L'orto tra storia e cultura.

Fare l'orto è una pratica che negli ultimi anni sta diventando sempre più di moda come riscoperta del rapporto quasi perduto tra uomo e natura, mondo dell'uomo e ambiente in cui vive ed hanno dimorato i propri avi.
Nel corso della storia però gli orti non hanno avuto le valenze culturali, sociali ed economiche che oggi potremmo pensare, ma molti usi e destinazioni, anche inattesi!

(Camille Pissarro, Orto presso l'eremo, 1879, Parigi,
Museo D'Orsay)

Il concetto stesso di orto, come del resto ho avuto modo di affrontare in un precedente approfondimento, va ben al di là di questo concetto, anzi, direi che vi si pone in antitesi. Del resto come scrisse Isidoro di Siviglia, teologo ed arcivescovo spagnolo del VI secolo, il nome stesso indicherebbe che prodotti e piante sono sempre presenti (e disponibili) tutto l'anno, naturalmente con differenze nella quantità, varietà e tipologia; l'orto insomma aveva la funzione di tentare di sconfiggere quel legame non paritario che l'uomo da sempre ha avuto con la natura che, a causa dell'alternanza delle stagioni, non dispensa di per sé prodotti tutto l'anno. Da ciò deriva la sua importanza nella vita e sussistenza del mondo contadino.
La presenza di frutta e verdura, anche per i ceti elevati, era diffusissima in Italia rispetto al resto dell'Europa, come del resto testimoniano numerosi ricettari, ovvero opere scritte non certo per i ceti bassi.

(Luigi Bechi, Nell'orto, XIX secolo, Collezione privata)

Nella Roma antica l'orto era parte integrante dell'abitazione e si trovava all'interno del recinto murario che delimitava la domus. Non è un caso se le divinità che proteggevano questa parte dell'abitazione erano le stesse della casa ovvero i Lari, spiriti protettori degli antenati che custodivano la dimora, la famiglia ed, in generale, la proprietà. Proprio in questa importante epoca il concetto di orto era particolare, come indica alla perfezione la parola utilizzata per definirlo, hortus, che designava sia la coltivazione del terreno fondamentalmente a scopo produttivo, ma anche la parte estetica dell'organizzazione del verde, e quindi anche il concetto di bellezza collegato all'abitare. Infatti vi era una vera e propria integrazione tra queste due realtà con la presenza di piante da frutto e ortaggi assieme a quelle coltivate a scopo ornamentale.
Gli orti ebbero un ruolo importante anche durante i secoli scorsi, la notorietà di Versailles non è legata solo alla magnificenza delle sue costruzioni o dei giardini, ma anche dal cosiddetto Jardin potager e dal suo creatore Jean De La Quintinie, un ampio spazio che aveva anche la funzione di ottenere primizie per le tavole reali.
In questo grande tema d'analisi non si può non parlare del "giardino dei semplici", un orto posto all'interno delle mura del convento che aveva come scopo non solo la produzione di frutti e ortaggi per il sostentamento del monastero, ma anche erbe officinali per la preparazione di medicamenti; a tal proposito occorre anche precisare che in quest'ultimo caso la coltura e accostamento delle piante, soprattutto quelle officinali, non aveva solo uno scopo produttivo ma si caricava di significati e simboli connessi con la religione.
Nel secolo scorso l'orto, anche a causa della povertà diffusa e di problematiche socio-economiche legate anche alle guerre, fu una forma di sussistenza molto diffusa, soprattutto nelle zone rurali.
Non posso poi concludere questo breve viaggio senza parlare di una tipologia di orto molto particolare: gli orti di guerra. Una definizione data dal regime fascista a quei terreni posti in aree urbane e/o giardini pubblici che furono convertiti per diventare orti; promossi a partire dal 1940, ebbero lo scopo di cercare di contrastare la grave crisi alimentare italiana. Questa pratica venne addirittura estesa ai vasi nei balconi delle case e condomini nelle città e addirittura alle aiuole cittadine. Naturalmente i periodi di raccolta e trebbiatura erano occasioni importanti per mostrare la forza del regime e fare propaganda. Diffuse a tal proposito erano le "Cattedre Ambulanti di Agricoltura" che avevano lo scopo di fornire indicazioni specifiche alle massaie ma anche ai contadini per una disposizione oculata delle varie parti dell'orto affinché fornisse il massimo della produttività.
Una tipologia di orto, quella appena descritta, che sbaglieremmo a pensare esclusiva del nostro Paese, in America esistevano i cosiddetti "Giardini della Vittoria", le cui funzioni erano simili a quelle appena esposte per il caso italiano, comprese le forme di propaganda. Qui sotto infatti ho posto uno dei tanti manifesti dell'epoca che può far capire bene come le due realtà fossero assolutamente similari.


 Aspetti, caratteristiche, funzioni e risvolti culturali e sociali che fanno di una pratica, quella dell'orto, che oggi si sta riscoprendo sempre di più, un nuovo elemento per comprendere ed apprezzare l'enorme sistema culturale, agricolo ed antropologico che ruota attorno al mondo del cibo.

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