Cibo e superstizione, credenze riti e pratiche tra ieri e oggi.

 

Quando parliamo di credenze e superstizioni affrontiamo un campo assai vasto che coinvolge passato e presente, ma anche determinate aree geografiche e, inevitabilmente la gente che nel tempo vi ha abitato. Del resto la definizione fornita dal dizionario ci fornisce qualche ulteriore elemento su cui ragionare:


"Credenza irrazionale, spesso dettata da ignoranza o da paura, in forze occulte ritenute portatrici di influenze perlopiù negative; ogni pratica o rituale dettati da tale credenza"

( definizione da Corriere della Sera / Dizionari )


Le pratiche di tipo scaramantico infatti o, in generale, le differenti forme di superstizione, sono nate e si sono evolute per cercare di dare delle risposte a quei fenomeni o aspetti della vita insondabili o mai completamente definiti. Determinate azioni o elementi hanno quindi il compito di seminare certezza in aspetti della vita ambigui.  Certamente il mondo alimentare rientra in questa grande tematica: cibi, materie prime, azioni e pratiche sono servite nel tempo a scongiurare la cattiva sorte e, al tempo stesso, assicurarsi fortuna e prosperità.

Oltre a essere presente nella religione il cibo quindi è divenuto nel tempo un componente fondamentale di credenze popolari e riti agrari; vari e complessi sono gli elementi attraverso cui tutto ciò si realizza. La forma di ciò che mangiamo è infatti uno degli aspetti che, con maggiore immediatezza, ci comunicano la sua destinazione anche in termini culturali, essendo spesso associata a feste religiose, ricorrenze del calendario civile annuale (semina, raccolto, risveglio della natura, solo per citarne alcuni) o grandi eventi della vita.




Anche gli ingredienti con cui un alimento è preparato, il loro modo di essere combinati e, prima ancora, trasformati sono aspetti che nei secoli scorsi erano intrisi anche di superstizioni e pratiche propiziatorie. Del resto da sempre si sono attribuiti a cibi o materie prime proprietà negative o positive, un piccolo errore nell'abbinare degli ingredienti o una loro accidentale caduta poteva essere interpretata come un simbolo di sventura o cattiva sorte. Anche il modo di cuocerli, servirli e consumarli sono stati da sempre regolati da rigide norme e credenze i cui effetti si estendevano alla vita di tutti i giorni.

In questo percorso un po' complesso il cibo può anche essere sinonimo di buon auspicio, il cui significato è ben esposto da un'altra definizione, quella presente nel Vocabolario Treccani:


"augurio, segno o circostanza che serve di presagio"


ovvero, può essere uno strumento in grado di attirare la buona sorte e favorire il benessere fisico ed economico di una famiglia o una società, ma anche: felicità, fecondità e, perfino, agire sul tempo meteorologico. Quest'ultimo aspetto meriterebbe una riflessione a parte, molte sono infatti le tradizioni che hanno trasformato nel tempo vari prodotti alimentari in strumenti per predire le condizioni meteo di una stagione o, addirittura, un anno: cipolle, patate o albume d'uovo sono solo alcuni esempi al riguardo.

Tutte queste pratiche, però, sono presenti anche a tavola, luogo fisico e culturale in cui le persone si incontrano. Dal modo di apparecchiare e servire i cibi, fino al numero di persone che possono partecipare a un banchetto, per non dimenticare i cibi serviti e i piccoli incidenti che possono determinare la sfortuna. Versare il sale o rovesciare l'olio sono due esempi noti di quanto appena esposto, tali significati sono associati non solo alla loro preziosità nelle epoche passate, ma anche alla profonda connessione con il mondo magico e religioso. 

Nello specifico appare interessante il caso del sale, merce costosa in molte località: oggetto di scambio, commerci, fonte indispensabile per conservare il cibo ma anche insaporirlo e, non da meno, potente antidoto contro gli influssi negativi. La tradizione popolare infatti, ma ancor prima l'esoterismo antico, attribuiscono a questo elemento importante un'azione forte contro la negatività. Presente nei riti benevoli e propiziatori, il suo rovesciamento comporta, come conseguenza inevitabile, un richiamo per forze negative o, addirittura, del demonio che, secondo la tradizione, arriverebbe alle spalle di chi ha compiuto il gesto. L'atto di lanciare dietro di sé una piccola parte di sale rovesciato ha proprio la funzione di ristabilire l'equilibrio dopo l'accaduto.

Anche il pane, alimento prezioso da non sprecare e costante rimando agli episodi evangelici, centro della fede cristiana, è un bene prezioso ma anche fonte di buoni auspici o presagio di sventura se cade a terra.

Anche gli utensili per produrre il cibo, cuocerlo e trasformarlo hanno bisogno di protezione o fungono loro stessi da mezzi di protezione. Due esempi significativi sono: nel primo caso le immagini di santi, croci o Natività poste su forni, carri, giochi o altri strumenti per proteggere loro, le materie prime con cui hanno a che fare, ma anche l'uomo intento nei lavori agricoli; nel secondo caso, invece, un esempio curioso (che può essere esteso a molti altri sparsi per i nostri territori) è quello del setaccio che in alcune località, posto dietro la porta, blocca e intrappola gli influssi negativi che potrebbero entrare in casa.

Un mondo particolare e denso di significati quello che intreccia il cibo con le credenze religiose ma, soprattutto, legate alle tradizioni agrarie e contadine. Ciò di cui ci nutriamo non è solo materia quindi, ma anche spiritualità, ingegno e cultura. I temi di questo approfondimento, indipendentemente dalle nostre credenze, ci rimandano proprio all'intreccio tra materiale e immateriale, trama di cui anche l'uomo è costituito.

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