Pablo Picasso: cibo, arte e vita.

 

Arte e cibo, un legame unico.


Ormai sono molti gli esempi fatti nel mio blog che dimostrano come il rapporto tra arte e cibo sia profondo e consolidato non solo dal tempo ma dai molteplici significati a esso attribuiti. Del resto il cibo nell'arte ha da sempre un ruolo multiforme: documento di gusto e gusti e delle relative evoluzioni; sinonimo di prodotti, uomini e territori; simbolo di nobiltà, potenza e benessere economico; mezzo per denigrare o denunciare aspetti negativi o controversi di un individuo, un ceto o, in generale, la società. E' anche noto il legame con la spiritualità e, in generale, il mondo religioso, anche grazie alla ricca simbologia che nei secoli è stata associata a prodotti e preparazioni gastronomiche.

Il forte legame tuttavia si esprime anche attraverso la vita privata, alcuni artisti hanno nutrito (è proprio il caso di usare questo termine!) delle vere e proprie passioni nei confronti di questo importante aspetto della loro vita che poi ne ha influenzato anche l'attività artistica. A tal proposito nel mio blog ho citato frequentemente esempi a tal proposito, ne ricordo solo due: Salvador Dalì e Daniel Spoerri.


Picasso e il cibo nell'arte.


Anche Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 - Mougins, 8 aprile 1973) ha avuto uno stretto legame con il mondo dell'alimentazione.




La tematica del cibo e, in generale, della tavola è presente all'interno dell'evoluzione artistica del suo lavoro, tanto da diventarne spesso soggetto delle opere o anche, in alcuni casi, oggetto attraverso cui esse sono generate. La cucina espressa nel suo percorso di indagine non è solo evocazione di prodotti, cibi e vini, ma soprattutto degli aspetti sociali a essi associati o attraverso i quali vengono generati.

Un genio che, è bene ricordarlo, ha utilizzato quindi spesso il cibo anche e soprattutto come veicolo di significati, metafora efficace dei differenti aspetti del vivere. Ciò è espresso non solo nelle opere pittoriche ma, in generale, nella complessità e diversità che caratterizzano le differenti forme d'arte di cui si è servito nel tempo per esprimersi o denunciare tempi drammaticamente seri, come le conseguenze sociali ed economiche della guerra.



(Pablo Picasso, The Diners, 1901, RISD Museum of Art, Stati Uniti)


Come non menzionare anche le sculture create assemblando differenti oggetti e strumenti di cucina, sempre in bilico tra tradizione e modernità. 

Un amore costante, quello per l'alimentazione, che iniziò già nel suo periodo giovanile e continuò per tutta la vita, sono infatti diventate celebri alcune foto che lo ritraggono con del cibo o mentre è a tavola. E' bene tuttavia ricordare che, come per molti aspetti della sua vita, non amava l'ostentazione e l'esibizione di disponibilità economiche, per questo prediligeva un tipo di cucina semplice ma ancorato alle tradizioni territoriali. Numerose sono anche lungo la sua carriera le frequentazioni di ristoranti.

Ma è anche dai periodi più tragici che l'artista riesce a dare il meglio di sé, mostrando all'uomo tutta la sua potenza; il nostro protagonista ne è un esempio. E' proprio durante l'occupazione nazista, periodo buio e caratterizzato anche dalla generale povertà e penuria alimentare, che Picasso rappresentò i cibi che più desiderava dando vita, tra l'altro, ad una serie di piatti in terracotta decorati con le immagini delle vivande predilette. Un modo per materializzare i desideri più reconditi e, in un certo senso, esorcizzare la fame e, soprattutto, la paura e l'insicurezza.

Il cibo fu sempre un punto di riferimento e, nei momenti difficili, fonte di ispirazione e conforto; la cucina, luogo metafisico (inteso come insieme di significati, valori e ricordi) fu un pozzo da cui attingere e con cui confrontarsi per interpretare il mondo o gli eventi della vita.


(Picasso, Still-life with Fish and Bottles, 1908-09,
Lille Métropole Museum of Modern, Contemporary
and Outsider Art, France)


Picasso era sempre famelicamente desideroso di cibo e cultura. Ed è l'immagine di lui che gusta avidamente le lische di una sogliola alla mugnaia, opera del fotografo americano David Douglas Duncan, che condensa e riassume questi significati profondi e potenti; le stesse lische che poi furono protagoniste di un esemplare della sua serie di ceramiche di cui ho accennato in precedenza. 
Anche la forma del cibo oltre che la sua materia, l'aspetto e il colore è un elemento fondamentale, il pane è infatti un prodotto a lui caro, fonte di domande e riflessioni. Del resto è stato un alimento che ha affascinato lungo i secoli numerosi artisti, anche il suo conterraneo Salvador Dalì che tentò, senza successo, di fare una vera e propria "rivoluzione del pane".

Picasso era tuttavia amante anche del vino, anzi, si potrebbe definirlo quasi un sommelier artistico o culturale infatti, se ci pensiamo bene, esattamente come gli assaggiatori professionisti di questa bevanda, nel corso della sua vita artistica ha decostruito il cibo e l'atto del mangiare negli elementi materiali e immateriali che lo costituiscono, per comprenderli e indagarli. In questo modo ne ha amplificato la potenza culturale facendolo divenire veicolo di espressione artistica, creativa e, soprattutto, strumento di comunicazione e analisi. Un sommelier diverso, forse un paragone azzardato, ma credo aderisca perfettamente al suo complesso e intrigante rapporto con il mondo alimentare e il patrimonio di cui, da sempre, ne è portatore. 
Cibo e arte, un legame tutt'altro che semplice o banale, ma fonte costante di riflessione e insegnamento, ma anche modo affascinante per analizzare la realtà che ci circonda e nella quale siamo immersi.



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