Tutto il gusto di Eugenio Montale.

 

"Mia cara Irma, sono abituato a cibarmi di nuvole e di lontananza"


(lettera a Irma Brandeis, dicembre 1933)


Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 - Milano, 12 settembre 1981) fu un poeta, scrittore, traduttore, giornalista, critico musicale, critico letterario e pittore italiano. Una personalità estremamente poliedrica ed eclettica.

Venne anche nominato senatore a vita nel 1967 e ricevette il premio Nobel nel 1975.

Di certo non fu un uomo che nella vita quotidiana si cibò solo di "nuvole e lontananza" ma fu anche un appassionato di cibo e gastronomia. Non tutti però conoscono questo suo amore che passa in secondo piano, dietro al grande lavoro di scrittore ma anche come figura intellettuale di spicco a livello internazionale.

Cosa amava Eugenio Montale in cucina? Nel suo cuore certamente dimoravano le golosità tipiche della sua terra genovese e, in generale, della Liguria.



(1965)


La torta pasqualina, il pesto, la cima ma anche il buon vino sono solo alcune delle tante preparazioni di cui piaceva cibarsi o, in generale, godere. Una cucina, quella ligure, che venne definita dallo stesso nostro protagonista "degli assenti", cioè di coloro che, dopo un viaggio tornano e devono trovare del cibo pronto in dispensa. Ciò fu motore della nascita e sviluppo di numerose tipologie di piatti freddi che nel tempo hanno costituito una vera e propria tradizione territoriale e regionale.

Un uomo, insomma, particolarmente legato ai prodotti della propria terra e ai sapori e profumi che ne derivano.

Aveva anche la particolare abitudine di collezionare i menù di osterie, trattorie e ristoranti dove andava.

Faremmo tuttavia un grande errore ad associare questo forte legame di Montale col cibo e i momenti felici. In alcuni casi infatti fu per lui (e all'interno dei suoi componimenti) sinonimo di angoscia e tristezza.

Nonostante ciò lui stesso si definiva un "ghiottone"; amava molto il bollito misto, condito con sale grosso e olio di noci. E aveva anche un'abitudine tutta particolare: consumare uno o più marron glacé presso il Caffè Alemagna tutti i giorni alle ore 18, in compagnia della sua governante Gina Tiossi.

Nelle sue opere e nei suoi scritti emergono quindi i profumi della sua terra, i prodotti tipici come il vino e il legame col territorio particolare (e a volte duro) che li dona e da cui derivano. Il cibo e la tavola divennero quindi nei suoi lavori anche metafore e strumenti di riflessione sull'esistenza umana.

I prodotti che però rientrano nei suoi lavori sono quelli (gustosissimi) della cucina povera: panissa, pesto, acciughe, i doni dell'orto o del frutteto come i profumatissimi limoni sono solo alcuni dei tanti esempi che potrebbero essere fatti. Attraverso questi è possibile, indirettamente, tracciare le linee e le coordinate di una terra in cui il lavoro dell'uomo si è fuso con il paesaggio, generando così dei tesori di storia e sapere umano che trovano un testimone e documento importante anche nel lavoro di Eugenio Montale.

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