Storia e storie di tacchino.

 

Il tacchino è un animale che appare oggi normalmente nelle nostre cucine ma anche, in generale, nella cultura culinaria e sociale. E' associato alla campagna e alle immagini che provengono da un passato non troppo lontano verso cui tutti noi siamo un po' affascinati. Nonostante ciò, il suo cammino per entrare in questo articolato sistema è tutt'altro che semplice o banale. E' infatti un animale che proviene da lontano e che associa il suo percorso storico, prevalentemente, all'immagine della scoperta dell'America: nulla di più sbagliato. La sua storia infatti e ben più antica, infatti è consumato dalle antiche popolazioni americane da moltissimo tempo e importantissimo per le comunità non solo come fonte di sostentamento ma anche protagonista di cultura, tradizioni e vita sociale. Le sue penne e le ossa, per esempio, erano utilizzate per ornamenti e oggetti cerimoniali.


(Pieter Claesz, Natura morta con pasticcio di tacchino, 1627,
Amsterdam, Rijksmuseum)


In Europa le prime testimonianze e descrizioni della sua esistenza, dell'aspetto e della possibilità di essere consumato giunsero agli inizi del Cinquecento e, come spesso accade per molti prodotti e materie prime provenienti dal Nuovo Mondo, inizialmente era allevato non a scopi alimentari ma come animale esotico. Solo in un secondo momento fecero la loro comparsa sulle mense di ricchi e potenti, entrando così all'interno dei sistemi culinari, sebbene la Chiesa alla metà del Cinquecento (1561) ne proibì il consumo perché considerati simbolo di eccessiva ricchezza e lussuria. 

Fu l'Inghilterra ad aprire la strada al loro allevamento, ma solo il secolo successivo, quando essi si slegarono dalla destinazione sociale in cui erano stati inseriti. In questa seconda fase, caratterizzata da una diffusione più ampia nella popolazione, si diffusero anche, di conseguenza, ricette e consigli per prepararli e abbinarli.




Fu tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento che il poeta e scrittore inglese Gervase Markham famoso, tra l'altro, per il suo libro di cucina "The English Housewife" del 1615 a contribuire all'aumento dei consumi di tacchini.

Tuttavia è a partire dal XVIII secolo che si assistette a un vero e proprio boom, ciò provocò un aumento non solo delle vendite ma anche, conseguentemente, della diffusione di allevamenti specifici per soddisfare le continue richieste. Si diffuse naturalmente, in concomitanza a tutto ciò, anche la presenza di ricette all'interno di libri di cucina e di economia domestica, ma anche indicazioni su come utilizzarlo al meglio, abbinarlo e proporlo. In tal senso, uno dei libri più conosciuti, "The Art ok Cookery made Plain and Easy" di Hannah Glasse scrittrice di cucina inglese  del XVIII secolo, che conteneva un cospicuo numero di preparazioni con questo gallinaceo.


(Claude Monet, Tacchini a Montgeron, 1877, Musée D'Orsay,
Parigi)


Animale, il tacchino, che divenne piatto americano per antonomasia per celebrare la festa del Ringraziamento; sebbene attorno a questa usanza sono diffuse ancora oggi numerosissime leggende e (false) credenze che nel tempo hanno mitizzato questa associazione, va riconosciuto che nel XIX secolo la celebrazione della famosa festa era già assolutamente legata a esso.

Altra associazione conosciuta è con il Natale, soprattutto nel Regno Unito, come del resto documenta Charles Dickens nel suo celeberrimo "Canto di Natale" romanzo breve del 1843 di genere fantastico. Nell'opera l'avaro Ebenezer Scrooge manda al povero Bob Cratchit e alla sua famiglia un tacchino di Natale, sebbene avessero già risparmiato per acquistare un'oca.

Il tacchino nel panorama alimentare italiano è associato prevalentemente al mondo rurale, soprattutto del secolo scorso e al vasto mondo degli animali da cortile che lo popolavano, indispensabili per il sostentamento della famiglia e per pagare debiti o proprietari terrieri.

Oggi il nostro protagonista è, come molti altri animali, oggetto di allevamento intensivo e delle nefaste conseguenze che questo ha avuto nel corso dei decenni non solo sull'aggravamento delle condizioni degli animali e alle tematiche a esse correlate, ma anche a una progressiva riduzione delle numerose specie che un tempo popolavano fattorie e ambienti naturali. Quest'ultimo aspetto ha fatto sorgere negli ultimi anni associazioni e realtà sia italiane che estere, che hanno il compito di salvaguardare questa diversità non solo biologica ma anzitutto storica e culturale, per proteggere uno dei tanti animali minacciati dalla nostra insaziabile e mai soddisfatta fame.

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