Ferzan Ozpetek: cinema e cibo.

 

Ferzan Ozpetek (Istanbul 3 febbraio 1959) è un regista, sceneggiatore e scrittore turco con cittadinanza italiana.

Un regista che ha prodotto dei film straordinari, che personalmente amo molto. Le sue pellicole esplorano le molteplici problematiche della società degli ultimi decenni. 

E' particolarmente legato al mondo del cibo, soprattutto alla tavola, un elemento per lui importantissimo: sinonimo di unione tra le persone, momento di condivisione, legame e relazione tra gli individui. Un porto fisico ma anche immateriale e sentimentale che emerge in ogni suo film e fa anche parte dei suoi ricordi del passato, in particolare dell'infanzia.

In ogni sua pellicola, come appena accennato, è presente un riferimento al mondo alimentare come luogo di incontro-scontro, di riappacificazioni, scontri di idee ma anche intese.



(Screenshot da dvd originale del film "La finestra di fronte", 2001)


In "Diamanti" suo ultimo film uscito nel 2024 la tavola è presente in molte scene e assume di volta in volta significati differenti. All'inizio, per esempio, è il luogo ideale attorno al quale il regista riunisce gli attori che discutono con lui del film in programma e delle rispettive parti. E' una scena molto bella di convivialità, condivisione, buona tavola ma anche lavoro e progettazione. All'interno della pellicola poi la tavola, o l'atto del mangiare in solitaria, sono anzitutto degli strumenti per definire i personaggi, i loro caratteri e le rispettive storie. E' anche lo strumento di rivalsa della donna maltrattata dal marito oppure il luogo in cui la famiglia riallaccia il dialogo col figlio. E' poi l'occasione per riflettere su se stessi e il proprio passato o, in una delle scene finali, progettare un nuovo futuro. Proprio in questa pellicola la tavola e i temi legati alle donne si legano in modo saldo e profondo, narrando le molteplici sfaccettature sociali, culturali e personali del mondo femminile in due epoche differenti.

Nel film "Le fate ignoranti" 2001 la mensa è espressione del ricordo e, al tempo stesso, della scoperta. Le scene in cui i cibi vengono preparati e condivisi o in cui si dialoga o litiga sono tra le più belle nel film. In questo caso il cibo è strumento d'unione tra passato e presente ma anche in un certo senso di accettazione e, perché no, metabolizzazione del lutto o di notizie forti.

In un'altra sua pellicola invece, "La finestra di fronte" del 2003, la cucina è proprio il luogo fisico in cui la protagonista scopre e spia il proprio vicino e, successivamente, viene a conoscenza di essere a sua volta spiata. Un luogo insomma in cui si rivelano altre realtà e altre vite, proprio come nella stessa pellicola accade a uno dei protagonisti, Davide Veroli ( interpretato da Massimo Girotti, scomparso dopo le riprese del film), ebreo e omosessuale scampato al rastrellamento del 1943 ma anche un pasticcere famoso e molto apprezzato. In quest'ultimo caso i tragici ricordi risalenti alla giovinezza dell'uomo e ai dolorosi fatti legati all'Olocausto si intrecciano con le abilità da pasticcere, con la sua precisione e meticolosità che si aprono alla giovane protagonista, da sempre appassionata alla pasticceria a cui, però, ha dovuto rinunciare.

In "Nuovo Olimpo" il cibo è quasi uno spartiacque tra la vita adulta (e nuova) del protagonista e un passato sospeso che riemerge e poi si rivela, proprio attraverso una cena.

Altro film molto bello è "Mine vaganti" del 2010, pellicola in cui il mondo del cibo è il contenitore dell'intera vicenda dato che la famiglia protagonista è affermata nella produzione della pasta. In quest'ultimo caso che desidero proporvi il pranzo in famiglia è l'occasione attraverso la quale le sorti familiari cambiano radicalmente. Non solo quasi come nella pellicola "La grande abbuffata" di Marco Ferreri del 1973, il cibo è, per un personaggio, strumento di morte. Se però nel caso citato ora la morte mangiando è sinonimo di decadenza, mancanza di valori e distacco dalla realtà, in Ozpetek invece è affermazione di sé, della propria volontà e, in un certo senso, della libertà di pensiero e di azione e, non da meno, passaggio attraverso cui la martoriata famiglia protagonista può sperare in un nuovo futuro di accettazione e relazioni più autentiche.

Un regista straordinario insomma, che ha saputo cogliere le potenzialità del mondo alimentare e l'importanza del cibo non solo nella vita umana ma anzitutto in quella sentimentale e sociale. Pellicole per riflettere, anche in termini gastronomici!

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