Ultima Cena nell'arte: storia, cibi e ... cose inaspettate!

L'Ultima Cena è sicuramente una delle scene del Nuovo Testamento più conosciute e rappresentate nell'arte e nella letteratura. Da sempre infatti nel corso dei secoli soprattutto la prima ne ha fatto infinite declinazioni, anche particolari!
Cos'è però in sostanza questa scena? E' la rappresentazione di un episodio del Nuovo Testamento che ha come protagonista Gesù e i dodici apostoli che celebrano la Pasqua ebraica. Un banchetto insomma, occasione attraverso cui la comunità, anche grazie al consumo di determinati cibi, celebrava la liberazione dall'Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa.
Una cena in cui all'agnello sacrificale cotto arrosto erano associate le erbe amare ed i pani azzimi. Cristo, come tutti sappiamo, si sostituisce a questa simbologia assumendo Egli stesso tale titolo; il pane spezzato ed il vino condiviso divennero i protagonisti di un nuovo rito e di una nuova alleanza. L'arte ha raffigurato tutto ciò nel corso del tempo; spesso, infatti, agli alimenti tipici della Pasqua Ebraica sono stati associati quelli nuovi, introdotti nell'episodio evangelico.


(Lippo Memmi, XIV secolo, Duomo di San Gimignano)

Appare quindi innegabile l'importanza del cibo nei riti dell'Antico e Nuovo Testamento. La sua presenza, le modalità con cui veniva cotto e abbinato ad altre pietanze, il modo in cui era consumato e condiviso erano quindi essenziali per poter praticare il culto. Non solo, tutto quest'insieme di simboli costituisce una ritualità precisa, tramandata ed eseguita attentamente e, proprio per questo, è anche inevitabilmente fonte di coesione sociale e di identità. Alla luce di tutto ciò è facile intuire come la rappresentazione della mensa in questione e delle pietanze siano stati particolarmente importanti nel corso del tempo. Vi è però un fatto curioso: abbondano infatti rappresentazioni in cui ai cibi sopra citati se ne aggiungono altri, spesso insoliti o curiosi. Perché? Le motivazioni possono essere in realtà tante e di diversa natura, la prima che voglio proporvi è quella di matrice simbolica. Nel corso dei secoli infatti numerosi alimenti sono divenuti simbolo della vita di Cristo, della sua nascita o morte. Un esempio è quello che desidero fornirvi qua sotto, le immagini in questione sono dell'affresco di Domenico Ghirlandaio del 1486 circa conservato presso il Museo nazionale di San Marco a Firenze. Come si può notare nell'ingrandimento della seconda immagine infatti, sulla mensa sono presenti delle ciliegie, frutti non appartenenti in realtà alla scena biblica protagonista di questo approfondimento. Esse però furono associate nel tempo al sangue del Redentore e, al tempo stesso, alla dolcezza che deriva dalle buone opere. Non solo, nell'iconografia di matrice cristiana rappresentano il frutto del Paradiso, opposto a quello del Peccato originale. Aggiungo anche una curiosità: in un vangelo apocrifo, quello attribuito a Matteo, furono anche il cibo utilizzato per nutrire Gesù Bambino durante la fuga in Egitto.






Oltre a ciò, quasi paradossalmente, la presenza di determinate derrate alimentari sulla sacra mensa può essere associata secondo alcuni studiosi ad un atto di accusa nei confronti di tesi o posizioni teologiche diverse da quella cattolica. Un esempio interessante di ciò è quello dei gamberi di fiume presenti, per esempio, nell'immagine posta qua sotto dell'affresco di un artista anonimo del XV secolo e presente presso l'Oratorio di San Lorenzo all'Alpe Seccio, Boccioleto, Vercelli. Per quale motivo vennero utilizzati per questa simbologia? Per una caratteristica peculiare: procedere all'indietro, quindi metaforicamente allontanarsi dalla verità.




Indipendentemente da questa tesi fuori dalle interpretazioni a cui siamo generalmente abituati, bisogna riconoscere che le rappresentazioni di questa importante scena biblica costituiscono anche documenti formidabili di abitudini alimentari, valenze sociali del cibo e modalità di consumo. Il caso dei gamberi appena citati è importante anche perché, oltre alla simbologia ad essa associata e dovuta al colore rosso assunto durante la cottura, essi sono anche il simbolo di particolari consumi alimentari. Durante i digiuni e la Quaresima infatti i gamberi d'acqua dolce erano per molti territori tra i prodotti più consumati, grazie alla loro presenza in fiumi, laghi, stagni o anche in alcuni casi alla loro introduzione in sistemi di acquacoltura.
Ma la raffigurazione dell'Ultima Cena può anche essere un modo per esibire ricchezza, sfarzo e magnificenza, anche in campo alimentare. L'immagine di seguito, che rappresenta una pala d'altare presente presso la Parrocchiale di Bienno, in provincia di Brescia, ne è un esempio. Alla tavola riccamente imbandita si uniscono le pietanze portate dai servitori: cosciotti arrosto, grossi volatili, addirittura, come si può notare in alto a sinistra, formaggi stagionati, alimenti insomma che si discostano fortemente dalle rappresentazioni "canoniche", e che sembrano essere quasi un manifesto di abbondanza e benessere.




Aspetto non meno importante, attraverso l'analisi delle varie forme di rappresentazione succedutesi nel tempo è possibile tracciare percorsi di indagine sulle forme dello stare a tavola, sul modo di apparecchiare, sugli tensili utilizzati o presenti, in alcuni casi anche (come quello appena citato) sulla successione delle vivande, insomma, ricostruire abitudini alimentari passate attraverso l'osservazione. Ciò permette anche, a dire il vero, di scoprire vere e proprie curiosità, come quella che desidero proporvi nella prossima immagine. Siamo ancora in provincia di Brescia, città dove risiedo, in questa pala d'altare presente nella Parrocchiale di Ome vorrei che la vostra attenzione si concentrasse proprio sugli ultimi elementi appena esposti. Non siete sorpresi quanto me? Non è così facile trovare rappresentazioni (in generale, ma anche a tema religioso) in cui siano presenti piatti, forchette, cucchiai, coltelli, bicchieri e, addirittura, tovaglioli!
La seconda immagine è assai diversa, la scena riprodotta da un mosaico del VI secolo presente a Ravenna presso la Basilica di Sant'Apollinare Nuovo è assai curiosa. E' quella che più di tutte si discosta dal modello canonico a cui tutti siamo abituati, Gesù e i discepoli sono sdraiati e la pietanza protagonista non è l'agnello arrostito ma i pesci, simbolo del Cristo.






Arte e fede costituiscono quindi due aspetti fondamentali nella storia dell'uomo, la loro unione genera, come ho voluto dimostrare, percorsi complessi ma affascinanti, soprattutto quando si parla di cibo. Strade che fanno parte della nostra cultura, del modo di vivere e di rapportarci col mondo che ci circonda, con gli aspetti che lo caratterizzano e il complesso ed articolato mondo degli alimenti. Analisi, ricostruzioni storiche, sociali e culturali, possono essere fatte in parte anche attraverso l'osservazione di opere d'arte, soprattutto quando una dei protagonisti è l'alimentazione e la sua variegata complessità culturale e semantica.

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