Charlie Chaplin, il cibo per riflettere.


Charlie Chaplin è sicuramente uno dei volti del cinema più conosciuto ed apprezzato. Una figura estremamente complessa: autore, comico, regista di numerosissimi film, volto noto insomma del panorama cinematografico del secolo scorso ma, in generale, della cultura internazionale.
Le sue opere affrontano tematiche forti, importanti e spesso spinose, utilizzando metodi di analisi e narrazione innovativi ed estremamente interessanti.
Il cibo naturalmente entra in questo ampio argomento ed anzi, diviene esso stesso fonte e mezzo di riflessione. Sicuramente la tematica più affrontata è quella della fame, declinata in diverse variabili ma che comunque è, di fatto, il filo conduttore e la caratteristica fondamentale di Charlot, noto anche come "il vagabondo", figura centrale in tutto ciò a partire dal 1914, anno in cui appare per la prima volta nel film "Charlot ingombrante".
Chaplin affianca alla fame l'inevitabile sofferenza da essa causata e le sue conseguenze sul carattere, sul modo di pensare e comportarsi dei ceti più deboli e, al tempo stesso si costituisce come accusa nei confronti di un sistema economico-sociale cieco e sordo in cui le parole d'ordine sono: emarginazione ed ingiustizia.
L'indubbia arte del nostro protagonista è anche e soprattutto saper raccontare tutte queste tematiche particolarmente importanti ma anche complesse e ingombranti senza risultare noioso anzi, entrando a pieno nella definizione di "comico".
Non mancano quindi scene esilaranti in cui il cibo la fa da padrone. In "Charlot e le salsicce" del 1914 Chaplin ruba gli insaccati che Mabel, venditore ambulante, cerca di vendere in un autodromo. La situazione degenera divenendo una vera e propria rissa in cui vengono coinvolti tutti, compresi poliziotti e spettatori. Simile per certi aspetti è anche "Vita da cani" del 1918 in cui Charlot è un vagabondo accompagnato da un cane; ambedue attendono invano durante la giornata un aiuto da parte dei passanti ma, spinto dalla fame, sarà costretto a rubare panini e salsicce da un venditore ambulante, per la gioia sua e del piccolo amico a quattro zampe.



(Locandina del film "Vita
da cani")



Del resto, come ho citato prima, la fame è il filo conduttore dei film di Chaplin e anche, inevitabilmente, la caratteristica che più si associa a lui. Altro film spassosissimo e, al tempo stesso, molto interessante è "La febbre dell'oro" (1925) in cui Chaplin deve costantemente combattere con questa scompagna sgradita. Nel film è un cercatore d'oro che, stremato dalla natura avversa, trova rifugio in una capanna e, dopo alcune peripezie, stringe una singolare amicizia con Giacomone. Proprio con lui condivide come pasto del Thanksgiving il suo scarpone bollito. Una scena semplicemente straordinaria, la scarpa lessa viene divisa in due parti, una a lui e l'altra al compagno; qui il nostro protagonista "sfiletta" il suo particolare cibo come fosse un pesce intero cotto e, anzi, toccandogli in sorte la suola, succhia i chiodi con gusto come fossero i pezzetti di polpa rimasti attaccati alla spina centrale oppure le ossa di un pollo. Giacomone, al contrario, consuma il pasto con malcelato disgusto, non solo, in una scena successiva, confuso dalle nebbie della fame scambia il povero Charlot per un grosso pollo e tenta di ucciderlo per poterlo mangiare.



(Scena da "La febbre dell'oro", 1925)



Dello stesso film è un'altra scena nota, quella della "danza dei panini", in questo caso però protagonista non è la mancanza di cibo ma dell'amata. Il nostro protagonista infatti, dopo aver atteso senza risultati durante la notte di Capodanno l'arrivo di Georgia e delle sue amiche si addormenta, sognando così il loro arrivo e la danza con forchette e panini che fa per loro.
Altro tema importante affrontato da Chaplin è l'inevitabile mutazione del rapporto col cibo data dall'industrializzazione e, soprattutto, dalle sue conseguenze sulla vita dei lavoratori. Sicuramente "Tempi moderni" del 1936 il cui regista e protagonista è Chaplin, ne è un esempio. Famosissime infatti sono le scene di lui alle prese con gli ingranaggi o con la catena di montaggio. Emblematica è anche, indubbiamente, la macchina automatica per dare da mangiare agli operai. 
Anche in questo caso non mancano gli spunti di riflessione, primo fra tutti è la catena di montaggio, declinata nei due grandi momenti che compongono la vita di un operaio: produttivo oppure di riposo. Ne emerge quindi in secondo luogo una critica aspra ad un modo di lavorare e produrre che ha conseguenze negative e, come vuol dimostrare nella scena della mensa, è lontano dall'esser perfetto.
Inoltre emergono anche altri spunti di riflessione: l'individuo che non riesce ad adattarsi a questi processi meccanici e viene inevitabilmente escluso, l'assenza di rapporti umani e la predominanza degli interessi capitalistici. Una critica aspra ad un modello che allora era agli albori ma oggi, purtroppo, è sempre più consolidato.
In conclusione, anche per il rapporto con il cibo, i film di Chaplin si dimostrano estremamente sensibili ai problemi della sua epoca, mezzi di denuncia e di analisi sociale e, non da ultimo, documenti per analizzare il legame tra cibo e società.  Li considero dei tesori preziosi ancora oggi, anzi, soprattutto oggi, perché riescono a mettere in discussione alcuni aspetti della società in cui viviamo che permangono nonostante siano passati molti anni.
Non da ultimo, torno a ripeterlo come leit motive di molti miei post, si mette in evidenza anche la forte valenza simbolica del cibo e il suo legame profondo con i differenti aspetti della cultura, passata e presente. Guardate la scena dello scarpone, potete dire che ho torto?



(Scena da "Tempi moderni", 1936)


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