... Amando con il cibo.

Fin dai tempi più remoti il cibo è stato non solo una fonte di sostentamento ma ha assunto significati più profondi: è diventato un mezzo per comunicare lo status sociale se pensiamo a cibi come la carne che non erano appannaggio di tutti, è diventato veicolo attraverso il quale poter comunicare con il mondo divino e quindi, in virtù di questa caratteristica, ha assunto una valenza magica.
Rimanendo in questo ambito è noto a tutti come il cibo sia stato considerato un mezzo particolarmente efficace per assicurarsi fecondità e prosperità o, più semplicemente, il cuore della persona amata.
Già le civiltà antiche avevano elaborato una serie di rituali con lo scopo di assicurare quello che ho appena detto. E' noto come nei grandi pantheon antichi vi fossero divinità che proteggevano la sfera sentimentale e amorosa; queste non erano solo le dirette destinatarie di riti di propriziazione ma anche le protettrici di determinati generi alimentari.
Spesso quando pensiamo all'amore e al sesso nell'antichità e nella civiltà greca la mente si sposta subito alla figura di Afrodite, dea greca che proteggeva questi due aspetti importanti della vita dell'uomo.

(Ares e Afrodite, Museo archeologico nazionale 
di Napoli)

Sulle sue origini le fonti scritte sono contrastanti: per Omero è figlia di Zeus e Dione mentre per Esiodo è nata dalla schiuma formatasi dai testicoli di Urano recisi dal figlio minore Crono, istigato dalla madre Gaia stanca di dover generare una numerosissima prole.
Le origini della divinità descritte da Esiodo chiariscono particolarmente qual'era l'ambito della vita umana cui essa veniva associata.
Per gli autori antichi il legame tra cibo e sesso era molto stretto e, in questa logica, vi erano alimenti efficaci per l'eros e altri per la fertilità.
Per i Greci porri, cipolle, aglio e menta erano molto afrodisiaci, quest'ultima sopratutto era considerata sacra e dal potere eccitante e corroborante, nata dal corpo smembrato della ninfa Mintha, amante del dio degli inferi Ade.
Anche nell'antica Roma il cibo assume la medesima funzione e gli autori latini dedicano molte pagine nei trattati al rapporto tra cibo e amore e quello tra cibo e sesso. I protagonisti di questo rapporto sono, nella maggioranza dei casi, alimenti di origine vegetale. A tal proposito Varrone in una ricetta prescrive: "Per coloro che cercano le gioie di Venere, lessare i lampascioni in acqua, poi, come si fa anche per le nozze, servirli con pinoli, il succo estratto dalla ruchetta e con pepe".
I lampascioni sono tra gli alimenti che più fra tutti avevano una funzione afrodisiaca. Anche Marziale ne parla (Epigrammi XIII, 34), egli scrive infatti di un uomo anziano che viene deriso per essere stato scoperto a mangiarne in grandi quantità: "... i lampascioni potranno solo riempirti lo stomaco... " scrive riferendosi al vecchio.


(affresco età romana)

