Un dolce di Carnevale insolito: Lattemiele!
Il dolce protagonista di questo approfondimento è certamente poco conosciuto come tale ma sottoforma di semplice abbinamento ad altre squisitezze. Rispetto al passato infatti, non si è evoluta e modificata solo la pasticceria ma, naturalmente, anche i nostri gusti e l'idea che oggi abbiamo di dessert.
E' certamente una tradizione antica che è bene riscoprire, soprattutto dal punto di vista storico. Altro non è che panna montata con miele (la ricetta originale), che poi venne sostituito dallo zucchero, ingrediente che fu per lungo tempo simbolo di ricchezza e disponibilità economica.
Nei primi del Novecento in molti territori italiani per la festa di Carnevale vi era la tradizione che pasticcerie e latterie offrissero questo semplice dolce insieme a molte altre specialità.
Nel corso del tempo assunse differenti nomi, anche a seconda dei differenti territori in cui veniva preparato: "lattemmièle", "latt'e mièle", "latte e mièle", "lattemèle".
Una golosità molto apprezzata da grandi e piccini che nel tempo ha determinato anche l'origine e diffusione di espressioni per indicare lo stato di felicità e una vita senza preoccupazioni.
La prima testimonianza scritta del nostro protagonista risale al Rinascimento e, nello specifico, al fiorentino Giovanni Vittorio Soderini, agronomo italianò che la citò all'interno di una sua opera.
Nel 1827 Giacomo Leopardi in una lettera al padre ne descriveva la preparazione.
In realtà, sebbene per questo gustoso e semplice dolce venisse utilizzata la panna, le citazioni del binomio "latte-miele" sono molto antiche, tanto da essere presenti anche nei testi biblici.
Certo è che la sua origine è fondamentalmente contadina e associata al desiderio di festeggiare le piccole/grandi occasioni della vita con le materie prime che i ceti poveri avevano in dispensa nella maggior parte dei casi: panna, derivante dall'allevamento anche domestico delle vacche e miele, immancabile in campagna.
Anche Cristoforo Messisbugo, cuoco italiano del Cinquecento, nella sua opera del 1549 "Banchetti. Composizione di vivande e apparecchio generale" c'è un capitolo dedicato ai latticini e, in generale, ai lavori del latte in cui menziona il nostro protagonista e il modo di prepararlo:
"Pigliarai la pana de latte, secondo la quantità che vorrai fare e uno fiasco, e ponila in una zanzola collo coperchio buso e habbi uno bastone con un tondo dal capo di sotto come sono quelli che si fa il butiro e menalo bene suso e giuso un pezo, e poi cava il bastone e lascia stare un poco che nascerà il lattemele di sopra e con una cazzola lo andrai cavando e ponendolo in uno vaso in luoco fresco (...) Poi come il vorrai mandare in tavola lo imbandirai in piatteletti, dandoli sopra zuccaro fino".
In questa breve citazione si capisce bene non solo il modo di produzione ma altri due aspetti importanti: anzitutto l'utilizzo dello zucchero per i ceti elevati e, non meno importante, l'esistenza di differenti modi di prepararlo e servirlo.
In alcuni autori e in diversi territori il lattemiele viene preparato montando la panna con zucchero (una volta miele), in altri casi, come quello citato precedentemente, i dolcificanti erano posti alla fine.
Oggi la panna montata con lo zucchero, come ho esposto all'inizio del nostro viaggio, è ancora molto presente e amata. Quel che si è perso e andrebbe studiato e approfondito ulteriormente è la percezione che avevano le generazioni che ci hanno preceduto di questo composto, non come un qualcosa per accompagnare altre preparazioni ma un vero e proprio (semplice) dessert.
Tradizioni e gusti che cambiano ma che ci tentano ancora oggi, come un tempo!
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