Mangiare da soli, polisemia di un atto.


Mangiare è quasi sempre concepito come un atto associato al concetto di condivisione, socializzazione e occasione per rinsaldare legami sopiti. Un momento in cui famiglia, amici, conoscenti o persone appartenenti ad un gruppo sociale nel tempo si sono riunite non solo per festeggiare i piccoli o grandi avvenimenti ma anche quotidianamente, condividendo così molteplici aspetti della vita.
Del resto oggi questa parte essenziale del vivere viene fatta sempre più soli a causa dei numerosi impegni di lavoro, studio, dello scarso tempo a disposizione e del fatto che la società con la sua tecnologia e modernità consenta e anzi, in alcuni casi sembra incentivi, questo isolamento.


(Nicolaes Maes, Vecchia donna in preghiera,
Rijksmuseum Amsterdam)


Anche nei secoli scorsi ciò esisteva, con forme, significati e funzioni diverse. Tuttavia è un aspetto della storia dell'alimentazione che, per certi versi, è difficile da documentare.
La frugalità, sinonimo spesso in passato come oggi di pasto quotidiano, poteva in realtà avere scopi diversi tra loro; desidero menzionarne alcuni su cui rifletteremo brevemente assieme. Il primo che sicuramente voglio citare è di carattere spirituale, per secoli infatti santi e asceti l'hanno scelta, da essa sono nate quindi forme di alimentazione solitarie come rifiuto del mondo e delle caratteristiche a esso associate.
Ma questa particolarità può esser dovuta anche a fattori di matrice sociale ed economica, pensiamo ad esempio a persone sole o povere o anche alle figure di uomini e donne che nel corso della storia sono cadute in disgrazia o, per differenti motivi, emarginate dalla società. In questi casi il consumo solitario del cibo è, assieme alla tipologia degli alimenti consumati, l'indicatore per eccellenza delle condizioni sociali ed economiche del soggetto. L'inizio della grande opera di Cervantes ovvero "Don Chisciotte della Mancia" è un esempio significativo in tal senso:


"Un piatto di qualcosa, più vacca che castrato, brincelli di carne in insalata, il più delle sere, frittata in zoccoli e zampetti il sabato, lenticchie il venerdì, un po' di piccioncino per soprappiù la domenica, esaurivano i tre quarti dei suoi averi"


Il modo in cui si consuma il cibo e la sua tipologia sono anche differenti in funzione dell'età della persona, spesso infatti mangiare in modo solitario è associato alla vecchiaia e agli inevitabili temi legati alla solitudine a essa collegati.
Gli intrecci che si legano quindi all'atto solitario di consumare un pasto, come si può intuire, sono molteplici e toccano aspetti assai diversi tra loro; possono anche essere scelti o subiti dal soggetto, in virtù di ciò si può capire anche la tipologia del rapporto e i suoi effetti reali sulla vita dell'individuo. Naturalmente molte di queste tematiche (con le opportune distinzioni) possono essere estese anche al presente, indipendentemente dalla premessa che ho voluto fare all'inizio di questo approfondimento. Il tema degli anziani dimenticati e soli è a mio avviso l'esempio più in linea con quanto affermato ora.
Il pasto è anche quindi metafora del rapporto che l'uomo ha prima di tutto con sé stesso e poi naturalmente con gli altri.
Un aspetto conclusivo su cui desidero soffermarmi brevemente è come nella storia all'interno dei pasti consumati da soli i cibi rispondano ad una caratteristica fondamentale: la ripartizione, che può avvenire in funzione di numerose variabili che sono correlate al ceto di appartenenza. Essa può essere messa in atto per il consumo immediato o postumo, in ottemperanza alle norme di economia domestica care ai ceti medio-bassi; può naturalmente avvenire in funzione del ceto sociale, in alcuni è assente mentre in altri, come si è visto, particolarmente presente; in ultimo può essere adottata nel rispetto delle norme dietetiche e dei loro rigidi principi.
Mangiare da soli quindi è un componente della cultura dell'alimentazione che non va assolutamente sottovalutato perché ricco di implicazioni di differente natura e attualissime, la cui analisi è utile per definire e conoscere meglio le differenti forme che ha assunto nel tempo il cibo nella vita umana, anche e soprattutto nel suo scorrere quotidiano.

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