Nella cultura romana erano presenti anche diverse bevande, tutte di origine vegetale ma con la medesima funzione; una in particolare era la bevanda alla rucola (bibere erucae) considerata altamente afrodisiaca.
Quest'ultima preparazione alimentare mi permette di fare una riflessione sulle perenni influenze che la civiltà greca ebbe su quella romana. Anche sotto questo aspetto risulta chiaro come questa bevanda sia una derivazione di quelle cerimoniali che venivano preparate durante i banchetti rituali in onore del dio Bacco; è chiaro inoltre come questa usanza sia frutto della ben più vivida tradizione dei banchetti orgiastico-rituali in onore di Dioniso che venivano celebrati in tutta la Grecia.
Spostandoci temporalmente, le credenze si evolvono ma le finalità rimangono immutate anche durante il Medioevo. E' proprio in questo periodo che si diffonde e consolida la meidicina Galenica in cui la cucina ha un ruolo fondamentale. La teoria caratterizzante questa scuola (come è già stato affrontato in altri articoli) è la "teoria degli umori" che compongono ogni essere umano e il cui equilibrio è di fondamentale importanza per mantenere l'individuo in buona salute; secondo questa logica la cucina è fondamentale perchè, grazie al corretto accostamento di alimenti che corrispondono ai diversi umori, è possibile mantenere l'uomo in salute. Secondo questa medicina i vari "stati" della condizione umana venivano considerati come uno squilibrio degli umori o come una quatità eccessiva di uno rispetto agli altri. La sessualità era quindi un ribollimento di umori caldi e umidi, di conseguenza gli alimenti che secondo le credenze medievali potevano risvegliare la carne erano proprio quelli che venivano considerati caldi e umidi, per quanto riguarda i vegetali: ceci, fave, cipolle, porri, cavoli, melanzane, castagne, pinoli, mandorle e fichi.
Alimento però che, nella grande famiglia dei prodotti della terra, era particolarmente importante era il tartufo: esso non solo veniva considerato simbolo di prestigio, emblema delle classi elevate ma anche potente antidoto per risvegliare i sensi. Giovanni Michele Savonarola (medico; Padova, 1385 - Ferrara, 1468) lo consigliava per i vecchi che avevano una moglie giovane e bella. Anche un grande umanista e gastronomo italiano come Bartolomeo Sacchi, detto il Platina (Piadena 1421 - Roma 1481) nel suo breve trattato di gastronomia "De honesta voluptate et valetudine" definisce il tartufo come: "... un eccitante lussuria (...) servito spesso nei pruriginosi banchetti di uomini ricchi e raffinatissimi che desiderano essere meglio preparati ai piaceri di Venere".
Un'altra grande categoria alimentare che durante tutto il Medioevo (ma anche nei secoli successivi) ha avuto forte importanza come simbolo di nobiltà e di prestigio ma anche, ed è il caso trattato in questo articolo, come valido antidoto per favorire la vita amorosa, sono le spezie. Un esempio su tutte è la cannella: considerata molto preziosa e simbolo per eccellenza della nobiltà visto la difficoltà di reperirla e, di conseguenza, gli alti prezzi; per Nostradamus era uno degli ingredienti fondamentali per il suo potente filtro d'amore.
Quando si parla, durante tutto il Medioevo, dell'associazione degli alimenti alla sessualità è necessario analizzare anche la contrapposizione con la religione. Il cibo era visto come una via che portava al peccato e alla perdizione, in particolar modo quello a scopo amoroso. A tal proposito fiorirono scritti di Santi che ammonivano il popolo di Dio da questo grande pericolo. San Girolamo scriveva: "All'avidità di cibo si accompagna sempre la lascivia", Sant'Ambrogio affermava inoltre: "Come il satollarsi scaccia la castità, così la fame è amica della verginità e nemica della lussuria". Se consideriamo questo vasto ambito di analisi sono molte le riflessioni che si possono fare sul cibo nei monasteri. Sotto l'aspetto che si sta analizzando è bene affermare, in linea generale, che gli ordini monastici prestavano molta attenzione sia al tipo di cibo che veniva servito all'interno dei monasteri ma anche la quantità, la sua natura e le modalità di cottura. Su tutto la carne (specialmente di quadrupedi) veniva guardata con sospetto perchè ritenuta fonte del risveglio dei sensi e quindi del peccato; proprio per questo anche solo toccarla veniva considerato pericoloso, tanto che chi lo faceva senza i dovuti permessi veniva messo in quarantena.
Con la scoperta dell'America molti alimenti che inizialmente venivano guardati con sospetto diventarono poi importanti simboli dell'eros: è il caso del cacao e del peperoncino. Durante il XVIII secolo infatti, la cioccolata calda era un simbolo di raffinatezza oltre che essere considerata molto afrodisiaca.

(Anonimo, XVIII secolo)
                  
Proprio durante questo secolo il rapporto tra sesso e cibo raggiunse il suo culmine: l'uno non poteva esistere senza l'altro; Casanova nella prefazione del celebre "Histoire de ma vie" afferma; "Coltivare i piaceri dei sensi è stato in tutta la mia vita il mio primo impegno. Sentendomi nato per il sesso diverso dal mio, l'ho sempre amato, e me ne sono fatto amare quanto ho potuto. Ho anche amato con trasporto la buona tavola". La tradizione vuole che fu proprio grazie a lui che le ostriche divennero uno degli alimenti afrodisiaci per eccellenza, grazie alla sua abitudine di consumarne sempre un piatto prima di andare a dormire.

(Jan Steen, ragazza che mangia ostriche,
1658 - 60 circa)

Durante il XIX secolo alcuni degli alimenti che in precedenza venivano considerati afrodisiaci divennero simboli del Romanticismo prima e successivamente del Decadentismo.
Questo nostro viaggio merita un'ultima analisi: i cibi considerati afrodisiaci dai ceti elevati spesso non lo erano per quelli bassi; questo fatto non è dovuto solo alla mancanza di disponibilità economiche ma anche alla presenza di rituali e pratiche che, se compiuti, avevano lo scopo di caricare l'alimento di quell'aspetto magico fondamentale per assicurare la fertilità o il legame amoroso. Questo discorso vale in territorio italiano, in particolar modo, per le regioni centro-meridionali.
Facciamo attenzione perchè le ritualità, le tradizioni e le superstizioni di oggi non sono altro che l'elaborazione e trasformazione di quelli del passato, comprendendo ciò ci renderemo più consapevoli di quanto il mondo alimentare sia fondamentale per ogni ambito dell'esistenza umana.

Commenti

  1. Non sapevo così tanti esempi. Forse sarei stat in grado di citare solo gli dei con Bacco e Venere che associava la lussuria al cibo e la benessere,ma mai così nello specifico.Complimti .interessante articolo.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari