San Silvesto tra tradizioni sociali e alimentari.

Come il Natale anche l'ultimo giorno dell'anno che si sta sempre più avvicinando è costituito non solo da tradizioni gastronomiche e alimentari ma, anzitutto, da numerosi riti di carattere sociale ed antropologico. Proprio questo periodo infatti, come del resto è intuibile, è il centro di rituali di tipo scaramantico e bene augurale che hanno il duplice scopo di lasciarsi alle spalle gli aspetti negativi dell'anno che si sta concludendo e propiziare quello che si prospetta già all'orizzonte.
Riti e usanze di rinnovamento ed esorcizzazione che sono profondamente connessi a molti territori del nostro Paese e che sono spesse volte il risultato dei sedimenti culturali e sociali di culture e civiltà che ci hanno preceduto.
In Calabria, per esempio, si fa cadere una grande pietra sperando che nell'impatto non si formino schegge, segni premonitori della sfortuna presente nel nuovo anno.  Nel Lazio tre grossi vasi di coccio colmi d'acqua servita per lavare i pavimenti vengono lanciati fuori dalla finestra assieme ad oggetti e panni sporchi, lo scopo è quello di allontanare le cose negative dalla casa e dal nucleo familiare. Un rito simile è molto sentito a Napoli (e non solo), quello cioè di lanciare le cose che non servono più dalla finestra.


Non sono da meno naturalmente tutte le tradizioni alimentari che, da Nord a Sud, ruotano attorno a questa festa. Tante sarebbero le tipicità da ricordare, tuttavia desidero soffermarmi esclusivamente sui tratti che le accomunano: anzitutto il pesce la fa (generalmente) da padrone con proposte che vanno da numerosissimi antipasti per arrivare ai secondi; altro aspetto importante è l'opulenza e/o abbondanza, per propiziare il nuovo anno infatti in moltissime località si mangiano cibi (e questo vale in particolar modo per il passato), che sono considerati pregiati e quindi non vengono certo consumati tutti i giorni. Anche le preparazioni sono generalmente lunghe e prolungate, sinonimo non solo di attenzione ad una particolare festività, ma soprattutto desiderio di segnare la diversità rispetto ai pasti consueti anche nel modo di trasformare le materie prime, cuocerle e presentarle.
Di certo il filo conduttore che unisce il Paese, come del  resto succede per tutte le occasioni di festa è la tradizione, che naturalmente si articola in varianti differenti a seconda dei territori, della gente che vi abita e della sua storia. All'interno di questa tematica va detto che al Nord non possono certo mancare piatti generalmente a base di carne che oggi si alternano a quelli di pesce; in Piemonte, per esempio, la fanno da padrone gli agnolotti al plin, mentre in Alto Adige i tanto conosciuti quanto golosi canederli. Come si suol dire "territori che vai, usanze che trovi" insomma, al di là di ciò vi sono poi cibi che accomunano quasi tutti i territori: la frutta secca simbolo di abbondanza e fertilità, il cotechino con le lenticchie i cui significati sono noti a tutti, per poi passare al rito classico ed unificante del brindisi di mezzanotte.
Desidero concludere poi questo breve e semplice approfondimento con un'ultima categoria, quella che unisce riti di matrice sociale con quelli di natura alimentare. Le strenne sono, credo, l'esempio più chiaro di quanto appena affermato, una tradizione antica, presente già presso gli antichi romani. E' una credenza, ovvero quella che l'anno che verrà sarà tanto più abbondante quanti più regali si ricevono. Da ciò in molte località gruppi di ragazzi (soprattutto in passato) si organizzano per passare di casa in casa a raccogliere doni per aumentare così la propria fortuna. Ciò che veniva offerto una volta erano naturalmente cose semplici, quello che la famiglia poteva avere, cioè regali alimentari come qualche frutto o qualche dolce semplice fatto in casa.
Altra tradizione che costituisce un anello di congiunzione tra tutte le variabili citate ora è quella di consumare un grappolo d'uva, simbolo di ricchezza, fecondità e guadagno. Un rito importato però, dalla Spagna, che si sta sempre più diffondendo in questi anni soprattutto per le coppie che usano scambiarsi 12 chicchi di uva, simbolo dei 12 mesi dell'anno e della fortuna che si estende ad ogni mese.
Riti, usanze alimentari e sociali ma soprattutto tradizioni che coinvolgono ogni momento della vita, come l'ultimo giorno dell'anno.

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