Fare cibo è (anche) fare politica.

 

Ho scelto un titolo forse un po' particolare per parlare di un legame, quello che coinvolge il mondo del cibo e la politica, altrettanto insolito per molti di noi. Ho voluto utilizzare due volte il verbo "fare" perché, proprio per la molteplicità dei suoi possibili significati, riesce bene a condensare il tema di cui vi voglio parlare. 

E' in realtà un mondo molto complesso in cui aspetti e tempi differenti si intersecano o alternano. Tenterò quindi di proporvi alcune delle molteplici strade di riflessione che potrebbero essere percorse.

Come ho più volte detto in moltissimi approfondimenti precedenti, il cibo non è stato nel corso del tempo solo ed esclusivamente una fonte di nutrimento, ma si è caricato di valori, aspetti sociali, culturali e religiosi. La tavola, nello specifico, è un luogo materiale e immateriale in grado di possedere numerosissime caratteristiche, spesso anche contrastanti tra loro: è veicolo di unione, socializzazione e condivisione ma, al contrario, può anche essere fonte di divisione, prevaricazione, affermazione sull'altro o ingiustizie. Sono moltissimi gli esempi che potrebbero essere fatti a tal proposito e, proprio in virtù di queste singolarissime caratteristiche, il mondo del cibo ha da lungo tempo stretto legami molto saldi con la politica, attraverso modi e peculiarità differenti, s'intende.

Nel corso del tempo la tavola è stata infatti luogo e strumento per suggellare alleanze, accordi, ma anche per pianificare aspetti importanti legati alla politica o alla vita di un movimento.




Il cibo poi è stato utilizzato innumerevoli volte nel corso del tempo per convincere un popolo o una parte di esso, per portarlo a favore di determinate tesi politiche o sociali, per affermare una corrente di pensiero, supportarla o, viceversa, contestarla.

La tavola poi è stata anche il campo vincente per convincere un interlocutore o per promuovere un Paese/territorio. Un esempio significativo di questo aspetto è stata la politica di Cavour, grande uomo e stratega dell'Ottocento che riuscì non solo a innovare molto il mondo del vino e dell'agricoltura in generale ma anche e soprattutto a concludere importanti accordi con altri Paesi proprio a tavola! Significativo poi a tal proposito il pensiero di molti storici a proposito del periodo, il Risorgimento, in cui visse e operò Cavour, ovvero "l'Italia è stata unita sulla tavola prima che sulla carta".

Il cibo è stato anche il mondo attraverso cui hanno tentato in un qualche modo di far presa movimenti, ideali legati a partiti o correnti politiche; la cucina futurista e la sua (mancata) rivoluzione gastronomica ne sono un esempio significativo.

Proprio i cambiamenti economici, di pensiero e vita legati alla propaganda politica hanno avuto nel mondo alimentare un alleato particolarmente significativo, anche quando non si parlava di politica come la intendiamo oggi ma di regni e della loro esaltazione. E' ciò che successe al Sud tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento quale conseguenza dell'adozione da parte dei Borbone dei valori della fisiocrazia, dottrina economica che si affermò in Francia verso la metà del Settecento.

Purtroppo il mondo del cibo è stato anche utilizzato in modo negativo, come strumento per intrighi politici, assassini o cospirazioni. 

Talvolta però la tavola ha avuto un ruolo fondamentale come luogo per una pace duratura efficace, per placare gli animi e per cercare compromessi politici, anche di carattere internazionale.  Nel 1971 quando il segretario di stato americano incontrò il leader dei comunisti cinesi, in piena Guerra fredda, si evitò il blocco dei colloqui anche attraverso un pranzo in cui il piatto principale era l'anatra alla pechinese. Un punto così fondamentale del processo di riappacificazione che prese il nome di "diplomazia dell'anatra". 

Il cibo è poi stato utilizzato nel tempo anche per promuovere i valori di una terra o un Paese, per difendere una supposta tradizione (senza entrare nei cunicoli storici e culturali che questa parola comporta e nasconde) e per tutelare i valori connessi con la sua cucina. 

Infine un aspetto assolutamente attuale è quando il mondo del cibo diviene politica. Negli ultimi anni scegliere, anche in ambito alimentare, è una forma di atto politico o di appartenenza a determinati ideali. Combattere gli sprechi, prediligere prodotti locali, consumare in modo sostenibile sta diventando un modo per tentare di indurre un cambiamento che possa essere proficuo non soltanto per la nostra società ma anche e soprattutto per l'ambiente in cui viviamo. A ciò si sommano le proteste di produttori a vario titolo, associazioni per la tutela dell'ambiente e per la salvaguardia dei consumatori. 

Oggi più che mai questo legame che appare scontato o, per alcuni, poco credibile è uno strumento per affermare i valori in cui ognuno di noi crede e per promuovere un futuro che sia migliore. Anche il cibo, quindi, può essere in un qualche modo un "fare" politica; anche noi possiamo e, anzi, dobbiamo "fare" attraverso le nostre scelte alimentari. Date voi un senso a questo verbo, quello che ritenete più prossimo al vostro modo di intendere ciò che vi circonda, ricordando però che da esso dipenderà il vostro e il futuro degli altri.

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