Cibo che unisce. Origine e storia del banchetto funebre.


Il rapporto dell'uomo con la morte è sempre stato molto complesso e articolato. Da sempre i nostri antenati hanno elaborato riti, tradizioni, forme artistiche, con lo scopo molteplice di esorcizzarla, consentendo la vita al defunto e, al tempo stesso, generando conforto alla comunità.
Certo è che le differenti culture nel corso del tempo hanno creato ed elaborato propri riti e tradizioni attorno a questo passaggio importante della vita. Una di queste è indubbiamente quella di allestire e consumare banchetti in onore dei defunti durante il commiato e/o nei giorni successivi. Di sicuro questa pratica non solo è molto antica ma comune a differenti culture e, ovviamente, località geografiche. Una ritualità quindi densa di storia, presente nelle civiltà del Mediterraneo e, inevitabilmente, anche in quelle della nostra Penisola: Etruschi e Romani, come vedremo di seguito, ne sono un chiaro esempio, tuttavia è bene ricordare che ancora oggi in numerosi luoghi e culture tutto ciò è ancora vivo e sentito.


(Necropoli etrusca di Monterozzi, Tarquinia, affresco presente
nella Tomba dei Leopardi)


Indubbiamente il mondo etrusco ha avuto un rapporto molto forte con il cibo, sia per quanto riguarda la vita che la morte. Un legame che si esprime non solo nell'elaborazione di preparazioni gastronomiche ma anche e soprattutto alla loro presenza nelle ritualità collegate con i vari momenti della vita. Numerose scene di banchetto infatti sono rappresentate in affreschi dell'epoca che documentano, tra l'altro, anche diversi sistemi di preparazione e impiego di materie prime e utensili. Ovviamente questo rapporto si è esteso anche alla morte e alle pratiche a essa associate. Infatti, nelle tombe si sono ritrovati non solo affreschi che rappresentavano scene di banchetti ma anche attrezzi, animali e materie prime che simbolicamente potevano servire al defunto nella sua vita dopo la morte.
Come ho precedentemente sottolineato, un aspetto importante era il banchetto o il simposio. Quest'ultimo era in sostanza l'ultima parte del banchetto di Greci e Romani in cui si cantava, recitava e assisteva a varie forme di intrattenimento, senza dimenticare l'atto del bere seguito e curato dal simposiarca.
Tutto ciò era, naturalmente con caratteristiche diverse, un tema ricorrente anche nell'iconografia del mondo etrusco. Va ricordato ancora una volta che il banchetto andava oltre i concetti che vi attribuiamo noi oggi perché fortemente connesso alla religione e, com'è già stato visto, al culto dei morti; a ciò si univa naturalmente la volontà di esibire ricchezza e prestigio sociale.
Nelle tombe antiche le scene di questo tipo erano composte esclusivamente da uomini; solo successivamente, dopo il 500 a. C. si consentì alla donna di partecipare al simposio. Le pratiche funerarie connesse al cibo erano suddivise in tre momenti: sacrificio rituale, cottura delle carni degli animali sacrificati, banchetto.
In diverse tombe infatti sono stati ritrovati utensili specifici dei tre momenti sopra citati: dal sacrificio alla cottura e consumo. Questi strumenti generalmente costruiti in piombo, metallo tenero non adatto alla cottura perché non sopporta alte temperature, furono forgiati e collocati all'interno delle tombe per accompagnare i defunti nel loro viaggio, quindi per uno scopo rituale e non reale.
Più articolato e complesso è il sistema di riti e credenze di matrice romana attorno alla morte.


(NELLE FOTO QUI DI SEGUITO: scene di momenti 
inerenti ai riti funebri, sarcofago in Santa Cecilia, Roma)







Anche in questo caso spesso la struttura delle tombe fu influenzata dalla pratica dei banchetti funebri: fori, pozzi ma anche spazi a loro destinati con triclini ricavati dalla roccia o in muratura. Oltre a questi elementi decorativi e funzionali che possono essere definiti fissi i ritrovamenti in più tombe hanno dimostrato che vi fossero presumibilmente anche elementi mobili che completassero gli spazi preposti a queste pratiche. Oltre a ciò, come del resto è noto, erano presenti anche condutture di diverso materiale il cui scopo era di portare delle piccole parti di cibo al defunto affinché se ne potesse nutrire simbolicamente. Una grande importanza degli alimenti quindi anche in questo aspetto della vita; all'inizio e alla fine di un lutto infatti si svolgevano tutta una serie di rituali in cui il mondo di ciò di cui ci nutriamo assumeva un ruolo importante, sia che il suo consumo fosse reale o simbolico. Anche per questa cultura si sa che venivano compiuti tre riti: seppellimento, sacrificio di un maiale e banchetto funerario. Lo scopo del sacrificio era assicurare al defunto la pienezza nella sua nuova dimensione, il banchetto invece (che prendeva il nome di silicernium ), serviva a purificare la famiglia in lutto. Sebbene non vi siano informazioni dettagliate sulla strutturazione di quest'ultimo si può affermare che una delle caratteristiche che possedeva era la funzionalità di separare il mondo dei vivi da quello dei defunti, anche e soprattutto grazie alla destinazione del cibo: per quanto riguarda la vittima sacrificale, per esempio, la carne era riservata ai vivi mentre il sangue era posto sulla pira.
Come ho già spiegato le ritualità funerarie anche per questa cultura erano complesse e duravano giorni, importante in tal senso era anche la cena "novemdialis" fatta nove giorni dopo e in cui la famiglia ottenuta la purificazione poteva rientrare nella società chiudendo così i giorni di lutto definiti "feriae denicales"; va precisato inoltre che nelle ritualità romane il numero 9 aveva un forte valore non solo nei riti funebri ma anche in quelli connessi alla nascita di un individuo.
La morte però non era la sola circostanza in cui venivano svolti riti funebri, vi erano anche i "parentalia", festa in onore dei defunti costituita da nove giorni (dal 13 al 21 febbraio) alla fine dei quali vi era un banchetto in cui i parenti accoglievano i propri defunti sotto forma di immagini.
Naturalmente tutte queste informazioni ci sono pervenute da iscrizioni, resti ma anche attraverso l'arte. Proprio queste ci hanno trasmesso non solo parte della struttura dei riti ma anche chi vi partecipava e gli strumenti utilizzati.
Culture riti e tradizioni che sembrano lontanissime da noi ma che in realtà vengono ancora celebrate oggi (naturalmente con caratteristiche assai diverse) in diverse parti del Mondo e sono probabilmente le discendenti di una tradizione in uso presso i primi cristiani ovvero il "refrigerium", rito particolare che risentiva delle influenze pagane e, in particolare, romane. Si hanno poche notizie ed informazioni sulle sue origini e caratteristiche, anche per il fatto che le fonti riferendosi a esso vi attribuivano significati spesso contrastanti: materiali, mistici, escatologici. Certo è che, come è logico pensare, l'influenza romana fu forte nelle prime comunità e questo è documentabile non solo nell'ambito appena esposto ma anche in senso più ampio.
Argomenti che mostrano, ancora una volta, come il mondo del cibo sia profondamente legato alla cultura dell'uomo e alla sua molteplicità di aspetti. Sicuramente la morte e tutto ciò che ne concerne fa parte di questo ciclo e il mondo alimentare dal suo procacciamento fino alla trasformazione è da sempre stato considerato una metafora delle fasi della vita e, al tempo stesso, mezzo per assicurarsi una continuità.

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