Cucina e inganno: un binomio possibile?

 

La parola "inganno" assume oggi, nella maggioranza dei casi, una connotazione negativa, anche nel modo di utilizzarla o riferirsi a essa. Ci sono in realtà contesti in cui questo termine designa un modo di operare che esula dalla funzione positiva o negativa ma è funzionale al raggiungimento di specifici obiettivi. Inganno bellico, ad esempio, è un preciso stratagemma militare; nell'arte invece è il termine corrispondente al ben più conosciuto trompe l'oeil, un tipo di pittura che ha come scopo quello di indurre in errore chi l'ammira facendo apparire reali e tridimensionali oggetti, personaggi o paesaggi che, in realtà, non lo sono (per ulteriori e interessanti significati del termine "inganno" consiglio di consultare le definizioni fornite dal Vocabolario Treccani).

Anche nel mondo del cibo questa parola assume numerosi significati, a volte anche contrastanti, che cambiano a seconda di: contesti, funzioni attribuitevi e, naturalmente, simbologie che essa spesso sottende. Un primo significato è quello che coinvolge la cucina e il suo legame con la storia. In passato infatti l'inganno era la chiave fondamentale nell'opera di trasformazione di alimenti e materie prime da parte dei cuochi. Lo scopo di ciò era sostanzialmente produrre cibi che, pur mutando in modo sostanziale le proprie caratteristiche, fossero conformi ai dettami dietetici del tempo. Per secoli infatti il rapporto tra cucina e medicina fu strettissimo e il ruolo della prima nel mantenimento della salute dell'individuo era considerato di vitale importanza. I cibi infatti dovevano rispondere a precise regole dietetiche per preservare sempre l'equilibrio degli umori.




Questa parola però assume anche il significato di esibizione e sfarzo nella cucina di ricchi e potenti che spesso ricorrevano ad allestimenti, stratagemmi nella realizzazione dei piatti e nella loro presentazione che avevano la funzione di stupire gli ospiti e suscitare in loro ammirazione. Due esempi significativi ripresi anche dall'arte del cinema sono: "La cena di Trimalcione" presente nel Satyricon di Gaio Petronio Arbitro e Vatel, famoso cerimoniere del Settecento. Casi, assai diversi tra loro, di come il cibo è da sempre un insieme complesso e articolato di significati e simbolismi sociali e culturali in cui anche l'inganno ha un ruolo preciso.

Quest'ultimo aspetto può essere variato tuttavia in una seconda declinazione: l'inganno dei ricchi nei confronti del popolo o, comunque, dei ceti bassi. Un esempio particolarmente significativo di ciò è fornito dall'episodio in cui è protagonista Sancio Panza, fedele scudiero di Don Chisciotte, quando nella seconda parte dell'opera gli viene fatto credere di essere divenuto governatore di un'isola. Sotto i suoi occhi sono fatti sfilare numerosi piatti che, con scuse improbabili vengono stabiliti essere inadatti al povero scudiero. L'unico scopo della corte è infatti affamarlo lasciandolo letteralmente a bocca asciutta.

L'inganno è tuttavia applicato anche in modo insolito nel sistema alimentare del passato. Nella suddivisione dell'anno in giorni "di magro" e periodi in cui la carne era ammessa l'elaborazione di cibi adatti all'uno o all'altro periodo fu da sempre fondamentale. Soprattutto nelle cucine dei ceti elevati vennero elaborati nel tempo piatti che, nei periodi di magro, fossero costituiti da ingredienti permessi. Sostituire una materia prima, ad esempio il latte di vacca con quello di mandorla, fu l'espediente che permise la creazione di numerosissime varianti differenti da una zona all'altra e funzionali a un dato periodo liturgico.

Il termine oggetto di questo approfondimento può essere applicato anche al ruolo magico che da sempre il cibo assume nella vita dell'uomo. Forme, colori, modi di essere presentato e consumato hanno fatto si che nel tempo e nelle culture più differenti ciò di cui ci nutriamo, unito all'inganno, abbia assunto un ruolo apotropaico nei confronti di entità negative, della sventura o, addirittura, della morte.

Anche i ceti poveri tuttavia hanno applicato questo termine attraverso l'elaborazione di piatti che emulavano quelli dei ricchi, utilizzando tuttavia le materie prime a loro disposizione; ciò avveniva in particolar modo per le grandi ricorrenze dell'anno o gli avvenimenti speciali.

Oggi questo termine rimanda alla complessità che il mondo del cibo ha assunto e agli innumerevoli intrecci con la società: dai vari packaging di prodotti alimentari, alle problematiche connesse ad alcune forme di coltivazione ma anche allevamento/macellazione, fino ad arrivare alle gravi conseguenze dovute all'inganno associato a forme di approccio patologico alla tavola (anoressia, bulimia e obesità). 

Un termine quindi che ancora oggi è fortemente connesso a ciò di cui ci nutriamo e su cui è bene riflettere per tentare di far luce su determinate dinamiche che coinvolgono il nostro rapporto con la trasformazione degli alimenti e il loro consumo. Un modo altrettanto efficace per essere realmente consumatori consapevoli e poter effettuare scelte ponderate e corrette, per noi ma soprattutto per il futuro.

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