Il ramolaccio d'inverno.

 

Il ramolaccio d'inverno è una radice comune soprattutto nelle cucina del Nord Europa e quelle asiatiche anche se da alcuni anni sta riscontrando un discreto successo anche sulle tavole italiane.

Era conosciuto già nel 2500 a.C. dagli Egizi e, dopo un periodo d'oblio nel secolo scorso, oggi è oggetto di una lenta scoperta, soprattutto nelle cucine dei ristoranti gourmet.

Come già accennato all'inizio è una radice che appartiene alla famiglia delle Brassicaceae ed è nota anche con l'appellativo di "ravanello d'inverno".

Il suo colore è diverso in base alla varietà ma in genere è bianco e si distingue dal ravanello che tutti conoscono perché è più pungente come sapore.





Una radice che, come spesso accade, è stata associata ai ceti poveri anche per la sua capacità di resistere ai climi rigidi e, soprattutto, poter essere coltivata tutto l'anno nelle differenti varietà che la compongono.

Le sue origini sono incerte ma vengono collocate nel continente asiatico anche se era conosciuta già dalle antiche civiltà (come ho precedentemente affermato) e in area mediterranea, era infatti presente nella dieta dei Romani.

La Gran Bretagna è stata probabilmente la prima a introdurne i semi sul suo suolo e a incentivarne la coltivazione.

Le varie tradizioni popolari gli attribuiscono numerose proprietà, infatti la sua coltivazione era spesso consigliata non solo per scopi alimentari ma anche curativi. Ha infatti un elevato contenuto di vitamina C, tanto che in passato era considerato un ottimo antidoto allo scorbuto. Lo sciroppo che se ne ricava è valido contro le problematiche alle vie respiratorie e, oltre a ciò, ha proprietà depurative, diuretiche e stimolanti.

Il termine "ramolaccio" deriva dalle forme dialettali e, secondo gli scritti del Mattioli, umanista, medico e botanico italiano del Cinquecento, era già utilizzato in cucina nella sua epoca da lungo tempo in territorio romano anche se era oggetto spesso di confusione con un'altra pianta spontanea.

I suoi usi in cucina sono molteplici: in alcune zone viene semplicemente lessato e condito con olio e sale, in altre viene inserito in zuppe e minestre oppure anche come ingrediente in gustose e fresche insalate.

Un dono della natura insomma che è ancora tutto da scoprire e valorizzare per apprezzarne meglio non solo le qualità organolettiche ma anche i potenziali/molteplici utilizzi in cucina e, soprattutto, i benefici per la salute.

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