Storia e curiosità attorno alla faraona.

 

La faraona è un animale da cortile ormai profondamente associato alla storia agricola di molte località italiane e alle tradizioni alimentari che esse possiedono.

E' chiamato in vario modo: gallina faraona, faraona comune, gallina di Numidia o gallina di Faraone. Un volatile dai molti nomi insomma e dalla storia curiosa. Proviene dall'Africa e dall'Isola di Madagascar. La sua domesticazione avvenne per opera di Greci e Romani. Dopo un breve periodo corrispondente all'Alto Medioevo in cui le prime faraone domestiche si estinsero, ricomparve attorno al Quattrocento a seguito della sua reintroduzione.




Come ho già esposto, è presente da lungo tempo nelle varie cucine della tradizione italiana e considerata da sempre una carne pregiata. Allevata nelle zone rurali e agricole e consumata, prevalentemente, per occasioni o ricorrenze speciali (soprattutto in passato). In genere viene proposta in due modi: arrosto o bollita, nell'ultimo caso particolarmente gustoso e dolce è il brodo che se ne ricava.

Una delle preparazioni più note è probabilmente la faraona alla creta la cui ricetta è densa di storia. La sua origine è attribuita infatti al popolo longobardo. Una tecnica antica che si connette con la capacità dell'uomo di sfruttare l'ambiente a proprio vantaggio. Probabilmente è tra le prime forme di cottura che l'uomo sperimentò dopo la scoperta dell'utilizzo del fuoco per cucinare e, quindi, trasformare le derrate raccolte e/o cacciate. L'uccello con le penne veniva coperto con argilla e poi nuovamente coperto da pietre roventi. Le varianti moderne hanno come differenza due aspetti: il volatile è pulito e la cottura è fatta generalmente in forno. Nell'antica tecnica comunque, una volta cotto, con la rottura e l'asportazione dell'argilla la carne risultava pulita e gustosa.

Altra preparazione per la nostra protagonista è in casseruola con conserva di pomodoro e olive nere, una ricetta tipicamente toscana. Molto apprezzata è anche ripiena, soprattutto in occasione del Natale.

Di certo va riconosciuto che è un animale molto rumoroso; ha inoltre la capacità di segnalare quando intrusi si intrufolano nel pollaio. Una caratteristica che fu sovente sfruttata in passato.

La nostra protagonista è presente anche all'interno della cultura e mitologia antiche. Meleagro, figlio di Eneo, re di Calcedonia, morì a causa del fortissimo odio della madre. Le sorelle, profondamente addolorate continuavano a far visita alla sua tomba. Diana, impietosita, le trasformò quindi in faraone, arricchendo il loro manto con le lacrime che avevano abbondantemente versato per il fratello.

La faraona è possibile trovarla anche nella grande opera di Pellegrino Artusi il quale consiglia di cucinarla, dopo una fondamentale frollatura, arrosto allo spiedo avendo cura di inserire al suo interno un pezzo di burro a cui si è aggiunto sale e, allo stesso tempo, steccare il petto con lardo affinché la carne possa essere tenera e succosa.

Un animale ricco di storia e gusto insomma ma anche profondamente associato alle nostre tradizioni agricole e culinarie locali, un modo per scoprire un pezzetto di noi e della storia di chi ci ha preceduto.

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