Daniel Spoerri: arte, cibo e morte.

L'atto del cibarsi, l'abbiamo visto ormai in tanti approfondimenti, non è solo un mero soddisfacimento di un bisogno, ma un rito prima di tutto e come tale si articola attraverso un insieme di regole espresse o tacite, assume simbologie forti e, non da ultimo, ha implicazioni importanti di carattere sociale e culturale; da sempre. L'artista che desidero approfondire oggi ne è un esempio.
Daniel Spoerri (Galati, 27 marzo 1930) è un danzatore, artista e coreografo rumeno naturalizzato svizzero, inventore della Eat Art come performance. Questo grande movimento raggruppa l'arte che ha come elemento caratterizzante il cibo, nelle sue infinite declinazioni. Fondata nel 1967, attraverso essa il nostro protagonista voleva riflettere sui principi della nutrizione e, al tempo stesso, indagare e celebrare la ritualità attorno al pasto. Divenne famoso per i suoi colorati assemblaggi di oggettistica trovata in discariche e mercatini.

(Tableau Piege, 1974)

Il suo fu un vero e proprio lavoro di ricerca e indagine attorno al cibo e, più precisamente, all'atto del mangiare. Tutto ciò avvenne, naturalmente, attraverso un'evoluzione delle tecniche artistiche adottate, ma anche delle modalità con cui essa venne svolta. Due furono i passaggi chiave a mio avviso: il primo le "tavole verticali" , in cui stoviglie e avanzi di cibo venivano chiusi in teche di vetro e quindi cristallizzati nel tempo, sottratti al suo scorrere. In questo modo l'artista toglieva al pasto gli oggetti che lo legavano alla realtà quotidiana, alla routine e al lato materiale, mantenendo e amplificando i simbolismi dell'atto del mangiare, di consumare le derrate alimentari e, non da meno, della convivialità come forma simbolica. C'è di più, tali opere avevano anche lo scopo di imprigionare attimi legati al pasto che altrimenti sarebbero andati perduti o, addirittura, dimenticati.
Il secondo elemento che caratterizzava il lavoro di Spoerri furono i "quadri trappola" , evoluzione successiva a quella precedente. Non rimanevano solo oggetti della tavola (stoviglie) e resti di cibo, ma anche aspetti che testimoniavano l'esperienza conviviale, un esempio possono esserlo i mozziconi di sigaretta, involucri di fiammiferi, carte di alimenti. In questo ulteriore passaggio si ebbe un'evoluzione nell'indagine dell'artista legata al cibo. E' come se il fiore sbocciato delle tavole verticali si stesse appassendo attraverso questo secondo modo d'analisi; viene messo in luce il deterioramento dell'atto che l'artista configura attraverso l'associazione ultima di: cibo, arte e morte.
Gli aspetti fondamentali infatti su cui ha ruotato il proprio lavoro di ricerca sono: nascita e riproduzione, morte e putrefazione. Nei quadri trappola, per esempio, gli oggetti cambiano la propria forma e posizione per diventare qualcosa d'altro. Sono inoltre opere che ne presuppongono altre, ovvero il pasto che si è consumato precedentemente con la sua carica di valori, significati, simbologie sociali e culturali.
Ma il legame dell'artista col cibo non si ferma certo qui! E' un sodalizio profondo e, come tale, coinvolge anche la sfera privata e gli altri aspetti della vita artistica e sociale. Sono famosi i suoi pranzi con personalità conosciute o di cultura, non solo, lui stesso aprì dei ristoranti, prima alla Galleria J. di Parigi, poi il famoso Restaurant Spoerri di Dusseldorf in cui al piano superiore si esponevano le opere d'arte commestibili (Eat Art Galerie). 
Vi furono poi anche, naturalmente, collaborazioni e lavori fatti con altri artisti; una curiosità che ritengo interessante è legata alla Galleria Schwarz di Milano in cui le parti organiche di un'opera (i resti di cibo insomma) che l'artista aveva utilizzato furono mangiate da dei topi che lui stesso definì:"coautori".
Anche nella vita privata, come ho scritto prima, il cibo è presente, ma in modo semplice. Nel suo diario infatti emerge un rapporto familiare con esso, non artefatto, un legame che spesso bada alla sostanza e, non da meno, al rapporto con la terra e quanto può produrre. Un quaderno che contiene ricette, annotazioni su prodotti e lavori di trasformazione ad essi associati, ma anche, inevitabilmente, riflessioni, idee e progetti legati al lavoro d'artista. Una profonda concretezza insomma che non è in contrasto con gli aspetti analizzati attraverso l'arte ma, anzi, esalta la vastità di significati che compongono il cibo, la sua trasformazione (per consumarlo e anche dopo, come resti sulla tavola) e la convivialità.
Un artista complesso ed articolato insomma, come le facce del mondo alimentare che abbiamo analizzato assieme in questi anni. Forse, è proprio per questo che cibo e Daniel Spoerri sono davvero un binomio interessante!

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