Dolci di Ferragosto, un percorso goloso tutto estivo!
Ho già avuto modo di parlare in un precedente approfondimento di Ferragosto e delle sue origini storiche e culturali, credo tuttavia che possa essere utile ricordarne alcuni aspetti. E' indubbiamente una festività di origine antica, deriva dalla locuzione latina "Feriae Augusti" , ad indicare le solennità istituite dall'omonimo imperatore nel 18 a. C. e che andavano ad aggiungersi ad un complesso di celebrazioni già presenti. Era sostanzialmente un periodo di riposo che aveva un'origine consolidata e profonda nelle feste per la fine dei lavori agricoli. Comprendeva giochi, spettacoli, riti, parte dei quali o, per meglio dire, la loro rielaborazione ed attualizzazione è giunta fino a noi; un esempio famoso sono le corse di cavalli ed altri animali da tiro di cui il più conosciuto oggi è il "Pallio dell'Assunta" di Siena che si svolge ancora oggi il 16 agosto.
Con l'avvento del Cristianesimo il culto dell'Assunzione di Maria andò a sostituirsi alle feste precedenti già a partire dal V secolo d. C. circa; tuttavia è bene ricordare che il dogma fu proclamato l'1 novembre 1950 da Papa Pio XII. La tradizione oggi consolidata della gita fuori città nacque durante il Ventennio fascista, a partire dalla seconda metà degli anni Venti, attraverso numerose associazioni che organizzavano feste, soggiorni e viaggi. Nel corso dei decenni successivi e, in particolar modo, a seguito del boom economico, divennero parte della cultura di massa.
In Piemonte, per esempio, non si può parlare di Ferragosto senza le "Margheritine di Stresa", create nel 1857 dal pasticcere Pietro Antonio Bolongaro e particolarmente amate dalla giovane Margherita, quando non era ancora regina. Divennero infatti successivamente, soprattutto grazie a lei, il dolce tradizionale per il ricevimento di Ferragosto di Casa Savoia. Il nome deriva dall'omonima città e l'impasto è particolare, chiamato "ovis mollis", variante della pasta frolla che ha come caratteristica il tuorlo d'uovo sodo tra gli ingredienti.
In Campania, invece, possiamo trovare i "Taralli di Ferragosto", biscotti a forma di ciambella ricoperti da una glassa al sentore di limone; in altre versioni l'impasto invece viene aromatizzato con liquore d'anice. Vengono preparati prima per poter essere portati durante le scampagnate. Sono simili, per certi versi, al "Tarallo aviglianese" prodotto in provincia di Potenza, preparato tuttavia in occasione di matrimoni.
Sempre a Sud, in Sicilia, è presente il conosciuto "Gelo di melone", detto anche gelo d'anguria, dolce al cucchiaio il cui nome deriva dalla traduzione (errata) del termine siciliano "muluni" che significa "anguria". Ne esistono in realtà molte varianti che si diversificano in funzione del territorio, delle tradizioni familiari o locali e possono differenziarsi nell'utilizzo degli ingredienti (oltre a quello principale) o anche, più spesso, nel variare dell'aroma utilizzato.
Spostandoci al Centro invece, in Toscana c'è il "Biscotto di mezz'agosto", dolce a forma di ciambella i cui ingredienti principali sono semi di anice e vino. Originario della provincia di Grosseto, era consumato dai lavoratori agricoli come spuntino durante la trebbiatura del grano; ha il colore marrone-rossastro all'esterno e giallo all'interno.
A Roma poi c'è il gelato alla ricotta, delizia a base di ricotta romana che chiude il pasto di questa festività.
In Liguria c'è la "michetta di Dolceacqua", sorta di brioche cosparsa di zucchero; dolce denso di leggende e storia. Nel 1300 il Marchese Doria aveva istituito lo "Ius prime noctis", cioè il diritto del feudatario di giacere con la moglie del suddito la prima notte. Rapì una donna che si era sposata in segreto per evitare questa legge; essa per evitare il sopruso si lasciò morire di fame. Il marito infuriato non solo minacciò il nobiluomo per far togliere questa legge ingiusta ma creò un dolce per omaggiare la moglie defunta; il termine infatti è un'allusione al sesso femminile. Da allora questo dolce che viene particolarmente celebrato ad agosto è accompagnato da una frase "Omi a michetta a damu a chi voremu nui" che vuol dire "uomini, la michetta la diamo a chi vogliamo noi". Chiaro segno di emancipazione e libertà di scelta.
Tradizioni, credenze, sapori e profumi che ci accompagnano anche in questo periodo dell'anno particolare, dedicato al riposo e alle vacanze.
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