perché l'assenza di cibo è connessa, a mio avviso, al suo rifiuto. Ma come può avvenire tutto ciò e attraverso quali variabili? La prima che desidero prendere in considerazione si ricollega alla religione. Poiché il cibo infatti, come ho ricordato nell'apertura di questo approfondimento, è espressione di una cultura e dei valori (spesso materiali) che la caratterizzano; durante il Medioevo, soprattutto nei primi secoli, gli eremiti lo rifiutavano e nello specifico non consumavano cibo cotto, simbolo per eccellenza della civiltà e quindi della cultura umana, preferendo il consumo di ortaggi ed erbe crude. Oltre a ciò sono da considerare anche digiuni ed astinenze che nei secoli hanno caratterizzato la vita di numerosissimi santi, ma anche le conseguenti tentazioni di matrice alimentare a cui sono stati sottoposti.
Un altro aspetto importante è stato nella storia il rifiuto del cibo come atto politico ovvero come protesta non violenta contro regimi, dominazioni o situazioni politiche difficili. Una scelta indubbiamente forte che è stata praticata numerose volte e in differenti paesi durante il secolo scorso.
Il rifiuto del cibo può anche essere prerogativa delle menti sognanti o degli artisti che, essendo concentrati sulle proprie fantasie o sui lavori di matrice intellettuale, ne rifiutavano il contatto o, in generale, alcuni aspetti del mondo materiale. Un classico esempio di ciò è Don Chisciotte che nel racconto sovente si dimentica di mangiare o non ha tempo perché preso dai pensieri e dalle fantasie, al contrario dello scudiero, uomo rude di ceto basso che dovendo affrontare quotidianamente la fame ha al centro della sua esistenza il cibo e un appetito mai completamente saziato.
Infine, sempre di matrice religiosa, è il rifiuto (soprattutto in passato ed in forme determinate) praticato dai credenti come atto di espiazione e preghiera in determinate parti dell'anno, nello specifico i giorni di magro e digiuno; anche se questo non sempre era voluto ma spesso imposto.
Forme simboliche e culturali di differente natura che hanno in comune tra loro però il rapporto con il mondo alimentare e suoi significati all'interno di una società e nella vita individuale. Temi questi che ci ricordano ancora una volta come il mondo degli alimenti sia strettamente connesso alla vita dell'uomo ed ai differenti aspetti che la compongono. Ieri come oggi.
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