Tradizioni alimentari e culturali della Vigilia.

Quando si sente di solito il termine "liturgia" si pensa all'insieme di cerimonie a carattere religioso che sono proprie di moltissime religioni, anche le più arcaiche. Tuttavia ritengo, senza risultare inopportuno, che parte del significato di questa parola possa essere esteso anche a pratiche che non riguardano la religione ma che, di fatto, sono dei veri e propri riti. Ciò di cui parlo sono quelle che definisco "liturgie civili", ovvero l'insieme di pratiche, riti, usanze che scandiscono lo scorrere del tempo ancora oggi e mescolano inevitabilmente elementi di matrice religiosa infissi nel calendario annuale con pratiche popolari, sociali e culinarie che si sono sedimentate e mescolate nel corso dei secoli. Esse, come del resto ho evidenziato in numerosi approfondimenti precedenti, sono un chiaro esempio di influenze interculturali e sociali ma anche storiche e soprattutto sono quei punti fondamentali attraverso i quali una società nel corso del tempo si riconosce unita e realmente coesa nel corso del tempo, nonostante le inevitabili differenze di varia natura.


Naturalmente, come ho appena esposto, è possibile affermare con certezza che le tradizioni alimentari che costellano l'anno rientrano in questo ampio discorso ed anzi, sono a tutti gli effetti il mezzo di congiunzione culturale e sociale tra ieri e oggi. Spesso queste sono profondamente presenti nei territori con forme differenti, altre volte hanno intensità diverse a seconda delle località e delle conseguenti usanze tipiche.
Sicuramente il cenone della Vigilia di Natale rientra perfettamente in tutto ciò. Una tradizione indubbiamente consolidata ma non in tutta Italia e con forme assai diverse. Generalmente infatti al Nord questa tradizione non è seguita poiché, invece, le famiglie si riuniscono per il pranzo di Natale; diversamente, al Centro e (soprattutto) al Sud è una tradizione molto sentita e che si concretizza in un ventaglio di proposte gastronomiche assai diverse non solo da regione a regione ma anche da territorio a territorio.
Nonostante ciò negli ultimi anni si sta assistendo ad una modificazione delle tradizioni gastronomiche del Nord che si realizza nella presenza in sempre più famiglie della tradizione della cena della Vigilia, rigorosamente di magro come al Sud, ovvero a base di pesce.


Desidero però precisare che, sebbene in generale ciò costituisca la regola, vi sono anche le eccezioni, in alcuni territori del Nord infatti alla cena della Vigilia non si mangia pesce ma il cappone ripieno bollito preceduto dai ravioli; un'usanza presente per esempio anche in molte famiglie del bresciano, terra a cui appartengo. Sempre qui vi è una tradizione particolare poco nota ai più che consiste nel consumare la trippa in brodo come piatto corroborante ed elemento di unione e condivisione al ritorno dalla messa di Mezzanotte.
Ma quali sono i piatti del Sud notoriamente associati a questo rito gastronomico, sociale e culturale? Per evitare lungaggini desidero citarne alcuni di tre località: incominciando da Roma possiamo trovare la minestra di pesce, pasta e broccoli in brodo di arzilla, spaghetti con le alici, capitone, anguilla fritta o in carpione, insalata di puntarelle, torrone, nociata, pignoccata, pangiallo e panpepato. A Napoli, città in cui questo rito è particolarmente sentito, nel sontuoso cenone si possono trovare: frittelle di baccalà, baccalà fritto, frittura mista, pesce al forno e capitone, ma anche gli altrettanto conosciuti broccoli di Natale, insalata di rinforzo, e cavolfiore lesso che viene insaporito con alici salate e olive. Come non concludere poi con la Calabria, proprio qui la tradizione vuole che le pietanze portate in tavola siano 13, un'usanza comune anche ad alcuni territori della Francia. Qui famosissimi sono gli spaghetti con la mollica di pane e alici, ma anche degli gnocchetti di pasta fritti e passati nel mosto cotto e nel miele (solo per citare due esempi).


Comune invece da Nord a Sud alla cena della Vigilia ed al pranzo di Natale è il consumo di frutta secca, dolci come il panettone ed il torrone e l'immancabile brindisi, tutti elementi che esulano dal tema gastronomico perché sono per antonomasia portatori di messaggi positivi per chi li pratica.
Riti, usanze e tradizioni che vivono come ogni anno durante le feste natalizie e sono la prova tangibile di una sorta di "liturgia gastronomica" ancora esistente e profondamente legata ai vari territori ed alle genti.

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