Un vegetale da scoprire: storia e curiosità attorno al luppolo.

 

Il luppolo è un vegetale molto conosciuto oggi, soprattutto per il suo legame con la birra e il ruolo decisivo nel processo di produzione di questa bevanda, tanto amata da un numero sempre maggiore di persone. Il suo rapporto con l'uomo però è profondo e coinvolge storia, tradizioni e pratiche sociali.

L'origine è incerta ma pare che le prime specie si siano sviluppate in Cina e in seguito si diffusero in varie direzioni. Pianta spesso utilizzata in passato anche per preparare medicinali e medicamenti.




La sua presenza negli ambienti naturali italiani è documentata fin dall'antichità, gli scritti di Plinio il Vecchio ne sono un valido esempio. Le testimonianze più consistenti della sua presenza e, in particolar modo, sul suo utilizzo si possono trovare a partire dall'Alto Medioevo grazie all'opera di ricerca e diffusione di una delle figure femminili più importanti: Ildegarda di Bingen, monaca, mistica e profonda conoscitrice del mondo delle erbe, è ancora oggi una personalità importantissima non solo per la Chiesa ma anche per la storia della cultura dell'Occidente. Oltre infatti a essere santa è stata proclamata da papa Benedetto XVI dottore della Chiesa, titolo che raramente è stato conferito a una donna.

Utilizzi che nei secoli divennero fondamentali per la produzione della birra, tanto da essere tutelato nel tempo da numerose leggi, soprattutto nei Paesi germanici. 

In Gran Bretagna non ebbe inizialmente vita facile, sebbene infatti la sua introduzione risalga al Quattrocento fu per qualche tempo soggetto a leggi che ne proibivano la coltivazione; solo successivamente venne depenalizzato come prodotto.

La coltivazione del luppolo nel Bel Paese risale al XIX secolo per merito di Gaetano Pasqui, agronomo italiano. Anche nel nostro Paese da sempre la medicina popolare attribuisce a questo vegetale numerose doti e lo utilizza come ingrediente fondamentale nella preparazione di varie tipologie di medicinali. A seconda delle varie aree geografiche infatti il luppolo era considerato: sedativo, ipnotico, depurativo e, addirittura, afrodisiaco.


(Illustrazione luppolo da un erbario del 1897)


Il suo legame con l'uomo nel corso del tempo però non si è limitato al mondo curativo o, in genere, medicinale. In moltissime località italiane infatti nel periodo primaverile è diffusa la pratica della raccolta delle erbe. Sono numerose infatti le specie che generazioni di uomini e donne hanno raccolto nel tempo e inserito in moltissime preparazioni, arricchendo i propri piatti di gusto ma, soprattutto, riuscendo talvolta a integrare una dieta scarsa e poco variegata. 

I giovani e teneri germogli del luppolo erano infatti raccolti, fatti stufare in vari modi o sbollentati in acqua calda, e poi utilizzati per ripieni di paste fresche, zuppe e minestre, risotti, frittate e pasticci. Le golosità appena elencate sono solo alcuni dei numerosi piatti che le differenti cucine locali hanno saputo produrre con un'erba apparentemente semplice e di poco conto, ma che è gustosissima ed estremamente versatile.

Sicuramente l'aspetto più importante che la lega ancora oggi nei ricordi di moltissime persone è il legame con la cultura locale e le sue differenti espressioni: cucina e tradizioni gastronomiche, credenze diffuse, rapporto con il territorio agricolo/boschivo. Sbaglieremmo infatti a considerare le erbe spontanee un ricordo edulcorato del passato che proprio per questo interessa a sempre più persone, esse sono invece la testimonianza viva di cultura locale, cucina e del modo in cui l'uomo si è rapportato con l'ambiente circostante.

Poi, diciamocelo, oggi che desta così tanto interesse il tema della sostenibilità, riscoprire la raccolta di questi concentrati di storia e gusto, come le cime gustose del luppolo, vuol dire riscoprire e valorizzare le potenzialità che i nostri ambienti hanno e sanno ancora oggi donarci, basta solo avere la giusta sensibilità per poter imparare da chi ci ha preceduto.

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