Riti alimentari di fine anno.

 

Quando si cerca la definizione della parola "rito", ciò che si trova generalmente è:

il complesso di norme, stabilite e vincolanti la validità degli atti, che regola lo svolgimento di un'azione sacrale, le cerimonie di un culto religioso (...)

(definizione fornita dal Vocabolario Treccani).

Questo componente fondamentale della vita umana non è presente tuttavia solo all'interno della sfera religiosa ma in ambiti diversissimi dell'esistenza. Le ritualità infatti, siano esse di matrice religiosa o civile, regolano la vita quotidiana togliendole il senso di indeterminatezza che spesso la caratterizza e rafforzando la coesione tra un gruppo di individui. In questo senso quindi esse caratterizzano i differenti ambiti della vita, cibo compreso.

Nel grande mondo alimentare, tuttavia, i riti si mescolano ad altri fattori che possono influenzarne l'efficacia; la superstizione è certamente una di queste. E' infatti, senza dubbio, un componente importante della vita umana che, nel corso dei millenni, ha influenzato il modo di agire, relazionarsi e vivere di moltissimi uomini e donne. Essa si diversifica in funzione di due aspetti fondamentali: periodi dell'anno, feste religiose o civili, eventi privati; pratiche che coinvolgono il cibo. Per il primo punto appare chiaro che feste religiose, passaggi da una stagione all'altra, eventi del calendario civile necessitino di attenzioni particolari che sarebbero di gran lunga inferiori, o assenti, nei giorni comuni. Allo stesso tempo è necessario tener presente che preparare i cibi, cuocerli, servirli e consumarli sono operazioni regolate spesso da norme e azioni diversissime tra loro. La superstizione è quindi un vero e proprio miscuglio di credenze popolari, retaggi di tradizioni e religioni antiche ma anche, naturalmente, paure e ansie sociali. Anche in questo caso la definizione fornita dal Vocabolario Treccani può fornire qualche spunto di riflessione, sebbene penso sia parzialmente inesatta:

" insieme di credenze o pratiche rituali dettate da ignoranza, frutto di errore, di convinzioni sorpassate, di atteggiamenti irrazionali "

Credo infatti che nei secoli passati queste convinzioni diffusissime fossero fondamentali per due motivi: cercare di influenzare gli eventi della vita in modo positivo; esorcizzare la sorte.

Tutto ciò è ancora oggi importante, soprattutto in occasione del passaggio da un anno all'altro e della conseguente esigenza di esorcizzare la sorte, garantendo un buon esito delle attività commerciali, agricole e sociali che verranno svolte nel nuovo anno.




I riti che coinvolgono cibo e vino in questa parte dell'anno sono moltissimi e differenti a seconda delle varie zone geografiche e delle tradizioni in esse presenti. Le lenticchie e il brindisi sono indubbiamente le due forme di superstizione legate al mondo alimentare più praticate e diffuse. In molte zone italiane e di altri Paesi ci sono poi riti purificatori che consistono nel bruciare o offrire cibi e materie prime con l'intento di annullare gli aspetti negativi dell'anno appena trascorso.

Anche consumare frutta legata alla fecondità è un'usanza frequente, in genere in un numero pari ai mesi dell'anno; gli acini di uva e i chicchi di melagrana ne sono un esempio significativo. Anche la frutta secca è coinvolta in questa pratica, essa è consumata non solo a fine pasto ma costituisce l'ingrediente o la decorazione fondamentale per numerose preparazioni, da Nord a Sud. 

La quantità di ingredienti che devono essere presenti in una ricetta, la loro varietà o il peso sono fondamentali in questa parte dell'anno. Sono diffuse infatti anche zuppe che devono contenere un numero preciso di legumi, o dolci caratterizzati da una precisa sequenza di preparazione.

Quello che ruota attorno ai riti alimentari di fine anno è sostanzialmente un mondo estremamente diversificato che ha una grande importanza per comprendere meglio non solo parte della storia del cibo ma anche delle tradizioni alimentari e agricole di molti territori italiani e stranieri. Vi sono infatti anche tradizioni che non hanno come fulcro la preparazione di particolari alimenti, ma la condivisione e consumo.

Esistono infatti quelle che vengono definite le " questue ", cioè raccolte di donazioni di soldi, ma soprattutto cibi e animali. Questi ultimi due vengono trasformati/macellati e utilizzati per preparare banchetti collettivi o, comunque, costituiti da numerose famiglie. Eventi importantissimi per rinsaldare i legami sociali, favorire la coesione e il senso di comunità e, naturalmente, stipulare accordi per l'anno futuro. Non mancano certo le azioni benevole nei confronti di persone bisognose o povere, pratiche di grande importanza e diffusione nelle differenti tradizioni contadine.

La fine dell'anno è quindi non solo una semplice occasione per festeggiare ma, in ambito della cultura e storia del cibo, un evento importantissimo che è necessario esorcizzare per poter iniziare il nuovo anno con fiducia e serenità.

Tradizioni e convinzioni interessanti da studiare e conoscere per capire meglio un pezzo della nostra storia e l'origine di molti cibi e riti che in questi giorni stiamo praticando. Un modo diverso per conoscerci e riscoprire il tesoro culturale nascosto che custodiscono le località in cui viviamo.

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