Prezzemolo, il profumo della quotidianità.

 

Ci sono materie prime che utilizziamo quasi quotidianamente, così bene inserite nelle nostre abitudini culinarie da risultare quasi ovvie, ma la cui presenza è frutto di un percorso storico e culturale spesso curioso e per nulla scontato. Il prezzemolo, protagonista di questo approfondimento, è un esempio significativo di quanto appena affermato.

E' infatti una presenza discreta ma spesso indispensabile sia nelle preparazioni quotidiane che in quelle più elaborate, tanto da essere stato utilizzato nei decenni scorsi per decorare molte preparazioni. E' anche parte fondamentale di molte ricette tradizionali che da Nord a Sud impreziosiscono non solo le cucine del nostro Paese ma anche di molti altri, sia in Oriente che Occidente. 

Ne esistono infatti più di trenta varietà differenti non solo per forme, profumi e gradazioni di colore ma anche per periodo di vegetazione.

Nell'antichità però questa erba aromatica ormai comune era utilizzata per scopi precisi e in appositi rituali. Il prezzemolo è infatti coltivato da più di 2000 anni anche per scopi terapici.




I Greci lo utilizzavano infatti per adornare persone ma anche oggetti perché pensavano che il suo profumo trasmettesse allegria e stimolasse l'appetito. Oltre a ciò nella loro mitologia è associato all'eroe Archemorus, chiamato anche Ofelte, figlio di Euridice e Licurgo.

Il nostro protagonista era molto connesso anche ai rituali di matrice religiosa o magica: i Romani, per esempio, lo utilizzavano per decorare le tombe dei defunti mentre gli Etruschi lo consideravano una pianta dalla forte valenza magica.

Durante la storia venne spesso utilizzato anche a scopi medicinali per la cura della persona.

Fu però durante il Medioevo che ebbe un'ampia diffusione, soprattutto a livello popolare, soprattutto in ambito medico. Infatti, furono per secoli note e apprezzate le sue proprietà afrodisiache, avvalorate nel XVII secolo anche da vari medici. Il suo uso (in grandi quantità) era consigliato anche dalle credenze mediche popolari per provocare l'aborto nelle donne.

Il Medioevo è legato a quest'erba anche per alcune credenze che ruotano attorno a essa. Era chiamata, ad esempio, "erba del diavolo" perché si riteneva necessitasse di molto tempo prima di ricrescere, dovendo andare e tornare per 9 volte dal demonio; tranne se fosse stata piantata il Venerdì Santo.

Dal punto di vista culinario furono però i Romani i primi a farne un concreto uso all'interno delle loro preparazioni, andando così a generare una tradizione d'utilizzo che si evolse nei secoli fino ad arrivare ai nostri giorni. Nel Medioevo, è bene ricordarlo, l'immagine legata alla ricchezza e possibilità economiche era quella delle spezie. Le erbe aromatiche erano quindi associate alla cucina di matrice povera e contadina. Solo in seguito all'apertura di nuove rotte commerciali e al conseguente deprezzamento delle spezie, unito al cambiamento dei gusti, i ceti elevati modificarono i loro alimenti simbolo. 

Nonostante ciò alcune materie prime erano comunque presenti nella cucina dei nobili ma venivano attentamente trasformate e abbinate in apposite preparazioni che sancivano così la differenza sociale da quelle povere.

Il prezzemolo era infatti utilizzato perfino nelle cucine dei papi; Bartolomeo Scappi, cuoco d'altissimo livello del XVI secolo, nella sua opera sulla cucina parla della presenza del prezzemolo in alcuni piatti preparati per i pontefici a cui prestò servizio.

Utilizzi, presenze e convinzioni attorno a un'erba semplice ma profumatissima che ancora oggi utilizziamo quotidianamente, ma che fanno capire quanto cibo e materie prime siano saldamente associate all'uomo e alla sua cultura. Una storia curiosa che vale la pena di riscoprire!

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