Marco Ferreri e il cibo.

 

Marco Ferreri (Milano, 11 maggio 1928 - Parigi, 9 maggio 1997) fu un regista, sceneggiatore, attore, produttore, cinematografo italiano.

I suoi lavori sono densi di significato, spunti di riflessione e, soprattutto, legami profondi col cibo, l'atto del mangiare e il senso della vita.

Un esempio significativo di quanto appena affermato è costituito dal film "La grande abbuffata" del 1973, una delle pellicole che coinvolgono il mondo alimentare che più amo. L'opera denuncia la decadenza della società borghese, l'assenza di valori e la frivolezza degli aspetti che la caratterizzano. Un film assolutamente particolare che unisce carnalità, cibo, richiami alla morte e alla decadenza.

Anche la vita privata del regista è stata caratterizzata da una grande passione per la cucina, per il cibo ma anche dal desiderio di raccontare e documentare attraverso la tavola l'esistenza, unendo materiale e immateriale, sacro e profano.

Il cibo è per Ferreri il veicolo per indagare qualcosa di profondo e ineluttabile. La morte, che caratterizza la pellicola che ho citato in precedenza, è un esempio significativo di tutto ciò. Certamente è vero anche l'opposto, in altri lavori ciò di cui ci nutriamo diviene anzitutto simbolo di vita e condivisione, nel finale del film "Ciao maschio" del 1978 due donne si dividono e consumano insieme un grappolo d'uva.

Sbaglieremmo tuttavia a pensare che tutte queste tematiche siano indipendenti l'una dall'altra, esse infatti si intersecano e creano legami profondi, coesistendo così in un unico filo conduttore. Del resto il mondo del cibo è caratterizzato anzitutto dalla compresenza di facce estremamente differenti tra di loro.





La tavola, luogo e strumento in cui il cibo è servito e consumato, non è solo il riassunto di tutto ciò ma anche e soprattutto un contenitore di simbolismi potenti che riguardano l'esistenza umana e il suo significato. "Il banchetto di Platone" è un film per la televisione francese del 1988 ispirato al "Simposio" di Platone. Nel film, come del resto accade anche nell'opera originale, si discute, si filosofeggia attorno alle tematiche della vita, soprattutto due: amore e sesso. Citazioni, spunti di riflessione, dibattiti che avvengono mentre si mangia e beve segno, ancora una volta, della profonda unione tra questi due mondi, gastronomico e culturale, che non sono all'opposto ma strettamente uniti l'uno all'altro.

Quello appena citato non è il solo banchetto colto che il regista mette in scena. Il nostro protagonista intesse infatti un legame tra passato e presente, ciò che il banchetto è stato o ha costituito per altri autori e le valenze che ha per il suo tempo, ancora a voler sottolineare l'atemporalità di alcuni temi o messaggi.

Un'indagine che, per alcuni lavori, è stata quasi un voler affiancare come si mangiava nel passato al cibo negli anni in cui Ferreri lavorò, quindi anche la volontà di documentazione e confronto di un pezzo di storia della tavola e della società.

All'interno di alcuni suoi film vi sono anche tematiche forti riguardanti il mondo alimentare, su tutti l'antropofagia e le sue numerose declinazioni.

Altro aspetto da tenere in considerazione risiede nel fatto che i pasti che Ferreri mette in scena sono spesso insani e/o esteriorizzati, simbolo di una società malata e del cattivo rapporto tra uomo, donna, sesso e desiderio.

Un regista insomma che ha saputo analizzare e mostrare i profondi significati che assume ciò di cui ci nutriamo e il legame profondo con vita dell'uomo e le sue molteplici manifestazioni, sociali e culturali, ieri come oggi.

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