Charles Baudelaire e il vino.


Tra i tanti poeti che la storia della letteratura ci ha donato, sicuramente Baudelaire ha avuto un rapporto particolare con il vino. Nella sua raccolta "I fiori del Male" infatti il prezioso frutto dell'uva è un vero protagonista, assumendo all'interno dei componimenti valenze estremamente diversificate ed articolate.
Charles Pierre Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 - Parigi, 31 agosto 1867) fu un poeta, scrittore, critico letterario e d'arte, giornalista, filosofo, aforista, saggista e traduttore francese. Considerato uno dei più importanti intellettuali del XIX secolo, fu un importantissimo esponente del simbolismo, innovatore del genere lirico e anticipatore del decadentismo. Il suo pensiero e la produzione letteraria furono rilevanti nelle opere di numerosissimi altri artisti. Una personalità indubbiamente geniale e controversa, un talento esuberante e particolarissimo.


(Charles Baudelaire by Etienne Carjat, 1863)


Come appena affermato, indubbiamente nelle sue opere il vino assume un ruolo rilevante e dai significati molteplici. E' anzitutto mezzo d'evasione attraverso cui estraniarsi dalla realtà e al tempo stesso elemento che aiuta l'atto della creazione dell'opera, nello specifico la poesia.
Oltre a queste macro tematiche, assume sfumature culturali e sociali differenti nei vari componimenti: è mezzo per contestare la religione e, nello specifico Dio, è connesso alla morte e, forse l'associazione più conosciuta, legato all'eros.
Nella raccolta "I fiori del Male" infatti è contenuta una piccola sezione di cinque poesie che si intitola "Il vino" e che segue un'altra famosissima raccolta intitolata "Quadri parigini". Indubbiamente vi è uno stretto legame tra le due, nella seconda la città di Parigi è avvolta da una scura atmosfera, una nebbia fitta che confonde il poeta e lo isola dal resto delle persone determinandone quindi una profonda solitudine; l'autore vede come unica soluzione a ciò l'uso (o, per meglio dire, abuso) di vino e droghe.
Ogni poesia che compone questa breve raccolta affronta un tema differente del rapporto col vino, aspetti interessanti e assolutamente particolari che coinvolgono diverse parti della società dell'epoca e, inevitabilmente, le rispettive caratteristiche.
La poesia "L'anima del vino" , è straordinaria, dedicata sostanzialmente alla funzione della bevanda e agli effetti benefici della sua assunzione nelle relazioni dell'uomo con i propri simili. Anzi, la sua reale utilità per l'artista risiede nell'essere gustata, opponendosi quindi alla sua conservazione in cantina. La caratteristica portante del componimento inoltre è che è proprio il vino a parlare svelando, per così dire, i suoi sentimenti.

"Provo una grande gioia quando soave piombo
nella gola d'un uomo sfibrato dal lavoro:
perché il suo caldo petto è per me dolce tomba,
meglio che in una fredda cantina là dimoro"


Invece, nell'opera "Il vino degli straccivendoli"  il nostro protagonista è un mezzo di consolazione, un modo di darsi pace e cercare di sopportare un destino difficile in una città dura che isola, dimentica e schernisce.

"Così, fulgido Pàttolo, il vino in mezzo al coro
dell'Umanità frivola fa trascorrere l'oro,
nella gola dell'uomo le sue avventure canta:
poiché profonde doni, come un vero regnante.

Per spegnere il rancore, cullare l'indolenza,
di quei vecchi che muoiono, maledetti, in silenzio,
Dio, pentito, creò il  sonno, 
l'Uomo vi aggiunse il vino, sacro figlio del Sole"


In un altro componimento, "Il vino dell'assassino" , la bevanda di Bacco è consumata per sopportare l'atto ingiusto e colpevole dell'omicidio per amore e quindi anche per resistere ad un amore difficile, sofferto, contrastato, alla cui soluzione si vede solo la morte dell'amata. Il vino per darsi consolazione, forza ma anche per certi aspetti giustificazione. L'inebriante bevanda giustifica una libertà ottenuta a prezzo della vita dell'altro. Ma i significati non si fermano certo qui, esso è anche il mezzo che determina la divisione nella coppia, le liti, a causa della dipendenza.

"E' morta la mia donna: sono libero!
Posso bere, sicché, quando mi pare.
Se rincasavo privo di denaro 
gli urli suoi mi squassavano le fibre.

(...) Nessuno mi capisce: c'è uno solo,
tra questi ubriachi deficienti,
che ha pensato, nelle notti silenti,
di far del vino un funebre lenzuolo?"


Nella quarta poesia, intitolata "Il vino del solitario" , la bevanda diventa compagna  nella solitudine, come unica cosa di valore che l'uomo solo possiede e che è al di sopra delle altre esperienze che possono essere fatte, perché infonde sensazioni che il resto del mondo non può dare.

"Tutto questo non vale, o bottiglia profonda,
i profumi struggenti che il tuo ventre fecondo
trasmette al pio poeta, alla sua accesa mente.

Gli versi la speranza, la gioventù, la vita
e l'orgoglio (il tesoro di chi, frusto, mendica)
che ci fa pari a Dei, nella gloria trionfanti"


Nell'ultima opera, "Il vino degli amanti ", il nostro protagonista è mezzo dell'amore, per saldare l'unione della coppia e il legame, anche attraverso l'eros. E' uno strumento che consente agli amanti di fare e vivere la propria esperienza d'amore.

"L'aria è splendente, oggi: che meraviglia!
senza morsi ne' speroni ne' briglia
ce ne partiamo a cavallo del vino
verso un cielo incantevole, divino"


Questa importante bevanda quindi, come ho già avuto modo di affermare e dimostrare, assume nella poetica di Baudelaire significati diversi e complessi. Attraverso essa si delinea una fetta importante della società parigina dell'epoca, considerata spesso marginale e irrilevante, ma che è agli occhi odierni significativa per comprenderne la complessità. Un insieme di personaggi e storie che trovano nel vino il comune denominatore al male o alle disavventure di tutti giorni, un balsamo per anima e corpo, che spesso però si trasforma in prigione o condanna di morte fisica e sociale.
Una descrizione indubbiamente affascinante quella che ci propone il poeta, ma anche forte, come del resto è stata la sua intera produzione letteraria e, non da ultimo, la vita. E' anche questo un modo credo, anzi, ne sono convinto, per comprendere come un bicchiere di vino non sia solo una semplice bevanda da gustare, ma un concentrato vivo di significati, storie ed esperienze, che si rivelano al singolo ed alla società.

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