Cibo e ricordo, una parte importante di noi!

 

Il ricordo è una parte importantissima della nostra vita per tanti motivi, non solo perché in esso rivivono le persone che non ci sono più ma anche perché possiamo letteralmente tener vivi piccoli/grandi avvenimenti della vita e occasioni che ci sono care.

Il mondo alimentare gioca un ruolo fondamentale nella breve riflessione che ho appena fatto: profumi, colori, piatti o materie prime suscitano in ognuno di noi memorie vive, sia positive che negative.

Del resto il cibo ha grande importanza nel definire la nostra identità, l'appartenenza a un dato territorio ma, soprattutto, a un sistema sociale non solo (o non tanto) suddiviso in classi ma contenitore di valori e modi di pensare e concepire il presente, il passato e il futuro.

Mangiare e tutto ciò che riguarda questo atto fisico fondamentale per la nostra esistenza biologica è anche fondamentale per il nostro sistema di credenze e valori, per l'importanza che diamo alle persone che ci hanno preceduto e, in particolar modo, per le emozioni che ci provocano. Siano esse positive o negative.




Il nostro protagonista è quindi anche simbolo di nostalgia e desiderio, ne sono un esempio i piatti che per molti di noi ci preparavano nonni o genitori e che ora serbiamo con affetto e malinconia nel cuore.

Il ricordo legato al cibo, soprattutto oggi, è anche di fondamentale importanza non solo in termini sentimentali ma anche per ricostruire una parte del patrimonio gastronomico che si è dimenticato o di cui si sono apparentemente perse le tracce. Molti casi in tal senso potrebbero essere citati di colture, materie prime e tradizioni gastronomiche che si stanno lentamente recuperando anche grazie ai ricordi di persone anziane e a poche testimonianze scritte ancora esistenti.

L'esempio (notissimo) di Proust e della madeleine è emblematico. Il gusto riesce ad attivare i nostri ricordi, a collegarci con essi e, conseguentemente, a emozioni, sensazioni, a parti del nostro vissuto che non ricordavamo più di possedere.

Oltre alle spiegazioni di matrice antropologica e sociale ci sono naturalmente anche quelle scientifiche. L'olfatto è il senso più connesso alla memoria a cui subentrano, naturalmente, anche gli altri.

Va anche ricordato che il ricordo alimentare è uno degli strumenti che la nostra specie ha attivato per la sua sopravvivenza e la funzione di ricordare è fondamentale perché in passato consentiva all'uomo di evitare quelle materie prime che, a un precedente assaggio, avevano suscitato in lui disgusto o, peggio, malessere.

Il ricordo è anche strettamente associato alla nostalgia (come accennato in precedenza), soprattutto se declinato in campo alimentare, in particolar modo quando si ha la consapevolezza che persone o situazioni, anche legate a luoghi geografici o esperienze come viaggi, non ci saranno più o non potranno più verificarsi.

La letteratura ha testimoniato nel corso del tempo proprio questi aspetti. Moltissimi scrittori, anche italiani, hanno infatti associato il ricordo a specifici cibi o tradizioni alimentari. Per quanto riguarda il primo Pascoli ne è un esempio significativo: il ricordo dei propri cari scomparsi rivive all'interno delle sue opere anche grazie ai profumi dei cibi, ai piatti che lui amava e che gli venivano preparati quando era giovane.

Per il secondo aspetto invece Grazia Deledda documenta nei suoi romanzi tradizioni alimentari e pratiche della sua terra, restituendoci così la profondità di una cultura alimentare secolare in parte scomparsa e dimenticata.

Questo insieme di molteplici valenze fa quindi del ricordo un mondo da esplorare ancora oggi, senza preconcetti o, peggio, snobismo, ma con voglia di indagare una parte di noi importante e dalle potenzialità inattese. 

Profumi, sapori, colori che sono tesori preziosi privati ma, oggi più che mai, anche documenti di cibi e ricette lontane che possiamo e dobbiamo far rivivere per evitare che scompaiano irrimediabilmente.

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