Sala da pranzo nell'arte. I documenti del cambiamento.

L'arte, ormai abbiamo imparato a capirlo anche attraverso i miei approfondimenti, documenta cambiamenti nei gusti e innovazioni, ma anche modificazioni dei differenti aspetti che compongono il vasto mondo del cibo; la sala da pranzo è indubbiamente uno di questi. 
La sua evoluzione nel tempo è curiosa e complessa perché coinvolge non solo esigenze pratiche ma, ancor più, aspetti sociali e culturali. La separazione infatti tra il luogo in cui si trasformano i cibi e quello del consumo fu graduale e avvenne durante il Rinascimento. Tuttavia già nel Quattrocento Bartolomeo Sacchi detto Platina, umanista e gastronomo italiano, affrontò l'argomento della mensa descrivendo come dovesse essere preparata, anche in funzione alle situazioni e stagioni.
Ovviamente le modificazioni non si fermano certo qui, esse coinvolsero anche il modo di allestire gli spazi, sia prima che durante il processo di nascita e consolidamento culturale di questo nuovo ambiente; dipinti, affreschi, stampe hanno documentato tutti questi passaggi. Un esempio ci viene fornito dall'opera che ho inserito qua sotto.


(Dirck Bouts, Cristo in casa di Simeone, 1440 circa, Berlino,
Gemaldegalerie)

Essa evidenzia in modo chiaro come vi fosse già, come scritto sopra, una separazione d'ambienti, tuttavia la piccola sala che accoglie il convito non ha ancora gli arredamenti necessari che si aggiungeranno successivamente per poter espletare al meglio questa funzione. Una panca consente di sedersi e, come si può notare, il tavolo è costituito da una mensa appoggiata su gambe a cavalletto, quindi facilmente smontabile per poter essere preparata in altro luogo e lasciar libero lo spazio per altre funzioni. 
La comparsa di strumenti per la tavola, suppellettili e mobili avvenne nel tempo con la definizione dello spazio vero e proprio e il suo consolidamento nella struttura delle dimore. Non solo, essi furono anche determinati dai cambiamenti dei riti legati al pasto o delle tipologie di preparazioni. Lo sviluppo, per esempio, delle credenze e dei cosiddetti "servizi di credenza" avevano molteplici funzionalità: mostrare ai visitatori, ospiti e potenti, la magnificenza dei beni del padrone di casa (anche riferito a piatti e vasellame), consentire l'organizzazione della sala e dei ricevimenti in essa tenuti e, non da ultimo, con il termine citato si fa riferimento anche e soprattutto ad una vasta gamma di pietanze fredde che per secoli furono preparate prima, messe in mostra e appoggiate simultaneamente sulla tavola.


(Jacopo del Sellaio, Banchetto di Assuero, 1490 circa, Galleria
degli Uffizi, Firenze)


L'opera posta qua sopra oltre ad essere molto bella ritengo sia interessante anche per precisare che la sala da pranzo divenne solo successivamente un ambiente fisico vero e proprio; già in epoca greca e romana spesso banchetti e cene erano allestiti all'aperto, in magnifici giardini oppure in cortili interni o patii. Il concetto che ritengo interessante è che inizialmente questo spazio fosse in realtà immateriale ma comunque, in alcuni casi, non privo di fascino o eleganza: l'opera ne è un esempio, la tavola con la tovaglia ricamata, il pergolato, il contesto architettonico pur non essendo un locale apposito trasmettono eleganza ed equilibrio.
Tuttavia nel Seicento la nostra protagonista si consolidò come luogo stabile della struttura della casa che divenne o un ambiente modesto nelle case comuni, oppure le grandi sale sfarzose e riccamente decorate dei ceti elevati. Già a finire del secolo e, ancora di più, con l'avvento del Settecento e quindi del grande, sfarzoso e complicatissimo mondo delle Corti, la nostra protagonista divenne anche un grande strumento non solo per sfoggiare disponibilità economiche e opulenza, ma soprattutto differenze sociali, anche attraverso la collocazione attorno ad una mensa. Nel complesso cerimoniale di corte infatti più si era vicini al monarca più il rango sociale era elevato (oppure si era nelle sue grazie); al contrario, più ci si allontanava più il prestigio scendeva. Un fatto che può sembrare velleitario ma che in realtà giocava un ruolo importantissimo nella vita di Corte, soprattutto quella di Francia, esso serviva per ripristinare i ruoli ed i ranghi annullati dalla concentrazione della nobiltà alla Reggia di Versailles. 
Sono norme e differenziazioni che non sono così lontane da noi come pensiamo; ancora oggi infatti presso le Corti europee, in particolar modo quella inglese, esistono ancora queste regole.
La prossima opera invece è per molti aspetti l'opposto di quello che ho appena citato.


(Jean-Francois de Troy, Il pranzo a base di ostriche,
1735 circa, Chantilly, Musée Condé)

La presenza del tavolo rotondo infatti esclude la suddivisione dei posti in base al ceto e, conseguentemente, il banchetto oltre ad essere riservato a persone di sesso maschile vi partecipano uomini dello stesso livello sociale, alto indubbiamente osservando la ricca sala, la presenza delle ostriche simbolo di ricchezza e, non da ultimo, l'opulenza delle stoviglie e, in generale, dell'arredo.
Nell'Ottocento la sala divenne sinonimo da un lato dell'agiatezza borghese, dall'altro anche elemento di denuncia per la sua decadenza. Thomas Mann nei Buddenbrook descrive la cena che si svolge nella casa dell'omonima famiglia e, inevitabilmente, si sofferma sui dettagli pesanti e obsoleti di questa parte della casa, metafora importante della famiglia protagonista del romanzo. Ma nell'arte fu anche e soprattutto documento delle abitudini alimentari e di vita, dell'atmosfera borghese a cavallo tra i due secoli e della raffinatezza di una parte della società; il quadro qua sotto fornisce un esempio inequivocabile di ciò.


(Jules-Alexandre Grun, Fine della cena, 1913, Turcoing, Musée
des Beaux-Arts)


La rappresentazione della sala da pranzo nell'arte è quindi stata nel tempo vero e proprio documento non solo della mutazione delle abitudini legate all'alimentazione, ma anche e soprattutto della cultura e società e del loro evolversi attorno ad un atto, quello del mangiare assieme, che è molto più di un mero soddisfacimento di bisogni primari, ma anzitutto portatore di significati, simboli e appartenenza sociale.

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