Topinambur tra storia e usi culinari.

Il topinambur è un prodotto della natura che sta riscuotendo ultimamente sempre più interesse presso i gourmet, le persone attente alla valorizzazione delle tradizioni alimentari territoriali, ma anche gli chef.
Un prodotto indubbiamente particolare, non solo nell'aspetto ma anche e soprattutto nel gusto. E' chiamato con nomi diversi come: rapa tedesca o carciofo di Gerusalemme, appartiene alla famiglia delle Asteraceae e al genere Helianthus.
Una materia prima che non ha origine in realtà nei nostri territori ma che proviene dal Nuovo Mondo e fu importata in Europa nei secoli scorsi.


Si diffuse in realtà attorno al XVII secolo e, forse tutti non lo sanno, è imparentato col girasole. C'è da dire che inizialmente ebbe più fortuna delle patate; destò infatti molta curiosità non solo presso gli studiosi ma anche nel popolo che li utilizzò sovente, soprattutto in corrispondenza di carestie o guerre, come fonti di sostentamento. Certo, una fama che non si lega quindi sostanzialmente ai ceti elevati ma a tutte quelle persone che, avendo necessità di portare in tavola qualcosa, scelsero quasi sempre prodotti poco considerati o addirittura associati all'alimentazione animale. E' infatti il caso del nostro protagonista che per molto tempo venne utilizzato anche per l'alimentazione del bestiame.
Una pianta quindi associata al mondo contadino che dalla sua coltivazione seppe trarre nel corso del tempo una fonte di sostentamento versatile, anche e soprattutto grazie all'ingegno e, naturalmente, alle drammatiche esigenze di tutti i giorni. Dalla sua lavorazione infatti poteva essere ottenuta una farina simile a quella delle patate, in grado di sostituire parzialmente la farina di grano o altri cereali nella preparazione di pane ed altri prodotti da forno. Ma i suoi usi non si fermano certo qui, era anche utilizzata, attraverso il processo di distillazione, per l'ottenimento di alcol ma anche per la preparazione di sciroppi.
Fu indubbiamente un ortaggio che, dopo gli entusiasmi iniziali, venne poco considerato, anche perché si legò come ho detto al mondo contadino. Il suo consumo ebbe un boom il secolo scorso in corrispondenza dei periodi bellici e, in particolare, durante il regime fascista, alle campagne propagandistiche legate all'autarchia.
Particolare è anche l'origine del nome legata a due aneddoti diversi: il primo pare sia legato ad una tribù brasiliana, i topinamba , che arrivarono nel Seicento in Francia per esibirsi presso la corte di Luigi XIII; una versione italiana vuole invece che i membri della tribù brasiliana furono ricevuti in Vaticano lo stesso giorno dell'arrivo di un carico di questi prodotti determinando così l'equivoco del nome.
Oggi i nostri protagonisti sono associati indissolubilmente alla cucina piemontese, entrando nella cerchia di verdure elette come accompagnamento alla conosciuta e gustosissima bagna cauda.
Storia e storie di un prodotto che viene da lontano ma che nel corso del tempo e con un po' di fatica si è integrato perfettamente nel nostro sistema alimentare e culturale, divenendo oggi una materia prima sempre più scelta e valorizzata dagli chef che provano ad esaltarne le caratteristiche gustative anche attraverso insoliti abbinamenti.


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