Parole di gusto ovvero mondo alimentare e poesia.

 

Il mondo del cibo ha saputo stringere nei secoli un legame molto profondo con la poesia. Nei vari componimenti ha ricoperto infatti nel tempo sempre un ruolo importante e variegato: descrittivo, simbolico, ma anche evocatore di ricordi, addirittura sensuale ed erotico o, all'opposto, educativo.

Dalle opere dei poeti maledetti fino alle rime per i bambini le finalità che materie prime, piatti, prodotti ma anche vini o liquori hanno assunto nel tempo sono state molto variegate.

Uno dei componimenti più belli e che spesso è sottovalutato o addirittura frainteso, il Cantico dei cantici, contiene molti riferimenti al mondo alimentare. Qui cibo e vino sono utilizzati per descrivere l'amore, il rapporto tra i due amanti ma anche i loro corpi e, non da meno, gli effetti del desiderio.


"L'amato mio è per me un grappolo di Cipro nelle vigne di Engàddi"

(1,14)


E ancora:


"Ho detto: salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri. Siano per me i tuoi seni come grappoli d'uva e il tuo respiro come profumo di miele"

(7,9)


Spostandosi temporalmente, un grande esponente della poesia italiana come Giovanni Pascoli ha avuto un rapporto molto stretto con la tavola, come del resto ho avuto modo di argomentarne in un precedente approfondimento. Tradizione, storia, legame con la sua terra e il passato si intrecciano con i riti legati al cibo e al ricordo delle persone a lui care che non ci sono più e che, attraverso immagini e profumi gastronomici evoca e mantiene vive. E poi i formaggi, la piadina, gli eccellenti pesci e un piatto curioso, il "risotto romagnolesco", di cui ci fornisce la ricetta proprio attraverso una poesia. Una commistione insomma estremamente particolare, documento e testimonianza di usanze e pratiche che, in parte, ancora oggi vivono.




In Pablo Neruda, è proprio il caso di dirlo, il cibo fa rima con immagini simboliche. 

Evocazioni tattili, riconducibili ai sensi ma anche molte ritualità. Il quotidiano e il senso profondo si mescolano in un connubio unico. Ne sono un esempio significativo l'ode all'ape o al pane.

In Baudelaire il mondo alimentare è strettamente connesso ai problemi sociali. Significative infatti sono le sue poesie sul vino e sugli effetti di questa bevanda sulle persone. Problemi sociali, personali, psicologi ed esistenziali si mescolano col tema del bere, documentando in modo vivo, preciso ma anche senza veli uno spaccato della società della sua epoca.

Aldo Fabrizi, noto personaggio del mondo cinematografico, dedicò spazio a cibo e ricette anche attraverso un campo che non è associato generalmente alla sua persona: quello della poesia.

Nei lavori di Alda Merini invece il cibo diviene veicolo di simbolismi molto profondi che coinvolgono vita, morte e senso dell'esistere.

Valerio Magrelli, le cui poesie amo in modo particolare, utilizza sovente il cibo per narrare l'esistenza, il vivere ma anche il morire, il tempo che scorre e che è paragonato a un pasto nella sua raccolta "Ora serrata retinae" o anche il suo rapporto col padre in "Geologia di un padre". Le immagini alimentari evocate sono semplicemente straordinarie e potenti, occasioni per riflettere ma anche per dare un senso all'esistere.

Un tema a sé sono poi le poesie per i bambini, un mondo molto articolato in cui filastrocche, motti e piccole rime hanno funzioni molto varie: educare, stupire, far sognare ma anche stimolare l'immaginazione e la creatività.

Un mondo straordinario insomma quello del rapporto tra poesia e cibo, connubio importante e variegato che ho voluto esporre brevemente ma che è multiforme sia per le tematiche che per le finalità con cui viene posto in essere. Poesie da scoprire, leggere e su cui riflettere ma anche, in questo caso, da gustare a piccoli o grandi sorsi, fate voi!

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