Diversamente uguali, le (curiose) more di gelso.
La storia che ruota attorno alle more di gelso, chiamate anche "morici" può apparire simile a tante altre di cui ho parlato in precedenza nel mio blog. In realtà le ho sempre trovate dei prodotti estremamente curiosi, simili per certi versi a quelle più note ma assolutamente diverse e, al tempo stesso, connesse al legame esistito per secoli tra territorio e generazioni di uomini e donne.
Infatti le protagoniste di questo approfondimento sono collegate alla coltivazione dei gelsi per l'allevamento dei bachi da seta, una fonte di guadagno importante fino al secolo scorso (non per le cifre, chiaramente) per i poveri bilanci familiari in molti territori italiani.
Andando ancora oggi in giro per le campagne sovente si possono scorgere gli esemplari rimasti, memoria di un'epoca, che ancora sembrano presidiare il paesaggio ponendosi a ridosso di un terreno o dei viali, o tra un appezzamento e l'altro, testimoni di un passato poi non così lontano in cui l'allevamento dei bachi rientrava all'interno dei lavori annuali agricoli, curato e amministrato in prevalenza dalle donne.
Nonostante ciò anche i frutti di queste piante, le more appunto, erano molto apprezzati, non solo perché gustose ma soprattutto per le differenti proprietà che le tradizioni popolari vi attribuivano. Pregi conosciuti già nell'antichità come dimostrano gli scritti di Plinio il Vecchio, scrittore e naturalista romano, artefice di ricette, consigli e rimedi che avevano per protagonista la mora di gelso nera. La varietà bianca, invece, si diffuse in Occidente a partire dal Medioevo (XII secolo circa).
La saggezza popolare le ha volute nel tempo come protagoniste in numerose preparazioni non solo perché tutto ciò che la natura offriva era un bene prezioso e fonte di sostentamento, ma anche per il loro contenuto calorico ridotto e, soprattutto, la facile reperibilità. Tutto ciò si è tradotto nel tempo nell'elaborazione di una serie di proposte gastronomiche differenti: dolci, confetture, liquori e, ovviamente, rimedi naturali. Ancora oggi infatti viene ricavato uno sciroppo utilizzato in farmacia ed erboristeria come collutorio. Molto apprezzate anche dalla medicina orientale.
In Sicilia, per esempio, con le more di gelso nere si fanno alcuni prodotti interessanti: un gustoso gelato, un liquore, una granita e una confettura diffusa anche in altre regioni.
I testimoni della presenza delle nostre protagoniste nella cultura gastronomica non sono solo le piante, come ho precedentemente esposto, ma anche numerose ricette inserite in libri d'epoca non solo italiani ma anche di altri Paesi che proponevano alle casalinghe idee per la cucina e la cura della casa. Molte sono poi le leggende di matrice Occidentale o Orientale che in antichità hanno voluto spiegare la loro origine e la diffusione.
Scientificamente il loro vero nome è sorosi, perché in realtà sono un'infruttescenza che rientra nella categoria dei falsi frutti perché originati dall'unione di più frutti veri.
Molto diffusa anche al Nord la grappa, fatta in realtà un tempo con molte materie prime, nel rispetto di un detto di matrice popolare che diceva "la grappa si fa con qualsiasi cosa"
Prodotti particolari quindi, che oggi vengono sempre più utilizzati e riproposti come esempi di recupero del passato e delle tradizioni perdute, ma anche attenzione al patrimonio gastronomico e culturale e alle tante cose che ancora può offrirci e trasmetterci.
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