Dattero, il dolce dono del deserto all'uomo.


Il dattero è un frutto antichissimo le cui origini e utilizzi si intrecciano con la storia umana. Di sicuro l'area di nascita è africana e, nello specifico, mediorientale. Era molto conosciuto già all'epoca dei faraoni, frutti di antica origine insomma, tanto che il detto che ancora oggi viene spesso utilizzato "hai l'età dei datteri" sembra collegato proprio a ciò.
Indubbiamente ebbero un ruolo importante anche per gli antichi insediamenti umani, una forma di sostentamento valida e gustosa, concentrato di nutrienti e sostanze benefiche.




Curioso è anche il nome, pare infatti che derivi dal greco "daktilos" , ovvero "dito" per la forma che ricorda una falange.
Già nei tempi antichi vi era la possibilità di consumarli freschi o secchi, presso i Romani erano utilizzati per aromatizzare il vino e confezionare dolci, non solo, sottoposti a fermentazione costituivano una vera e propria base dalla quale si potevano ottenere bevande alcoliche.
Le curiosità attorno a questo straordinario prodotto non si fermano certo qui, alla pianta infatti la cultura latina attribuiva i simboli di onore e vittoria perché, benché gravata dal peso dei propri frutti, non si piega ma, al contrario, tenta di andare verso l'alto. Un medico arabo inoltre attribuiva al nostro protagonista la virtù di rendere agili e forti i popoli nomadi che lo assumevano come nutrimento del deserto.
Una golosità unica insomma, che sa di terre lontane e che influenzò le preparazioni dell'intera Europa medievale attenta ai gusti e all'osservanza dei principi dietetici associati alla cucina, che si traducevano nella commistione tra sapori diversi e ingredienti insoliti. In special modo la vera e propria passione per il sapore agrodolce che trova nei datteri degli ingredienti validi e molto utilizzati. Il tutto ovviamente non senza accorgimenti, nel Quattrocento infatti Bartolomeo Sacchi, detto Platina, parlò dei nostri protagonisti come di frutti dolcissimi ma indigesti, consigliava infatti di consumarli prima del pasto avendo cura di togliere buccia e nocciolo.
Ricca è anche la simbologia che nel corso del tempo si è a essi associata, per l'esegesi biblica infatti rappresentavano la soavità della conversazione con gli uomini giusti, in alcuni autori la pianta rimanda al matrimonio della Vergine e i frutti alla felicità che arriva dopo il travaglio. Comuni sono anche le associazioni con il simbolismo legato alla generosità.
Un frutto benefico e gustoso, ma anche ricco di storia e simbolismi religiosi e culturali.

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