Api e miele nell'arte tra usi quotidiani, simbologie e società.
L'uomo ha da sempre intessuto uno stretto legame con le api e, indirettamente, col miele, non solo dal punto di vista alimentare o commerciale ma anche e soprattutto simbolico e culturale. Nel corso del tempo infatti numerosissimi artisti hanno immortalato questi due importanti beni in numerosissime opere d'arte e con tecniche molto diverse tra loro.
Le api hanno molti significati allegorici connessi alla vita, simbologie sacre ma anche esoteriche o, addirittura, associate alla massoneria.
E' comunque l'arte rupestre a fornirci il primo documento del rapporto tra uomo e ape. Nello specifico è una scena di raccolta del miele nella Grotta Cueva di la Arana, a Valencia (Spagna), ed è datata circa 7000 a. C.
(Api, Tacuinum Sanitatis, XIV secolo) |
L'apicoltura era consolidata anche nelle culture antiche, come dimostrano i geroglifici risalenti al 2600 a. C. Del resto l'ape fu in molte culture simbolo delle divinità e dei molti miti che le coinvolgono.
Con l'avvento poi del Cristianesimo la sua immagine venne utilizzata spesso per indicare la castità e la risurrezione. Molte vite dei santi sono associate a questo insetto: Santa Rita da Cascia e Sant'Ambrogio sono solo due dei numerosi esempi che possono essere fatti. Sempre unita ai santi ne è il simbolo della retorica ed eloquenza, come testimoniano le vesti di Sant'Apollinare a Ravenna.
Nel lungo periodo del Medioevo gli animali furono oggetto di associazioni positive e negative, la nostra protagonista ebbe sempre esclusivamente le prime; a partire dal Cinquecento fu poi connessa ai piaceri dell'amore e alla vita coniugale.
Nel tempo comparve inoltre negli stemmi di molte famiglie nobiliari. La più conosciuta sono senz'altro i Barberini il cui nome originale era, in realtà, Tafani. Fu infatti una importante e influente famiglia nobiliare italiana che si trasferì prima a Firenze e poi a Roma, collegata alla figura di cardinali e di un papa, Urbano VIII.
(Filippo Juvarra, Stemma Borrominiano di Urbano VIII in Palazzo Barberini, 1711) |
Anche il miele è però presente nell'arte e, anche in questo caso, è apportatore di numerose allegorie tra cui spiccano la dolcezza della vita e dell'amore.
Un alimento presente non solo in cucina ma anche nei rituali religiosi e nei testi sacri di tutte le epoche. Nell'Antico Testamento è l'alimento puro per eccellenza, simbolo della provvidenza. Nei secoli successivi divenne anche l'immagine della soavità, della dolcezza di Dio e di Cristo, Suo figlio. Allo stesso tempo, dal lato opposto, fu simbolo dei piaceri carnali e dell'eros.
Una sostanza quasi magica che ha sempre affascinato gli artisti, anche quelli contemporanei. Blake Little, per esempio, è un fotografo che rovesciò miele sui corpi nudi dei modelli per catturare così la loro trasformazione materiale e simbolica.
Celebri sono anche i lavori di Joseph Beuys e Mark Thompson. In quest'ultimo caso l'artista si unisce quasi al lavoro delle api osservando attraverso un cubo di vetro dotato di buco il lavoro di un alveare ficcandoci letteralmente la testa dentro; Una possibile risoluzione dell'enigma antico relativo al nascondimento delle api? Un modo valido per riflettere su passato e presente e le simbologie relative. Nel primo esempio invece è il miele il protagonista, il cui utilizzo conferisce profondi significati.
(Juan van der Hamen y Leon, Natura morta con bicchieri, ceramica e dolci, 1622, Madrid, Prado) |
La presenza quindi di api e miele nell'arte non è solo sinonimo della loro importanza nella vita dell'uomo ma anche, aspetto questo particolarmente importante, documenti delle modificazioni delle modalità di allevamento di questi insetti, del procacciamento del miele dagli alveari coltivati o presenti in natura e, naturalmente, il rapporto con l'alimentazione e la vita quotidiana.
Nell'arte contemporanea poi i lavori che utilizzano i nostri protagonisti possono essere anche una forma di denuncia e indagine delle precarie condizioni in cui versa la natura che ci circonda, gli effetti del cambiamento climatico e l'indifferenza, purtroppo, ancora imperante tra i potenti.
Aganetha Dyck, per esempio, è una scultrice canadese interessata all'ambiente e alla relazione tra le diverse specie. Sono celebri le sue opere in cui le stratificazioni di cera delle api diventano parte integrante di piccole statue fatte dalla mano umana.
Ren Ri, artista e apicoltore cinese invece, attraverso il proprio lavoro vuole affrontare il tema del rapporto tra uomo e natura e le conseguenze che ne derivano, sia positive che negative.
Toma Libertiny infine è un designer slovacco che con il suo lavoro e l'utilizzo della cera vuole contrapporsi alla società consumistica moderna. La cera infatti è assolutamente peculiare, come l'ape del resto: la sua produzione è lenta, è vulnerabile ma al tempo stesso resistente. Caratteristiche assolutamente contrastanti che permettono di relazionarsi bene con la società d'oggi.
Api e miele sono quindi due alleati formidabili dell'uomo e della sua cultura, veri e propri tesori materiali e immateriali di cui abbiamo ancora molto da imparare. L'arte nel tempo ci ha insegnato, e lo fa ancora oggi, a considerare il cibo non solo in termini utilitaristici ma anzitutto esistenziali e simbolici. Forse, in questo senso, può essere davvero una valida alleata per un cambiamento profondo e duraturo della società e, soprattutto, del mondo in cui viviamo.
(Guercino, Sansone porta il favo di miele ai genitori, 1657, San Francisco, M.H. de Young Memorial Museum) |
Commenti
Posta un commento