Cosa ci insegnano le nespole?

 

"Col tempo e con la paglia si maturano le nespole"


Sono poche le cose che oggi sono capaci ancora di rallentare la nostra vita frenetica e riconsegnarla a una nuova dimensione, originaria e autentica, un rapporto non modificato dai ritmi spesso realmente indiavolati in cui il lavoro e i vari impegni quotidiani ci imbrigliano. Il cibo riesce ancora a compiere questo mutamento: l'attesa per un lungo tempo di cottura, la preparazione di una ricetta, la ricerca di quegli ingredienti giusti per la persona che amiamo.

Anche prodotti e materie prime possono rientrare in questo ragionamento, sebbene infatti le moderne tecnologie e le caratteristiche dei mercati ci permettano di avere qualsiasi alimento indipendentemente dalla stagione, su una cosa è difficile sfuggire o controllare totalmente: i tempi di maturazione. Le nespole, protagoniste di questo approfondimento, ci possono insegnare tutto ciò.





Un frutto tutt'altro che banale, denso di storia e ambiente, ma anche tradizioni e curiosità. Sotto questo nome rientrano due varietà con caratteristiche e tempi di maturazione differenti: il nespolo comune e il nespolo giapponese.

Il primo è in realtà molto legato ai nostri territori rurali e fa parte di quella categoria di piante che producono "frutti antichi" che negli ultimi anni si cerca sempre più di rivalutare e far conoscere. Le prime coltivazioni risalgono al I millennio a. C. e sono partite dal Mar Caspio per poi raggiungere l'Asia Minore e infine Grecia e Italia. Sebbene la nespola comune fosse conosciuta e consumata dalle popolazioni antiche, entrò stabilmente all'interno dei consumi a partire dal Medioevo perché costituiva, secondo la tradizione popolare, un rimedio a numerosi malanni, soprattutto per i ceti bassi che non potevano permettersi di pagare i costosi preparati medici e si dovevano accontentare, conseguentemente, di ciò che offriva la natura circostante. 

Nonostante l'attenzione degli ultimi anni fu per lungo tempo poco considerata, soprattutto a causa delle scelte agricole che per lungo tempo furono indirizzate unicamente verso piante redditizie e che soddisfacevano le mode. Una caratteristica che contribuì tuttavia per lungo tempo al suo insuccesso fu il fatto che non sono frutti che si possono gustare subito ma hanno bisogno di un tempo di maturazione dopo la raccolta, in cui cambiano aspetto e gusto: da sodi diventano morbidi, diminuisce l'acidità e aumenta la dolcezza a causa dell'aumento del contenuto zuccherino e, non da ultimo, anche il colore subisce delle modificazioni. Ecco la spiegazione del proverbio d'apertura, un vero e proprio consiglio di matrice popolare che fino alla prima metà del secolo scorso nelle campagne veniva applicato con dovizia, mettendo a maturare questi frutti in luoghi appartati con l'ausilio della paglia, rigorosamente lontano da frutta che poteva emanare sostanze come l'etilene (le mele ne sono un esempio).

Una volta mature non erano solo gustose e benefiche ma anche utili, infatti, secondo la tradizione popolare, erano in grado di tenere a bada la malasorte e l'attività nefasta delle streghe che, secondo le credenze antiche, poteva avere conseguenze gravi sull'esito delle attività agricole.




Nonostante ciò, oggi sono più conosciute e apprezzate quelle appartenenti alla seconda varietà, ovvero le nespole giapponesi. Una pianta con foglie coriacee sempreverdi e i fiori che sbocciano ai primi freddi invernali. I suoi frutti maturano a maggio, rientrando così tra le primizie dell'anno nuovo. Una varietà quindi molto commercializzata perché raccolta generalmente ancora poco matura e presente sul mercato in un periodo particolare in cui i frutti invernali sono ormai poco presenti e quelli primaverili ancora praticamente assenti. E' molto apprezzata anche come pianta ornamentale per abbellire balconi e giardini. Curiosi sono anche i prodotti che ne derivano, oltre infatti alla confettura (come del resto anche la precedente), dai semi si ottengono liquori come il nespolino e dai fiori un ottimo miele. Particolari sono anche le derivazioni che il nome subisce in alcuni territori italiani, all'interno delle quali si inseriscono credenze popolari; in Calabria, per esempio, il termine "niespulu" è utilizzato per indicare un uomo o, in generale, una persona cattiva, dura e aspra come i frutti non ancora maturi. 

Tradizioni e usanze attorno a un frutto apparentemente semplice e povero ma che in realtà è ricco di storia. La sua rivalutazione è sinonimo di sensibilità nei confronti delle nostre campagne e del rapporto che l'uomo, da sempre, ha avuto con il suolo che ha abitato e lavorato.

Commenti

Post più popolari