Giuggiole, l'autunno in un frutto.
La giuggiola è uno dei frutti che ci ricordano l'autunno, sia per quanto riguarda il sapore che i colori. E' divenuta ormai l'emblema delle campagne e della vita che vi si svolgeva. Un prodotto insomma che sa di passato, dei tempi che furono. Si ritiene sia originaria dell'Africa settentrionale e della Siria e successivamente esportata in India e Cina dove la sua coltivazione è ormai secolare; i primi a diffonderlo in Italia furono i veneziani.
Può essere consumata fresca , sotto spirito oppure come base per la preparazione di marmellate o liquori, questi ultimi presenti da moltissimo tempo nelle aree del Mediterraneo, i primi furono addirittura preparati da Egizi e Fenici.
Alcune ipotesi storiche sostengono che il loto narrato da Omero nell'Odissea nel libro Nono sia, in realtà, una specie di giuggiolo selvatico e, conseguentemente, l'incantesimo dei Lotofagi derivasse da una bevanda alcolica ottenuta dalla nostra protagonista. Naturalmente nelle culture antiche, come è avvenuto per molti altri prodotti, era anche portatrice di significati profondi che andavano oltre il mondo alimentare; era infatti simbolo del silenzio, usata per adornare i templi dedicati alla dea Prudenza. Durante il Medioevo invece fu strettamente connessa alle campagne, alla cultura contadina ma anche a quella monastica. Tuttavia il vero boom si ebbe durante il Rinascimento, quando ebbe enorme successo dal punto di vista sociale. I Gonzaga presso una loro residenza estiva sul lago di Garda offrivano agli ospiti un elisir a base di giuggiole chiamato "brodo di giuggiole", utilizzato anche come accompagnamento alla pasticceria secca; piacque a tal punto che la sua fama e reputazione divennero proverbiali. Non a caso l'espressione "andare in brodo di giuggiole" è un modo di dire metaforico, tutt'ora utilizzato, che indica il raggiungimento di uno stato di piacere elevato; iniziò ad essere presente nei testi a partire dal Seicento.
Ancora oggi il famoso brodo di giuggiole è una produzione tipica di molte località e fa parte di quei prodotti da tutelare e far conoscere; la sua presenza nel tessuto culturale e sociale di molti territori è attestata a partire dal 1791. L'esempio più illustre è indubbiamente quello di Arquà Petrarca in provincia di Padova. Ma da cosa è generalmente composto? E' una preparazione costituita da acqua, giuggiole appassite, mele cotogne, uva, vino e zucchero. A seguito di una fase di addensamento ottenuta attraverso la cottura, viene aggiunta buccia di limone grattugiata ma non bollita. La gradazione alcolica è irrilevante ed è un prodotto ricco di vitamina C e zuccheri. In alcuni territori è presente una variante in cui il livello alcolico è più sostenuto.
Una specie particolare, lo Zizyphus spina-Christi, è così chiamato perché ritenuto una delle piante utilizzate per la corona di spine di Cristo.
Anche in Italia i simboli legati sia alla pianta che ai frutti abbondano, essi infatti sono sinonimo di fertilità e fortuna e vengono, non a caso, associati al matrimonio. La produzione oggi è concentrata nel Basso Garda, nel padovano e nel vicentino con zone anche in Emilia Romagna.
Un piccolo frutto, la giuggiola, densa però di storia, simboli e tradizioni. Concentrato di sapori e saperi, che oggi sempre più località stanno riscoprendo e valorizzando, come parte delle tradizioni alimentari e culturali provenienti dai secoli passati, che verranno consegnate a quelli futuri.
E pensare che ho un albero in giardino ma non ho mai preparato nessuna delle cose buone che suggerisci. Grazie.
RispondiEliminaDavvero? Sono tradizioni che, in realtà, non tutti conoscono. Proprio per questo ho pensato ad un breve approfondimento in merito. Grazie per avermi scritto!
Elimina