Percorso culturale e storico attorno alla patata.

La patata, come tutti sanno, è uno dei prodotti più conosciuti provenienti dal Nuovo Mondo, ed è un dono della natura che per molto tempo rimase confinato ad un uso puramente ornamentale, soprattutto a causa della delicata bellezza dei propri fiori.
Ma quando arrivò in Europa? Approssimativamente nel 1569 e suscitò, in misura diversa, curiosità e stupore sulle sue origini e sul suo utilizzo. Perfino Papa Sisto V incaricò Charles de l'Ecluse, conosciuto come Carolus Clusius (Arras, 19 febbraio 1526 - Leida, 4 aprile 1609), botanico francese, di studiare questo nuovo prodotto. Dopo l'attività di ricerca concluse che si trattava di taratufli o taratufoli ovvero, in sostanza, piccoli tartufi. Da qui, presumibilmente, si derivarono i nomi (e le somiglianze linguistiche) con i termini tedesco e francese.

(Plastov, La raccolta delle patate,Gosudarstvennyj Russkij
Muzej Leningrad, 1956)

Nonostante all'inizio le curiosità furono molte, essa fu soggetta ad un veloce declino perché non era ritenuta adatta al consumo umano. Solo dopo più di un secolo l'attenzione tornò.
A partire dal 1573 incominciò ad essere molto richiesta in Spagna e la domanda crebbe soprattutto come alimento per le razioni dei soldati. Anche in Italia tra tante perplessità e opposizioni culturali, le patate furono associate dai ceti più bassi ed anzi, in modo diffuso erano a loro consigliate per due motivi principali: sia perché potevano essere una valida fonte di sostentamento poi, in seconda analisi, perché il loro stomaco non avrebbe avuto conseguenze negative nel consumarle. Legato a quest'ultimo aspetto, numerosi trattati ed intellettuali sostenevano la tesi della sua idoneità al consumo per i ceti inferiori perché, qualora avesse provocato indigestione, essa non avrebbe provocato danni al fisico del povero o del contadino, anzi, avrebbe pensato di essere più sazio.

(Albert Anker, La piccola pelatrice di patate)

Un prodotto che sostanzialmente provocò per molto tempo considerazioni opposte,  chi lo elogiava come valida fonte di sostentamento per la popolazione affamata e provata da epidemie o carestie, chi invece lo considerava esso stesso portatore di importanti malattie. Quest'ultimo aspetto era avvalorato, secondo alcune tesi, dal fatto che i fiori della patata somigliavano a quelli della morella, pianta erbacea velenosa, anch'essa appartenente alla famiglia delle solanaceae.
La moda e l'apprezzamento per i fiori della patata (di cui ho accennato all'inizio) si sviluppò e diffuse quando re Luigi XIV si presentò ad un ricevimento con un mazzetto di fiori agganciato al cappello. Ma la sua abilitazione dal punto di vista gastronomico (che fu lenta e tortuosa) avvenne, come tutti sanno, per merito del famoso Parmantier che tornato dalla prigionia nel 1763, incominciò in breve tempo ad interessarsene.
Ma a dir la verità, le opposizioni alla nostra protagonista durarono per molto tempo e rimasero presenti fino alla fine del XVIII secolo. Emblematiche, in alcuni casi, furono le rivolte dei contadini che si rifiutavano di accettarne le imposizioni al consumo; anche loro, seppur costantemente attanagliati dalla fame, non la riconoscevano adatta all'alimentazione umana.
Come non ricordare brevemente poi che nel 1845 una grave carestia colpì l'Irlanda e la mise in ginocchio economicamente e socialmente, essa fu causata da un parassita che distrusse quasi tutte le colture.
Nonostante questi alti e bassi sociali, culturali e storici, la patata fu un alimento importante nell'alimentazione e nel sostentamento umani.

(Van Gogh, due contadini piantano tuberi di patate, 1885,
Kunsthaus, Zurigo)

(Joan Mirò, La patata, 1928, Metropolitan Museum
of Art, New York)

Nella storia dell'arte non appare spesso; il primo che la rappresentò e documentò fu Giuseppe Arcimboldo, nelle sue famose rappresentazioni pittoriche.
Van Gogh invece, riuscì a documentare il rapporto tra la patata e la società, non solo come tema alimentare, ma soprattutto come denuncia sociale. Altri pittori che ne documentarono i vari aspetti legati alla coltivazione e alla società furono Georges Rohner, Plastov, Camille Pissarro.
Un legame forte quello della patata, che indubbiamente si è evoluto nel tempo, passando da un elemento ornamentale, ad un prodotto adatto ai poveri, ad un consumo più ampio e infine ai nostri giorni la sua presenza si divide tra due grandi fuochi: ingrediente o abbinamento a tanti piatti italiani che sono ancorati alla storia e tradizioni, oppure emblema del cosiddetto "cibo spazzatura" (intendo le patatine fritte) e di un modo di mangiare tipicamente giovanile che non giova non solo alle nostre radici culturali, ma soprattutto alla salute.
Storie, tradizioni ed ambiguità che si ripetono ed evolvono nel corso del tempo.

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