Oliva bianca, una particolarità da scoprire e recuperare!

 

Il mondo alimentare è estremamente vasto ed è composto anche da cibi e prodotti poco conosciuti ma che in passato sono stati importanti o la cui coltivazione è stata fondamentale per le aree geografiche a cui appartenevano. Riscoprirli vuol dire, proprio per i motivi appena citati, dare valore al complesso sistema alimentare fatto non solo di geografia, ma anzitutto di cultura e storia e ... piccole rarità. L'oliva bianca è un esempio significativo di quanto appena affermato.

Il suo nome è "Leucolea", una varietà molto antica che è stata recentemente riscoperta in alcune zone d'Italia, in particolare tra Reggio Calabria e Cosenza, nella Tuscia e in Toscana. Una pianta da cui si ricava un olio molto speciale, sia nel gusto che nella storia!.




Era infatti utilizzato fin dai tempi antichi per i riti religiosi. Una pianta che per la sua particolarità e la scarsa diffusione/conoscenza ha suscitato negli ultimi anni l'interesse di studiosi e curiosi.

Le sue origini sono incerte, probabilmente proviene dall'isola greca di Kasos, da cui prende il nome di Leucokasos. Fu portata nel Sud Italia attorno al VI secolo d.C. e si diffuse per merito dei Monaci Basiliani.

Un colore particolare la caratterizza, il bianco, che deriva da un processo che avviene in fase di maturazione. Se infatti le olive immature sono verdi come tutte le altre, quelle invece giunte a invaiatura non assumono un colore scuro ma bianco.

Anticamente l'olio (molto chiaro) ricavato da questa varietà di olive era utilizzato per le cerimonie religiose e, per differenziarlo da quello comune, aveva il nome di "olio del crisma", da cui prese successivamente il nome quello utilizzato nel Cristianesimo. Non è quindi un caso se la sua coltivazione fosse particolarmente associata al mondo monastico.

Va però precisato che, nonostante la sua particolarità e storia, dal punto di vista organolettico e gustativo questo olio non è pregiato perché le olive risultano poco saporite e povere in termini di presenza di composti aromatici.

L'olio che deriva dalla nostra protagonista era anche utilizzato come unico combustibile per i luoghi sacri per due motivi fondamentali: la profonda connessione con le valenze religiose a esso associate; oltre a ciò era caratterizzato da una particolarità non poco rilevante: la sua combustione non produce fumo, era quindi l'ideale come fonte d'illuminazione per gli ambienti chiusi come gli edifici religiosi.

A causa della sua poca affinità con l'ambito alimentare e, successivamente, con l'avvento dell'elettricità e, ancor prima, di forme di illuminazione più efficaci, nel corso dei secoli la sua coltivazione e il conseguente utilizzo caddero in disuso, fino a essere quasi dimenticati.

Oggi è oggetto di riscoperta non solo in ambito alimentare, ma soprattutto per la sua profonda connessione con alcuni territori del Sud Italia e la loro storia agricola e sociale. Oltre a ciò, la bellezza delle piante e, in particolar modo, delle olive bianche le rende oggetto di attenzioni sempre più vive da parte di giardinieri e amanti del verde, come elementi imprescindibili di decorazione. Anche la cosmetica negli ultimi anni sta riscoprendo questo dono della natura e si diffondono ricerche e prodotti che hanno come protagonista l'olio di questa particolare oliva.

Un prodotto insolito quindi, poco conosciuto ma che merita attenzione, non solo per la sua storia ma anche e soprattutto per evitare di perdere un pezzo importante della nostra cultura gastronomica e, soprattutto, sociale e culturale.

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