Cacao, dagli dei agli uomini.

Il cacao è una materia prima che ancora oggi richiama alla mente mondi e culture lontane, la fascinazione per una storia avventurosa e per i numerosi aneddoti che la caratterizzano. Di certo, come tutti sanno, è un prodotto intriso di tradizioni e leggende di popolazioni distanti da noi nel tempo e nei modi.
Tra i meravigliosi beni che secondo il popolo azteco possedeva il dio Topiltzin Quetzalcoatl vi era anche l'albero di cacao. Numerose leggende riguardo la pianta e il nostro protagonista sono sorte e sviluppate nel corso del tempo presso le culture dell'America. Gli Amerindi, per esempio, ne consideravano sacro l'albero, tanto da credere che i suoi frutti nutrissero gli dei, di conseguenza gli esseri umani potevano gustarlo solo in occasioni assolutamente speciali. Anche gli Aztechi riservavano il suo consumo ad eventi particolati come le solenni cerimonie religiose; i semi erano così preziosi che presso le popolazioni del Nuovo Mondo avevano valore di moneta corrente e merce di scambio.





Carl Linneo nel 1735 all'interno del suo lavoro di catalogazione delle piante conosciute diede a quella del nostro protagonista il nome di Teobroma cacao, cioè "cibo degli dei". Altro aspetto curioso, la chimica moderna chiamò teobromina una delle sostanze contenute nel cacao.
Bisogna ricordare però che i primi in assoluto a iniziare la sua coltivazione furono probabilmente i Maya.
Sono differenti le teorie sviluppatesi nel corso del tempo riguardo alle modalità con cui il nostro protagonista è giunto in Europa, nonostante ciò nel XVII  secolo Madrid divenne la base del cacao, la cui diffusione si estese a tutta Europa. Correlate a questi aspetti furono le proprietà vere o presunte che vi si associavano, soprattutto come corroborante e valido ricostituente anche in ambito monastico durante i lunghi ed estenuanti periodi di digiuno. Ovviamente le glorie e la fama erano alternati  a piccoli periodi di incertezza e declino, riguardanti anche le sue presunte proprietà benefiche. Non mancarono nel corso dei secoli i personaggi, anche illustri che, oltre a considerarne sconveniente l'utilizzo, sostenevano che nuocesse alla salute.
In ambito italiano, Girolamo Benzoni, esploratore, commerciante e viaggiatore italiano, fu il primo nel 1565 all'interno della sua opera pubblicata a Venezia dal titolo "Historia del Mondo Nuovo", a tracciare una descrizione particolareggiata della pianta di cacao. Tuttavia Francesco Carletti scrittore, viaggiatore e mercante fiorentino ebbe il merito di introdurlo in Italia, nel 1606. Proprio quest'ultimo fornì una descrizione molto articolata del modo di consumarlo e delle caratteristiche nella sua opera "Ragionamenti di Francesco Carletti fiorentino sopra le cose da lui vedute ne' suoi viaggi si dell'Indie Occidentali, e Orientali come d'altri Paesi".




Fu proprio a partire da Spagna e Italia che il suo uso si diffuse gradualmente a tutti gli altri Paesi tuttavia, a causa delle numerose tasse attive sulla sua importazione e consumo, non fu per lungo tempo appannaggio di tutti.
Storie, associazioni culturali e sociali, utilizzi religiosi e rituali ma anche semplice curiosità e fascinazione legata all'idea di mondi e culture lontani che contribuirono alla curiosità iniziale verso questo prodotto che col tempo e grazie ai notevoli progressi nella sua trasformazione ed elaborazione lo resero l'ingrediente principe per ottenere una bontà, la cioccolata, che ancora oggi a distanza di tanti secoli da quegli usi religiosi, ci regala emozioni e sensazioni uniche a cui pochi riescono a resistere e che ci restituiscono tutto il fascino di un prodotto che sa, ancora oggi, di terre lontane.

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