Il caffè nei film: ruoli, significati e riti attorno a una bevanda.

 

Il caffè ha certamente un ruolo importante all'interno della nostra routine quotidiana, elemento immancabile che ci accompagna ogni giorno e a cui pochi sono disposti a rinunciare.

Questa bevanda particolare è però anche densa di storia e curiosità, pratiche e riti che la riguardano. Tutto ciò ricopre vari aspetti: dalla scelta della qualità alla preparazione, fino al modo di consumarlo e/o servirlo.

Il mondo del cinema ha negli anni documentato mode e modi, gusti e tradizioni diverse, restituendoci così un documento ancora vivo su una parte importante di cultura gastronomica.

Questo rapporto tra bevanda e pellicola ha anche permesso l'analisi di temi associati: l'incontro tra persone, la narrazione archetipica della giornata e gli avvenimenti che in essa si svolgono, i dialoghi che si instaurano attorno a una tazza calda e profumata.

Proprio per questi aspetti appena esposti il caffè è spesso divenuto nei film il punto centrale di una scena. In "Mulholland Drive" ad esempio, film del 2001 scritto e diretto da David Lynch, la bevanda è utilizzata come pretesto per aumentare la tensione di una scena.




Altre volte il nostro protagonista rientra in scene che sono non solo dei veri e propri tesori del mondo del cinema ma anche, in generale, di gusto e società. In "Colazione da Tiffany", film del 1961 diretto da Blake Edwards per esempio, una straordinaria Audrey Hepburn osserva le vetrine di una famosa gioielleria con in mano un "coffee to go", versione di caffè divenuta poi famosa in tutto il Mondo. Una scena celeberrima, simbolo ancora oggi di eleganza e stile, tanto da essere sovente ammirata e celebrata.

Anche il film "Il favoloso mondo di Amelie" del 2001, diretto da Jean-Pierre Jeunet, è un esempio significativo della presenza del caffè nell'arte cinematografica. In questo caso però è un film intero a essere ambientato in un caffè, inoltre le vicende che coinvolgono la protagonista o, in generale, la narrazione della trama hanno spesso come elemento fondamentale proprio la nera bevanda.

"Coffee and cigarettes" è un film particolare, scritto e diretto nel 2003 da Jim Jarmusch, è formato da undici cortometraggi che hanno come elemento comune il binomio caffè e sigaretta. Un esempio curioso del legame unico tra il nostro protagonista e la sigaretta, momento imprescindibile e particolarmente amato per i fumatori. Anche in questo caso fonte di riflessione, confronto/scontro ma anche scambio di idee o battute.

In "Kill Bill: Volume 1" del 2003 di Quentin Tarantino, l'inizio della lotta concitata tra Vernita Green e la protagonista, si verifica proprio mentre la prima sta bevendo una tazza di caffè.

Questo celebre prodotto ha avuto un ruolo molto importante anche nei film italiani; nel Bel Paese infatti la profumata bevanda è molto amata da Nord a Sud, e si intreccia profondamente con le differenti espressioni della cultura, cinema compreso. 

Nell'arte cinematografica italiana vengono documentate, descritte e proposte in molte pellicole uno o più aspetti riguardanti: la scelta del caffè, la preparazione, il consumo e le simbologie sociali e culturali a esse associate. Ogni aspetto riguardante il nostro protagonista è inserito in una serie di pratiche, azioni e valenze che ne fanno un vero e proprio rito da rispettare con rigore per ottenere un buon risultato, ma anche per rispettare la tradizione.

Nel film "Natale in casa Cupiello", film per la televisione diretto da Edoardo De Angelis e tratto dall'omonima opera per il teatro di Eduardo De Filippo, il rito della preparazione del caffè è importantissimo tanto che il protagonista rimprovera la moglie per non saperlo preparare.

Per il grande Eduardo De Filippo però il caffè è un elemento imprescindibile della cultura della propria terra, la sua preparazione merita attenzione e grande cura. Non a caso nel film "Questi fantasmi!" commedia del 1945 in tre atti da lui scritta ed interpretata, il noto volto del cinema seduto sul balcone di casa racconta allo spettatore i segreti per preparare un perfetto caffè napoletano.

Nella pellicola "La banda degli onesti", film del 1956 diretto da Camillo Mastrocinque, il caffè è utilizzato per spiegare alcuni meccanismi sociali; nello specifico Totò lo utilizza per illustrare a un altro personaggio il funzionamento del Capitalismo. In "Divorzio all'italiana" invece, del 1961 diretto da Pietro Germi, in questo caso il caffè e, soprattutto, il rito di consumarlo sono i mezzi attraverso cui lo spettatore conosce i personaggi, il loro carattere e il modo di comportarsi.

La famosa bevanda è quindi anche una sorta di chiave attraverso cui si può avere accesso alla psicologia di chi la consuma, comprenderne una parte di pensiero e dell'esistenza. Il caffè è anche strumento per narrare storie di uomini o personaggi famosi che hanno segnato una porzione di territorio o, addirittura, un Paese.

Nel film "Mediterraneo" del 1991, diretto da Gabriele Salvatores, per il gruppo di militari che, alla fine della campagna italiana di Grecia, si stabilisce su un'isola del mar Egeo con lo scopo di creare un presidio, il caffè è simbolo di vicinanza, unione ma anche tradizioni condivise e appartenenti alla terra natia. 

Il caffè, bevanda gustosa e irrinunciabile ma anche condensato di cultura e tradizioni che emergono anche nel grande mondo del cinema e che possiamo assaporare, letteralmente, attraverso lenti e profondi sorsi!

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