Le posate nell'arte, un viaggio tra gusto e immagine.
Le posate sono ormai fondamentali per la tavola e l'alimentazione. Esse non sono solo funzionali per mangiare, poter porzionare il cibo o anche pulirlo (se si pensa al lavoro dei camerieri in sala), ma hanno da sempre avuto uno stretto legame con l'arte. Sono state anche indubbiamente esibizione di potere e prestigio sociale, ma pure cambiamenti nei modi di approcciarsi al cibo, consumarlo e prepararlo. Alcune di esse sono nate per esigenze pratiche, altre si sono imposte nel tempo.
Indubbiamente quindi gli aspetti sociali e culturali hanno svolto un ruolo fondamentale in questo senso.
(Jean-Baptiste Greuze, Il bambino viziato, 1765, San Pietroburgo, Ermitage.) |
Alcuni tipi di posate infatti in passato avevano più funzioni, non solo quelle connesse alla tavola ma anche e soprattutto, alla vita di tutti i giorni; il coltello è un esempio significativo di quanto appena affermato. Esso infatti era connesso alla caccia e al combattimento, simboli di un mondo incentrato sulla figura del signore guerriero e cacciatore, e ai richiami alla forza a essa associati. Questa polivalenza degli strumenti legati alla tavola è estremamente interessante e, anzi, coinvolge in alcuni casi anche attrezzi di cucine: gli schidioni per lo spiedo, per esempio, derivano da armi da guerra. Questi esempi dimostrano le strette correlazioni tra il mondo del cibo e la vita sociale e culturale, da sempre.
Ma le posate sono state nel tempo anche strumenti di differenziazione sociale non solo per il fatto di possederle, ma anche per i materiali da cui erano costituite e/o il modo in cui erano lavorate. Sono numerosi infatti nel corso del tempo gli esempi di oggetti legati alla tavola che sono delle vere e proprie opere d'arte.
Va detto che per secoli l'uso delle posate fu limitato, sebbene alcune di esse erano conosciute fin dal Medioevo. Ciò fu determinato, naturalmente, dagli aspetti sociali e dalle norme connesse alla tavola e le regole stabilite nel tempo.
Il cucchiaio è certamente la posata più antica, il suo nome deriva da "cochlea", ovvero conchiglia, termine che la dice lunga sulla sua origine e su cosa venisse usato in antichità per svolgere la sua funzione.
La scena ritratta nell'opera posta qua sopra ha in evidenza un cucchiaio. Sebbene infatti il luogo in cui il tutto si svolge sia modesto il bambino tiene in mano un cucchiaio in argento. Una simbologia assolutamente particolare, che rimanda anche ai significati simbolici che nel tempo hanno avuto questi strumenti. Il prezioso metallo infatti si riteneva fosse particolarmente adatto ai fanciulli perché possedeva supposte proprietà battericide.
(Federico Barocci, Ultima Cena, 1580 circa, Urbino, cattedrale) |
Il Cinquecento è senza dubbio il secolo di svolta anche per il rapporto tra uomo e posate, quindi sulla loro presenza sulle tavole dei nobili. Inizia infatti a circolare il pensiero che un commensale appartenente a un elevato livello sociale e dotato di una buona cultura dovesse evitare di insudiciarsi mangiando il cibo con le mani e, al tempo stesso, fosse opportuno mantenere un distacco dalle pietanze attraverso l'utilizzo di appositi strumenti; le posate appunto. Aspetti questi che, naturalmente, non erano diffusi in modo uniforme in ogni parte. Come infatti per altre pratiche sociali e culturali, anche l'uso delle posate rimase, fin negli ultimi secoli, affiancato a modi di consumare del cibo più antichi.
Nell'ultima opera che ho voluto inserire qua sopra invece di fronte a Gesù, Giuda è ritratto intento a riporre il proprio coltello nella custodia. Una scena che rimanda non solo alla molteplicità di utilizzi di questo e altri strumenti di cui si è esposto, e che fa di questo strumento il primo utensile utilizzato sulla tavola ma, in senso metaforico, appare qui proposto come il simbolo del tradimento al Cristo.
La forchetta invece è una posata dalla storia complicata, che si impose solo nel Settecento. Per lungo tempo infatti fu relegata alla cucina e, anzi, dal punto di vista culturale e simbolico, venne a lungo associata al demonio e, quindi, proibita. A tal proposito è utile ricordare che, addirittura, papa Innocenzo III si scagliò contro il suo utilizzo.
(Jacob Jordaens, Il Re fagiolo, 1640 circa, Vienna, Kunsthistorisches Museum) |
Nell'ultima opera inserita emergono le simbologie sociali associate alla forchetta accennate in precedenza. La donna posta al centro della scena infatti si distingue dal resto delle figure per la sua raffinatezza ed eleganza. Queste due caratteristiche vengono accentuate proprio dall'utilizzo del particolare strumento, il quale a fine Seicento non era ancora diffuso ed era pertanto sinonimo di ricercatezza e, soprattutto, distinzione sociale.
Aspetti sociali, culturali e simbolici che, come ho voluto dimostrare attraverso questo approfondimento, emergono grazie alle opere d'arte, testimoni di gusto e stile, ma anche della storia dell'uomo e delle sue infinite declinazioni, anche quelle inerenti al cibo!
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