Le ritualità del cibo. Cultura alimentare tra sacro, profano e vita quotidiana.

Il  cibo, si sa, non è solo il nutrimento che sfama l'organismo e che ne consente la vita, ma veicolo di significati e, spesso, significante.
Del resto infatti la ritualità ha da sempre scandito la vita umana nei differenti aspetti che la caratterizzano, ciò comprende naturalmente anche il mondo dell'alimentazione. Fin dai tempi antichi il cibo e le derrate alimentari sono stati portatori di numerosi significati di differente natura ed entità, d'altra parte pensare il cibo è di per sé una forma di attribuzione di significato.
Questo argomento apparentemente semplice e scontato può rivelare pieghe e sfaccettature curiose ed inaspettate se si analizzano le sue componenti.

(Jean Beraud, La pasticceria Gloppe sugli Champs-Elysées,
1889, Parigi, Musée Carnavalet).

Anzitutto la prima divisione che deve essere fatta è tra i significati apportati da ritualità di matrice religiosa e quelli legati alla vita di tutti i giorni. Nel primo caso festività del territorio, ma anche solennità come Natale e Pasqua hanno avuto nel corso dei secoli inevitabili conseguenze anche sul mondo alimentare che si sono tradotte sia nell'elaborazione di piatti dai chiari significati religiosi (come si vedrà successivamente), ma anche di consolidate tradizioni associate alle loro modalità di preparazione e consumo.

(Hieronymus Bosch, Le nozze di Cana,
1475-1480, Rotterdam, Museo
Boymans-Van Beuningen)

A questo vasto capitolo sulla presenza del cibo nella vita umana si affianca quello che riguarda la vita di tutti i giorni che non è esente di significati, simboli e ritualità. Sono noti a tutti infatti numerosi proverbi che da Nord a Sud testimoniano la commistione tra sacro e profano e che hanno la loro massima diffusione nel mondo agricolo, non solo nei lavori quotidiani ma anche attraverso altri aspetti. La cucina è sicuramente l'associazione più conosciuta, articolata in infinite varianti, ne cito solo alcune: la preparazione di prodotti o cibi che hanno nella loro elaborazione o nella forma un rimando al mondo religioso (il burro con croci incise, ma anche il pane o pietanze che necessitavano di una lunga conservazione); a questo primo aspetto desidero associare quello riguardante gli attrezzi di lavoro che in numerosi luoghi d'Italia hanno elementi che sono associabili al mondo della religione (i carri nell'agricoltura con le incisioni di santi protettori, le croci poste in stalle o luoghi di stoccaggio e conservazione delle derrate alimentari), del resto questo aveva anche e soprattutto lo scopo di esorcizzare la sventura, consentendo quindi la buona riuscita delle pratiche agricole, un insieme di riti insomma che sono insiti nella natura umana ed erano già presenti prima del Cristianesimo. Altro particolare insieme è quello riguardante la scansione del tempo, ovvero la suddivisione della giornata non solo in funzione dei lavori quotidiani ma anche di momenti da dedicare alla devozione, il quadro di Jean-Francois Millet intitolato "L'Angelus" del 1858-1859 conservato al Museo D'Orsay a Parigi e di cui ne propongo un'immagine qua sotto ne è una chiara testimonianza.



Un aspetto collegato a quest'ultimo punto e che ho citato in verità anche in precedenza è la presenza di numerosissimi detti che regolano la vita quotidiana, i lavori, e i tempi utili per coltivare e trasformare il cibo.
La seconda grande divisone che può essere fatta riguarda gli ingredienti nelle diverse fasi che possono interessare la realizzazione di un piatto. A tal proposito occorre affermare che proprio questi sono apportatori di significati di matrice religiosa o antropologica: rinascita, rinnovo del ciclo della vita e delle stagioni, ma anche successione del tempo e caducità della  vita. Anche la loro modalità di abbinamento riveste un ruolo chiave in questo discorso, ingredienti che si completano a vicenda o che sono l'uno l'opposto culturale e di significato dell'altro; un tempo infatti gli accostamenti di materie prime erano importanti non solo sul piano sociale (per esibire disponibilità economiche e prestigio), ma anche per i significati religiosi di cui essi erano portatori. Zafferano, frutta secca, uova, carni particolari, sono solo alcuni esempi di quest'ultimo punto.

(Pieter Bruegel il Vecchio, Il banchetto nuziale, 1568, Vienna,
Kunsthistorisches Museum)

Anche la cottura dell'alimento o del cibo precedentemente preparato sono un aspetto importante per la nostra analisi,essa infatti ebbe nel corso dei secoli un valore sociale importante (si pensi alla dicotomia tra il bollito come simbolo della cucina povera e l'arrosto di quella ricca), ma nel tempo fu anche un modo per completare il rituale di preparazione di determinati cibi con particolari significati.
Un altro elemento di riflessione è la modalità di consumo che può differire a seconda delle occasioni: può essere condivisa, solitaria o riservata solo ad un determinato gruppo di persone. Un piatto può anche essere consumato subito dopo la sua preparazione o successivamente, in un tempo prestabilito, aspetto questo strettamente collegato ai festeggiamenti di tipo contadino collegati alle feste religiose; nella chiesa ortodossa, per esempio, i cibi vengono preparati durante la Settimana Santa e, dopo essere stati benedetti, consumati il giorno di Pasqua. Aspetto simile del resto ad altre ritualità presenti nella confessione cattolica e, in generale, in altre religioni.
Come posso infine concludere questa mia breve riflessione senza parlare della ritualità connessa all'atto di tramandare riti e trasformazioni alimentari? Questo punto infatti può articolarsi in più sfaccettature: la preparazione comune, le modalità di formazione delle giovani generazioni per consentire la sopravvivenza della tradizioni, anche culinarie, ed infine anche immagini, profumi e suoni che si imprimono nella memoria e che diventano parte attiva della storia dell'individuo e dei suoi ricordi.
Un mondo insomma, quello della ritualità connessa al cibo, estremamente articolato, simbolo di una cultura alimentare densa e viva nella storia e nella vita dell'uomo, passato e presente e, si spera, futuro.

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